In realtà li compro spesso e volentieri per le immagini e le pubblicità, mi piace guardare e prendere spunto per nuovi outfit, guardare la bellezza dei photo shoots, mi piace capire gli ultimi trend in fatto di makeup attraverso quei visi splendidi e perfetti tipici delle riviste patinate.
Mi piace la moda, mi piace sperimentare con lo stile e cercare sempre di rinnovare (e perché no, innovare) il mio look.
Giorni fa ho comprato Vogue, che non compro quasi mai dati i suoi 5€ che mi sembrano un po' assurdi per un giornale che poi molto probabilmente lascerò a prendere polvere su di un tavolino.
Oggi, o meglio 5 minuti fa, l'ho ripreso in mano. Leggo qualche articolo, lo sfoglio un po' e mi soffermo, un po' sconcertata, su una pubblicità che colpisce la mia attenzione.
Si tratta di una pubblicità di Carpisa, noto brand italiano di borse e accessori.
Nella pagina successiva: "Mi hanno detto cosa indossare, come indossarlo. E io ho deciso di scegliere".
E ancora: "Ho deciso di pensare. Ho pensato di essere. JUST ME."
Nella pagina accanto troneggia una shopper nera con scritte gialle con la scritta "No blogger, No influncer, Just me" e un hashtag #NoBloggerNoInfluencerJustMe.
Sono rimasta un po' incredula a fissare queste pagine, a sfogliarle avanti e indietro, non sapendo cosa pensare. E poi improvvisamente centomila pensieri mi sono passati per la mente, rabbia e indignazione insieme.
Partiamo dal presupposto che il messaggio lanciato da Carpisa è giusto: pensare con la propria testa, non voler per forza copiare qualcuno per assomigliargli in tutto e per tutto, scegliere ciò che piace a noi senza influenze e pressioni esterne. Inoltre la shopper è stata lanciata per sostenere Fashion 4 Development, organizzazione che sostiene l'indipendenza e l'affermazione delle donne nei paesi del terzo mondo attraverso la moda. Per ogni shopper venduta al prezzo di 10,90€ un euro verrà devoluto a questa associazione (capirai, son generosi eh). E' una bellissima iniziativa con cui sono pienamente d'accordo, il messaggio in sé è giustissimo, ma non condivido i canali con cui questo viene trasmesso.
Scusate, ma non posso accettare che ancora una volta vengano chiamati in causa i blogger, specie da un'azienda che con i blogger ci ha lavorato in passato!
Cosa significa #noblogger? Perché fomentare quest' "odio" di alcuni nei confronti di questa categoria?
Ebbene sì, esiste qualcuno che non sopporta la categoria blogger. Per invidia, per partito preso, perché effettivamente oltre a tante persone carine e competenti ci sono persone che lo fanno solo per notorietà o per avere prodotti gratis... ma certo, mi sembra giusto, dobbiamo fare di tutta l'erba un fascio e generalizzare senza pietà!
Voi haters che proprio non ci potete soffrire, mi spiegate il motivo? Forse non avete idea di quanto ad un'azienda convenga "usare" le blogger per farsi pubblicità e forse nemmeno avete idea di cosa significhi tenere un blog e vi posso anche capire, perché prima di aprirlo non lo sapevo neanche io.
Chi ha un blog, spesso e volentieri studia, lavora, fa la mamma. Non è che tutte quelle che vedete e che hanno un blog più seguito fanno solo quello nella vita, ce ne sono sì, ma non sono la maggioranza. Parlo io, che non riesco ad organizzarmi per scrivere più di una volta a settimana e che non sono certo un modello di blogger da seguire. Devi fare le foto, editarle, preparare il post, revisionarlo e tutto questo conciliando la propria vita, il proprio lavoro e i propri impegni. Vi assicuro che porta via molto, molto tempo. Con questo non voglio lamentarmi, io ho scelto di farlo perché mi piace e mi diverto, però è un hobby che ha tutte le caratteristiche per essere un lavoro vero e proprio, anche se magari a voi che ci leggete sembra la cosa più facile del mondo.
I prodotti gratis, altro tasto dolente. Leggo sempre di persone che si lamentano perché quella ha ricevuto, quell'altra ha tutto gratis, eh beate loro non fanno nulla e hanno pure una caterva di prodotti senza spendere un centesimo! Eh, certo. Perché noi viviamo nel mondo delle favole e quindi ad un'azienda conviene di più spendere migliaia di euro in pubblicità su siti web, riviste, cartelloni, piuttosto che mandare a diverse blogger dei prodotti che loro producono in quantità industriale per la vendita. Blogger che scriveranno un post e che saranno seguite da migliaia di persone che poi decideranno o meno se comprare quel prodotto.
Pensate veramente che le aziende regalino prodotti perché sono carine e coccolose? E' tutto marketing, ed è per questo che ricevono spesso e volentieri quelle con numeri più alti, perché noi blogger "serviamo" per pubblicità. Lamentiamoci piuttosto di chi falsa le recensioni solo per ricevere altri prodotti, o di chi fa i blog "recensisco tutto" in cui pur di accattonare qualcosa recensiscono anche la carta igienica...
Continuiamo con Carpisa e il #noblogger. La loro è una campagna pubblicitaria per la Vogue Fashion's Night Out 2014, la notte della moda che ho tanto aspettato ma che, a differenza degli scorsi due anni, quest'anno non sarà ospitata a Firenze.
Intanto trovo scandalosa la grafica di questa pubblicità, sfondo nero e scritta gialla un po' cancellata, che mi ricorda tantissimo i manifesti che si trovano in strada, per sensibilizzare ai pericoli della guida in stato di ebbrezza. Effettivamente oh, mi sembra che le due cose siano proprio assimilabili, parliamo della stessa cosa... Ma andiamo!
Brand che sputano sul piatto in cui hanno mangiato, si tratta solo di questo.
Carpisa che parla male dei blogger, la stessa Carpisa che l'anno scorso per il lancio della sua nuova linea di valigie, Carpisa Tattoo, ha omaggiato i fashion blogger più famosi di una valigia personalizzata, servendosi così dell'immagine di questi personaggi super seguiti per pubblicizzare il suo nuovo prodotto. Non mi invento nulla, tant'è che il sito stesso delle valigie in questione è rappresentato dalla bella Chiara Ferragni, vedere per credere.
Carpisa che proclama in modo esasperato, shockante, quasi perentorio ed eccessivo dal punto di vista mediatico che i blogger sono il male del mondo, che ci obbligano nelle nostre scelte, ci dicono cosa fare e come vestirci... nel giornale di moda più letto al mondo. Coerente. Davvero, i miei complimenti.
Un po' come se io andassi da un dietologo che, mangiando un hamburger con le patatine fritte, mi dicesse che devo mangiare l'insalata scondita.
A questo punto credo che non metterò mai più piede da Carpisa, come posso regalare i miei soldi a chi prima utilizza una categoria di persone per pubblicizzarsi, perché gli fa comodo e poi, sempre per comodità, sminuisce questa categoria?
Post lunghissimissimerrimo, che però ho scritto proprio di getto, per sfogo.
Lo diceva il mio professore di francese, parigino: Camilla, se tu andassi a Parigi a vivere ti ambienteresti tranquillamente, sei più polemica di un parigino e non avresti alcun problema!
Io, ovviamente, l'ho preso come un complimento.
XXX
Camilla