Detective mon amour, l’irresistibile categoria
Creato il 18 aprile 2012 da Valentinaariete
@valentinaariete
Sono i padroni indiscussi del piccolo schermo: da più di 60 anni i detective, astuti, intuitivi, razionali, serissimi o spacconi. Figure complesse e affascinanti che avvincono lo spettatore
Sherlock Holmes (Ronald Howard) di Sherlock Holmes (1954)
Avvocati e medici ci provano, ma, tranne qualche raro caso, come Gregory House o Perry Mason, non riescono a rubar loro la scena. I detective sono, da più di sessant’anni, i padroni indiscussi del piccolo schermo.
Tutto cominciò grazie ad Edgar Allan Poe. Il maestro della letteratura gotica nel 1841 scrisse “I delitti della via Morgue”, in cui compare Auguste Dupin, primo detective della storia. Dotato di grandi capacità deduttive, a lui si ispirò qualche decennio più tardi Sir Arthur Conan Doyle per creare l’investigatore più famoso di tutti i tempi, Sherlock Holmes, che fa la sua prima apparizione in “Uno studio in rosso” del 1887. Da allora, visto il clamoroso successo di pubblico, altri scrittori hanno dato vita a detective entrati ormai nell’immaginario collettivo: Agatha Christie con i suoi Miss Marple e Hercule Poirot, George Simenon creatore del commissario Maigret, Rex Stout con Nero Wolfe, Raymond Chandler fino ai nostrani Camilleri con il commissario Montalbano e Carlo Lucarelli.
La figura del detective ha il pregio di offrire possibilità narrative, spunti di riflessione e occasioni di avventura, e forse per questo ha stregato autori e spettatori. Non a caso tutti gli investigatori più famosi della letteratura hanno avuto una seconda vita in celluloide. Ma è la tv il luogo dove l’investigatore è valorizzato al meglio: grazie al maggior tempo a disposizione e alla suddivisione in episodi, a differenza del cinema, le serie tv sviluppano le storie ed i personaggi con un linguaggio che è più vicino alla letteratura, creando una vera e propria fidelizzazione dello spettatore al personaggio.
I detective della tv sono centinaia: abbiamo provato a scattare una foto della loro evoluzione attraverso i decenni.
Anni ’50: dalla radio alla tv
Il primo è stato Joe Friday della serie “Dragnet”: nato dall’estro dell’attore e scrittore Jack Webb, Friday è stato prima protagonista di una serie trasmessa via radio e poi è sbarcato in televisione nel 1951. Sergente di polizia, impeccabile nel vestire, intuitivo e pronto all’azione: questo è il prototipo dell’investigatore pieno di carisma, polso ed eleganza che per anni ha dettato legge in tv. Sul modello di Friday possiamo ricordare anche: Mike Hammer, protagonista dell’omonima serie del ’58, investigatore privato veterano di guerra, interpretato da Darren McGavin, e Peter Gunn, sempre ben pettinato ed amante del jazz, interpretato da Craig Stevens, protagonista della serie omonima creata dal regista Blake Edwards, la cui colonna sonora, composta da Henry Mancini, ha vinto due Grammy.
Joe Friday (Jack Webb) di Dragnet (1951 - 1959)
Anni ’60: la rivoluzione dei costumi in un proverbio
Cambia il decennio e si evolvono gli investigatori: non più impeccabili come i colleghi degli anni ’50, ma pronti a sciorinare proverbi e a combattere in stile kung fu come Joe Mannix, interpretato da Mike Connors, apparentemente distratti e trasandati come il tenente Colombo interpretato da Peter Falk, o impegnati in acrobazie sulla tavola da surf come i protagonisti di “Hawaii squadra cinque zero”. I detective di questo periodo sono più ironici, meno quadrati, più simpatici.
