Dei pinocchietti con un cuore e un cervello. Ben più pericolosi di tocchi di legno.
Ad esempio, il brutto di avere pochi amici è che poi tendono a comportarsi con te come se ti considerassero amico loro.
Purtroppo una volta all’anno mi capita di esser nato, sempre più indietro nel tempo, ma sempre quel giorno. E io, senza falsa modestia, me la cavo bene a ridurre al minimo i danni. Ho affinato tecniche.Cerco sempre di farmi trovare pronto, ovvero di non farmi trovare affatto: prendo giorni di ferie, metto la testa nel frizer con calcolato anticipo per stare in malattia, insomma la regola è: vedere poche persone, stare in casa, fare l’indifferente, cellulare spento, lasciare squillare il fisso.
Ma loro, gli amici, sono scaltri. Li ho selezionati io, e quindi come cazzo posso lamentarmi che non siano idioti?!?! Non posso!
Così hanno tenuto a mente quel giorno, e mi hanno fregato giocando d’anticipo.Sembrava dovesse essere una innocua pizzata del venerdì sera e invece subito dopo siamo saliti in casa di un’amica che abitava nei pressi, la stessa dell’innaffiamento piante estivo, per intenderci.
E una volta nell’appartamento sono stato travolto dalla loro squisitezza: qualcosa di davvero umiliante per uno come me. Ho abbassato la guardia e mi hanno punito.
La padrona di casa mi ha preparato un teglione ultrabuono di tiramisù (proprio il dolce mio preferito). Con occhio esperto ho valutato all’istante che mangiarlo tutto da solo sarebbe equivalso ad ambulanza e pronto soccorso, quindi magnanimamente ho condiviso, limitandomi a tre porzioni.
Inoltre tutti assieme si sono sbattuti a cercarmi una polo del colore giusto, le due grafighe (non è un refuso) si sono arrabattate a realizzare il logo col Kisciotte del blog, facendolo diventare un cavaliere di una carta da gioco (perché Kisciotte intraprese le sue prime battaglie sul verde prato del poker on line di Full Tilt, finché il sito fu oscurato dall’FBI e Kisciotte si fece blogger).
E hanno anche curiosato sotto l’elmo e il payoff battagliero del [non vorrai dormire ancora, solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora] è finito pure lui a far da piedistallo alla carta di Kisciotte.Le belle persone emergono nella cura dei dettagli. E ‘sti qua assai dettagliati sono.
Fin troppo!
Perché prima ancora di arrivare a tiramisù e polo personalizzata, appena entrati in casa, io non faccio in tempo a stravaccarmi sul divano che mi mettono in mano un biglietto d’auguri e, pochi istanti dopo, appare lui!
Ha fatto il suo ingresso saltellando felice, finalmente libero dalla prigione del bagno dove lo avevano recluso per farmi la sorpresa.Una poesiola tiepida e felice, sprizzante joie de vivre, con quattro zampette, una codina vispa, due orecchiette dritte dritte e tutta la verve che solo un micio di due mesi può avere.
E mentre lo guardavo, una voce mi fa: “Ecco il tuo regalo!”.È stata come quella volta del caffè al ristorante giapponese… nell’arco di un istante sono stato sommerso da ondate di pensieri in corto circuito.
“Lo sanno che io non ho mai espresso il desiderio di avere un gatto in casa! Ok, mi piacciono i gattini, ma per un regalo del genere bisogna prima chiedere!”
“E poi cazzo sono certo di averglielo detto più volte che sono allergico alla forfora del gatto! Massimo quindici minuti e io comincio ad avere principio d’asma, starnuti e occhi che lacrimano. Non possono essere così coglioni da avermi preso un gatto!”
Io cercavo di rifiutare con educata fermezza il micio e loro insistevano da consumati mestieranti bastardi, specialmente i tre maschi presenti.
Uno (quanto può l’idiozia!) continuava a recitare la parte nonostante cominciasse già a star male, prima di me, in quanto pure lui allergico alla forfora del gatto. Anche fosse stato il suo ultimo rantolo prima di crepare gonfio e lacrimante.L’altro, uomo di birra, ma anche di proba affidabilità, aveva aspettato quel momento, soltanto per rivelarsi più carogna degli altri a calarsi nella parte (tu quoque, Raffo!).
Lo spilungone poi, forte della sua napoletanità, mi rifilò pure una impietosa raffica di insulti, fino allo schifato “che omm’e’mierda” dopo che io continuavo a rifiutarmi di prendere in braccio il gattino.
Il quale gattino, come mi spiegava girandomi il coltello nella carne viva la degna compagna del vesuviano, “guarda che voglia che ha che lo prendi in braccio! Ha riconosciuto subito il suo padrone, gli abbiamo dato nome Kisciotte! Sarà la mascotte del tuo blog!”
Voi magari starete pensando: solo un coglione potrebbe non capire che è uno scherzo.
