DETROIT PIZZA STYLE: da gustare sul lago!

Da Tuttacronaca

“Rivière du détroit”chiamò la località il suo primo esploratore bianco Padre Hennepin. Qui dove i laghi Huron ed Erie sembra si vogliano dividere, lasciando solo uno stretto passaggio per le acque, sorse nel 17o1  un insediamento fortificato. I francesi lo chiamarono pomposamente Fort Pontchartrain du Détroit, ma in seguito, quando gli inglesi, nel 1763 ne presero possesso, col loro senso pratico, lo ridussero  più sbrigativamente  a Detroit. Entra  ufficialmente negli Stati Uniti nel 1796, ma è solo nella seconda metà dell’800 che la città viene alla ribalta come una delle più ricche e fiorenti di tutta la Confederazione. Chi poteva sospettare all’inizio il destino d i Detroit? Il luogo dove sorgeva il Forte era stato scelto a fini militari perchè consentiva lo sbarramento a tutti i nemici, dalle acque del sud e da quelle del Nord e invece la città  finì per emergere come centro nevralgico  della rete dei trasporti, che dai Grandi Laghi e lungo il fiume San Lorenzo, arrivavano all’Oceano. Poi dai trasporti si passò ai cantieri navali e all’indotto…  e, presto, fu Gilded Age. In quel periodo  la città veniva chiamata la “Parigi dell’Ovest”, per le sue  grandiose ed eccentriche  architetture e perché di notte  risplendeva tutta per la sua modernissima illuminazione stradale elettrica. Come una falena ne fu attratto Henry Ford che, arrivato in città nel 1888, andò subito a lavorare alla società elettrica  di Thomas Alva Edison. Certo nel tempo libero inseguiva i suoi sogni  e il primo “quadriciclo” usci in strada nel 1896. Gli mancava ormai solo  la costruzione di un impero, ma per quello si inventò la catena di montaggio con cui lanciò la produzione in serie. La mitica Lizzie usci nel 1908, ma nel  1927  ne erano stati costruiti 15 milioni di esemplari.

Detroit con l’arrivo di Chrisler e General Motors  seguitò a collezionare primati, prima città al mondo nell’industria automobilistica, prima al mondo a costruirsi un’autostrada, la Davison e un’eccezionale successo nella riconversione dell’industria bellica.

Ma intanto… erano arrivati i conflitti sociali e quelli razziali, con l’emigrazione in massa dei neri dalle città del sud. Nel momento di massimo splendore, negli anni ’50 e forse anche un po’ prima, la città cominciò a covare la sua rovina. La parte Sud Est si spopolava e si degradava, le piccole attività commerciali dei bianchi chiudevano in massa, le entrate fiscali diminuivano. Un declino ancora lento che negli anni ’70  divenne esplosivo, con la crisi petrolifera.Troppo costoso mantenere le grosse cilindrate americane, meglio le piccole utilitarie europee .. .E la città finì in ginocchio.

Decenni per  tirarla sù, renderla più sicura, eliminare le bande di strada, convertirla al terziario, ai Casino, al turismo.  Un po’ di fantasia e ora  si vanno a visitare i Distretti, quelli con le memorie e gli edifici storici, come il Lafayette Park e  il Mies Van del Rohe…  e  tutto il resto che si è salvato dall’incuria e dalla desolazione ! Mid Town per fortuna è rimasta viva, ci sono ancora molti residenti, i musei, i centri culturali e così la gente arriva. Alcuni sono di sicuro quelli del “Turismo post – catastrofi”, ma tanti   vengono per il Festival of Arts.

Poi quando nessuno ci credeva più, l’industria automobilistica ha un revival e fa un balzo in avanti!  Ford e General Motors si riprendono, Chrisler chiude il 2012 con un utile netto di un miliardo e mezzo di dollari! Forse se qualche anno ancora andrà bene, ricominceranno a pensare anche al grande sogno incompiuto di Ford, l’auto ecologica!

Ma nella disgrazia dei tempi qualcosa non ha conosciuto mai crisi: La musica e… la Pizza!

La musica ha dominato le notti di Detroit dagli anni ’40, con i locali “live” e i teatri… E chi suonava  o cantava  a Detroit  era già  un big o lo sarebbe diventato. Nel Blues degli anni ’40 c’è John Lee Hooke,  il Jazz invade tutta la città negli anni ’50.  Dal ’70 il Rock porta sui palchi Alice Cooper, Glen Frey, Bob Seger  mentre  i Kiss cantano”Detroit Rock City”.