Tenente Colombo (Peter Falk) di Colombo (1968 - 2003)
Anni ’70: l’età d’oro dei detective
Negli anni ’70 i detective hanno fatto il salto di qualità: da figure intriganti dotate di humor ed intuizione si sono trasformati in protagonisti a tutto tondo, complessi, a volte tormentati. Come il protagonista di “Cannon” Frank Cannon, interpretato da William Conrand: ex agente di polizia, Cannon diventa investigatore privato dopo l’uccisione della moglie e del figlio. Come Colombo anche lui è un accanito fumatore ma l’azione più bruta non lo spaventa: porta sempre con sé una calibro 38 e padroneggia judo e kung fu. Cannon è uno dei primi che si getta nell’azione pura e cruda, che mostra come i detective non siano solo deduzione e osservazione ma anche sangue e sudore. Da una costola di “Cannon” nasce un altro investigatore tormentato, Barnaby Jones interpretato da Buddy Ebsen, anche lui segnato dall’assassino del figlio.
Altro investigatore dal passato oscuro è Jim Rockford protagonista di “Agenzia Rockford”, interpretato da James Garner, ex soldato imprigionato ingiustamente per cinque anni divenuto poi detective privato senza ufficio, squattrinato, privo di porto d’armi ed incallito donnaiolo.
Altri nomi di spicco del periodo sono Ellery Queen, interpretato da Jim Hutton, che come un consumato attore alla fine di ogni episodio raduna tutti in una stanza per poi rivelare l’assassino, l’impassibile ispettore Derrick interpretato da Horst Tappert, lo scatenato John Shaft di Richard Roundtree, e la scanzonata coppia di protagonisti di “Starsky and Hutch”, impegnati in corse folli sulla loro Ford Gran Torino rossa e bianca.
Il vero re degli anni ’70 è però Theo Kojak, interpretato da Telly Savalas: pelato, con degli inconfondibili occhiali da sole, amante dei lecca-lecca, cinico, ironico, testardo. Senza dubbio tra i caratteri più indimenticabili della tv.
Theo Kojak (Telly Savalas) di Kojak (1973 – 1978)
Anni ’80: il fascino del cattivo ragazzo
Negli anni ’80 altra rivoluzione dei costumi: accantonati completi e cravatte, il detective è ora un uomo bello, palestrato, perennemente abbronzato, che ostenta abiti alla moda, beve, fuma, si concede vizi di ogni tipo ed è un super donnaiolo. Personaggi simbolo di questo periodo sono Magum di “Magnum P.I.” interpretato da Tom Selleck e Sonny e Rico di “Miami Vice”, rispettivamente Don Johnson e Philip Michael Thomas. Questi detective vivono nel lusso, guidano Ferrari, sono piacioni e sbruffoni e, tra una conquista e l’altra, si concedono anche qualche indagine.
Magnum (Tom Selleck) di Magnum, P.I. (1980 – 1988)
Anni ’90: il trionfo della legge e del paranormale
Gli anni novanta sono stati anni complicati, in cui si è rinnegata tutta l’ostentazione degli ’80 ma non si è ritornati al rigore dei ’50: ecco perché a prevalere nelle serie tv sui detective sono stati il genere legale e quello paranormale. Per il primo filone abbiamo come esponente principe “Law and Order”, da cui sono nati anche “Law and Order – Vittime speciali” e “Law and order – Criminal Intent”: serie che indagano dall’interno il sistema giudiziario americano, mettendo a confronto polizia e pubblici ministeri, creando diversi spunti di riflessione interessanti e dando vita a personaggi ben caratterizzati come Lennie Briscoe, interpretato da Jerry Orbach, Elliott Stabler (Christopher Meloni), Zach Nichols (Jeff Goldblum) e Robert Goren (Vincent D’Onofrio).
Mettere in discussione l’intero sistema legale è un atteggiamento adatto a chi prende la vita di petto, mentre per chi invece è più introverso o se vogliamo romantico, il detective diventa una metafora della ragione che si scontra con le paure, l’inspiegabile, l’ignoto: proprio da questa prospettiva nascono le figure più interessanti del decennio, su tutti il Fox Mulder (David Duchovny) di “X-files” e il Dale Cooper (Kyle MacLachlan) di “Twin Peaks”. Questi detective affrontano alieni, mostri e fantasmi, spesso chiedono allo spettatore di abbandonare la classica analisi razionale e di compiere un atto di fede: i tempi sono decisamente cambiati da quelli di Sherlock Holmes.