Il fatto è che una considerazione mi ha istantaneamente e ciecamente fatto credere che Kisciotte fosse mio e di nessun altro al mondo.
La fanciulla delle piante ha da tanto tempo un altro gatto, che è rimasto nella casa spaziosa del suo ex (mica scemi i gatti), ma di quel gatto mi parla sempre ogni tre per due e gli è affezionatissima.
Ora, per un monogamo sentimentale qual sono io, è impossibile anche solo concepire che nel cuore di un essere umano possa esserci spazio per un altro sentimento totalizzante se già quello spazio è occupato. Fosse anche da parte di una donna per un gatto.
“È impossibile che questo gattino sia suo, lei ha già l’altro nel cuore, e nessuno sarebbe così bestia qua dentro da sballottare in giro un cucciolotto per fare uno scherzo. Pertanto sono davvero così bestie da averlo preso per me!”
Io mai e poi mai avrei creduto a uno scherzo. Dopo pochi secondi avevo solo due certezze: mi chiamo Kisciotte e questo è il mio gatto!
Lo scherzo si è protratto per almeno un’ora, con loro che insistevano per vedere fin quando avrebbe retto il mio vacillante rifiuto.E se non si rassegnavano all’idea di tagliare la torta, saremmo lì ancora adesso a discutere.
Perché in quell’ora l’unica granitica certezza che mi era rimasta nella vita era che quel batuffolo meraviglioso era mio e di nessun altro.
Certo che apparivo dubbioso! Dubbioso se mandarli palesemente a fare in culo per la sofferenza alla quale stavano per sottoporre quella creaturina, per l’egoistico capriccio di farmi un regalo particolare, che io non avrei potuto tenere (ovviamente dopo venti minuti, complice lo sconquasso emotivo, io ero già in fase allergica, con occhi arrossati, e un po’ di tosse da raschietto).
Perché a me, l’unico dubbio che ronzava per la testa, tra uno starnuto e l’altro, era: “In che modo le chiedo di tenermelo per la notte, e poi domani mattina vengo a prenderlo e lo porto subito in un gattile che prima me ne libero meglio è.”
Come regalo di compleanno mi stavano infiocchettando le budella!
E poi c’era lui, Kisciottino! Io ho lavorato per anni con i cuccioli d’uomo. E so che i cuccioli annusano tutto. E pure il cucciolo davanti a me aveva un naso. E pure un bel nasino, e le vibrisse e gli occhietti vispi.E voleva giocare! Ma io non potevo giocarci! Perché non poteva essere mio.Avevo una paura fottuta che annusasse che lo stavo rifiutando.Penso sia terribile per un essere vivente sentirsi rifiutato!Che altro è il razzismo se non leggere negli occhi che ti guardano “io con te non ci gioco!”
Così sono stato un’ora col petto asmatico e il cuore in gola.Non lo guardavo neppure per paura che leggesse il mio “tradimento” alla sua offerta d’affetto.E lui piccolino non aveva nessuna colpa, la colpa era di quei grandi che lo stavano usando come un peluche per un cadeaux.Lui era lì sul parquet, era lì perché il mio compleanno l’aveva cercato, e adesso lo respingevo.
Beh, alla fine loro si sono arresi (io mai avrei potuto).
E la mia amica mi ha spiegato che si era rassegnata all’idea che l’altro gatto ormai era altrove e non poteva diventare paranoica stando a pensarlo e vederlo raramente.Una conoscente le aveva detto che aveva un trovatello da accasare, e allora lei era andata a Mantova a prendere Telemaco!
Ecco come si chiama il mio gatto! Telemaco!Perché io in quell’ora, nel non poterlo accettare, l’ho sentito così mio, dovendolo abbandonare l’indomani, che lui è stato subito mio.E ho tutta la vita, ogni volta che me lo troverò davanti, per farlo giocare e chiedergli scusa per non averlo preso in braccio e spaciugato fin dal primo istante.
Provate a chiedermi se ho un gatto.
“Certo che ho un gatto! Si chiama Telemaco! Me lo tiene la mia amica che io starnutisco, lei lo accudisce e me lo sfama, e ogni tanto vado a trovarlo. È figo Telemaco, è il micio dei mici, e non voglio passare per il tipico soggetto che se la canta e se la suona, ma Telemaco è davvero un micio in gamba. Fa balzi prodigiosi, quando è in braccio comincia a vibrare tutto bello caldo manco avesse ingoiato una ventina di cellulari col vibracall. È tanto coccolone, a lei la graffia e a me no.Adesso è già raddoppiato, ha tre mesi, è già un gattino educato e va da solo nella sabbietta, e mangia tante pappe. Per ora è piccolino e combatte contro l’anaconda di una cinta d’accappatoio arcobaleno, ma appena cresce un po’ lo porto a caccia e lo sfamo a carne di pitbull e rottweiler.”
È un figo da coccola, il mio gatto!
Davvero l’unico gatto della mia vita!
Etciù!
K.
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