Ed è sulla musica nera che  si forma Madonna che, solo a 19 anni, se ne andrà a New York… Ma a Detroit, intanto, nascerà la Techno Music e negli anni ’90 il “Garage Rock”… e poi verrà Eminem, il rapper che celebra Detroit nel film “8 Mile.” Festival, concerti, Music Conferences… Detroit è sempre in testa!

E la Pizza? Spessa, corposa e nel segno del formaggio, la Pizza comincia  a Detroit il suo cammino trionfale. Correva l’anno 1946 e Gus Guerra, un ristoratore di origini siciliane, si arrovellava il cervello in cerca di qualcosa di nuovo. Tutti  i ristoranti e i take – away sfornavano ” Fish and Chips” per i soldati che stavano tornando dalla guerra, ma Gus  capiva che lì c’era troppa concorrenza e quel piatto  di pesce e patatine fritte in fondo… Proprio non gli piaceva.” Ci pensò la nonna, siciliana verace, a risolvere il problema, -racconta Jack, il figlio di Gus.- Tirò fuori una ricetta per l’impasto e mostrò a mio padre come prepararlo. Lo ricoprì di formaggio e salsa di pomodoro…e Pizza fu! Una cosa allora quasi sconosciuta. C’era solo un altro ristorante che la preparava, ma era tonda. Mio padre la volle “quadrata” e  quello fu l’inizio della tipica Pizza di Detroit, quadrata, con la crosta spessa, ricoperta di formaggio e rifinita di salsa di pomodoro”. Col tempo la pizza si arricchì di varianti, con l’aggiunta di carni o di verdure a piacere, ma, con il sapore – ricordo, del “made in Sicilia,”la  ”Detroit Pizza Style” è una delle più apprezzate negli States.

DETROIT PIZZA STYLE

INGREDIENTI: 1/3 di cucchiaino di lievito secco attivo, 3/4 di tazza di acqua calda,1 cucchiaino di sale,  1 cucchiaino di zucchero, 1 cucchiaino di basilico tritato fresco,un cucchiaino di origano, 2 spicchi di aglio tritati finemente, 1/2 cucchiaino di aneto, 3 tazze di farina, 1/2 cucchiaio di olio extra vergine di oliva, carni e verdure a scelta, 450 grammi di  pomodori  a pezzi, 450 grammi di mozzarella, olio extra vergine di oliva per ungere .

ATTREZZATURA: una grossa ciotola, un cucchiaio di legno, coltello e tagliere, una padella di ghisa, pellicola trasparente.

PREPARAZIONE: nella ciotola mettere il lievito e l’acqua e far riposare il composto per 5 minuti. Aggiungere il sale, lo zucchero, l’origano, il basilico, l’aglio e l’aneto e mescolare. Aggiungere a poco a poco la farina, mescolandola prima con il cucchiaio di legno e poi impastarla con le mani. In alternativa si può usare anche un miscelatore elettrico. Ricoprire l’impasto con un filo di olio e seguitare a impastare con le mani su un superficie liscia, finché l’impasto non diventa elastico. Riporre l’impasto nella ciotola lavata, ricoprirlo con  la pellicola e porlo in frigo per 24 ore.

Tolta l’impasto dal frigo deve seguitare a riposare per circa un’ora a temperatura ambiente, poi deve essere nuovamente impastato, ma con molta delicatezza per non rovinare l’effetto della lievitatura.

Distribuire l’impasto nella teglia di ghisa premendo con le mani nella sola parte centrale  e in modo irregolare così che, a cottura effettuata, la pizza abbia i bordi più alti e possa agevolmente contenere tutto gli ingredienti. Poi lasciare nuovamente riposare la pizza per circa due ore.

Cuocere la sola pasta in forno pre – riscaldato a 160° C per circa 12 minuti. Ritirarla dal forno e ricoprirla con gli ingredienti a piacere, carne o verdure, poi aggiungere il formaggio. Ricoprire ulteriormente con la salsa di pomodoro,ma solo nella parte centrale della pizza. Cuocere in forno per altri 20 minuti circa sino a quando il formaggio sia fuso.La pizza è pronta!

N.B. Nel tempo si sono aggiunte altri varianti: si può provare la ricetta con un mix di formaggi oppure se si vuole una crosta più spessa si può usare la farina integrale. Qualcuno aggiunge maionese all’impasto e qualcun’altro ancora spalma la pasta, prima della cottura con burro. A voi la scelta.



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