Da ricordare nel filone paranormale anche “Angel”, spin-off di “Buffy l’ammazzavampiri” in cui il vampiro Angel (David Boreanaz) diventa investigatore privato.
Non mancano però anche i cani sciolti: ricordiamo quindi Jack Frost (David Jason) per gli amanti dei detective vecchio stile e Rex, vero e proprio cane, detective a quattro zampe che ha rubato la scena a molti colleghi in carne ed ossa.
Dale Cooper (Kyle MacLachlan) di Twin Peaks (1990 - 1991)
Anni 2000: schiavi della tecnologia e della mente
Il 2000 è stato l’anno del Millennium Bug, della diffusione globale di internet, del boom dei cellulari: anche i detective si sono aggiornati, diventando spesso dei veri e propri scienziati. La serie simbolo di questa decade è “C.S.I. – Scena del crimine”, che ha dato poi vita agli spin-off “C.S.I. Miami” e “C.S.I. – NY”: i protagonisti Gil Grissom (William Petersen), Horatio Cane (David Caruso) e Mac Taylor (Gary Sinise) si avvalgono di tecnologie all’avanguardia, grazie allo studio di un insetto possono infatti risalire all’assassino. Come loro, tanti altri colleghi hanno creato l’assioma “scienziato è bello”: Seeley Booth (David Boreanaz) di “Bones” è un agente dell’FBI specializzato in casi di omicidio che si fa aiutare dall’espreta di ossa Temperance Brennan; Aaron Hotchner (Thomas Gibson) e David Rossi (Joe Mantegna), protagonisti di “Criminal Minds”, scienziati della mente, in grado di risolvere un caso ricostruendo il profilo psicologico dell’assassino; Cal Lightman (Tim Roth) di “Lie to me” è un esperto di espressioni del volto umano e quindi è in grado di interrogare con successo chiunque, mentre Walter e Peter Bishop di “Fringe” sono praticamente dei “tuttologi”.
Gil Grissom (William Petersen) – CSI: scena del crimine (2000 - )
Anni 2010: ritorno alle origini
In questi ultimi anni dopo un ventennio di scienziati ed esperti di paranormale si è tornati alle origini: dalla Gran Bretagna arrivano infatti “Sherlock”, nuova produzione di Sherlock Holmes, e “Luther”, il cui protagonista è ispirato al personaggio inventato da sir Arthur Conan Doyle e al tenete Colombo. In America invece il detective è in crisi: serie come “Dexter”, “Prison Break” e “Breaking Bad” hanno infatti spostato l’attenzione sui criminali, cercando di capirne la spesso ben più complessa ed affascinante psicologia.
John Luther (Idris Elba) di Luther (2010 - )
Non solo detective in carne ed ossa
I detective entrati nell’immaginario collettivo non sono però solo quelli in carne ed ossa: soprattutto in Giappone sono nati personaggi memorabili come Ryo Saeba, protagonista di “City Hunter”, detective ispirato al Sonny di “Miami Vice”, l’ispettore Gadget, Shinichi Kudo di “Detective Conan” e l’ispettore Zenigata, acerrimo nemico di Lupin III.
ispettore Zenigata di Lupin III
Il fronte interno
Anche in Italia abbiamo figure che sono entrate nell’immaginario collettivo: il re dei detective nostrani è senza dubbio la creatura di Andrea Camilleri Salvo Montalbano, il commissario siciliano amante del cibo, del mare, della sua compagna Livia, irascibile, impulsivo ma onesto ed infallibile nelle indagini, che ha appassionato il pubblico sia nella versione adulta interpretata da Luca Zingaretti, sia nella recente versione giovane con Michele Riondino protagonista.
Tra i nomi da ricordare il “Maresciallo Rocca” interpretato da Gigi proietti, carabiniere romano pieno di ironia, e Don Matteo, prete interpretato dall’ex pistolero Terence Hill, che a cavallo della sua bicicletta e con la cronaca svolazzante riesce a risolvere casi apparentemente impossibili.
Salvo Montalbano (Luca Zingaretti) di Il commissario Montalbano (1999 -)
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