
E' così, succede: nulla da dire. Rovisto nei ricordi. Di solito , prima dell'avvento dei cellulari tuttofare, mi bastava scavare nella memoria di quest'angolo di mondo per ritrovare storie, storie da raccontare,
Invece, in tempo di facebook e twitter, nemmeno la parola parlata trova il suo spazio: il saluto diventa fuggevole, la confidenza impossibile, l'amore disperato; resiste il resto, cioè la politica, "la bella politica" che, seppur sepolta dalla banalità non solo di facebook e twitter ma anche del marketing, sempre risorge.
Al contrario, ma non si può fare di tutt'erba un fascio, per tanti la politica non è “la bella politica” ma è parcheggio dei loro egoismi dove la volontà di dominare, di lasciare un segno vistoso che sancisce il potere, o meglio, la stupidità del potere, è stile di vita.
<<Tutto tace al cuor mi parla>> e io qui a cercare la parola, la forma... <<...e come San Giuseppe mi ritrovo a rotolare per le scale cercando un altro Egitto>>
Finisco. ricordando ciò che diceva Ennio Flaiano: <<Scrivere vuol dire giudicare, non descrivere. Se non hai idee, poco male, la colpa non è tua. Ma se non hai idee e ti vengono ugualmente, allora pentiti.>>
Ma poi, pur non avendo (quasi) nulla di cui pentirmi, è proprio necessario scrivere? Non è forse anch'esso uno dei necessari obblighi che mi sono assunto da quando sento il bisogno di fare economia di una memoria che va perdendo spontaneità e i pensieri, le idee, non è possibile restituirli completamente in parole.
Chissà, per intanto scrivo.
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