Speculare sulla natura "esistenziale" del supplente rischia di essere vano e offensivo, di costringere a luoghi comuni sul ruolo secondario che il protagonista dovrebbe occupare e, in effetti, occupa nella vita. Questo perché l'ottica narrativa dell'antieroe fagocita qualunque ideale costruttivo si possa immaginare e difendere. Ma il prof. Barthes di Adrien Brody è in realtà in primo piano e si occupa dei suoi ragazzi in prima persona: prende il posto che la vita e la scuola, ma soprattutto la famiglia, non hanno avuto nella vita di questi relitti sociali.
Detachement. Il Distacco è chiaramente un film sul prendersi cura reciprocamente, sull'accorgersi dell'esistenza altrui, sul convivere. Il mezzo è quello cinematografico e Tony Kaye non esita a proporre scene e situaizoni molto forti, talvolta anche a indugiarvi, secondo me senza troppo guadagno per il film. Ma l'ambiente scolastico è quello perfetto: se è vero che il disagio umano di cui si parla è riscontrabile in qualunque ambiente di lavoro e di vita quotidiana, se l'unica felicità possibile sembra talora quella che si ruba al malessere in cui si è immersi e si è destinati a morire, in nessun altro ambiente si ha, strutturalmente, la preoccupazione di superare e far superare la nausea, la mancanza di entusiasmo, la grettezza sociale, come invece dovrebbe accadere in un ambiente educativo.
C'è, dunque, un conflitto, tra le storie personali, degli insegnanti (e, in grado diverso, degli alunni), con quell'insistenza a volte eccessiva sui trascorsi e sui vissuti infelici di chi svolge questo mestiere, e il tentativo di fare strada alla speranza tra le macerie di un mondo che ha perso i suoi riferimenti. Intanto i genitori, questi genitori spessissimo arroganti, quasi sempre assenti, in una parola inadeguati. Poi le istituzioni territoriali, che parlano di scuola senza capire di cosa si tratti, che trattano vite ed educazione con odiosa sufficienza. È chiaro che rabbia, amarezza, disillusione siano i termometri di questa storia-non storia. Barthes lascia la scuola con un senso di incompiuto e noi spettatori sappiamo che quelle vite non si esauriscono in un incontro più o meno fortunato, ammesso che qualcuno, insomma, possa fare la differenza anche solo un poco, anche solo per poco.