Lungi da me beatificarla, ma devo dire che, come casa editrice, non mi dispiaceva.
Però ora è due metri sottoterra, ergo qualcosa è andato storto. In mancanza di dati certi, posso solo tirare a indovinare. Ad esempio, posso dire che è colpa della crisi. Tutto è colpa della crisi, oggi come oggi, dall’impoverimento del valore dei buoni del tesoro alla fiatella di mia zia. La realtà è che, congiunzioni economiche sfavorevoli a parte, l’impressione che Edizioni XII mi ha dato – e io ormai nel magico mondo dell’editoria ci sguazzo, volente o nolente, da tempo – è quella di un gruppo di scrittori e publisher che non è riuscito mai ad andare oltre al “circolo degli amyketti”. Per dire, i romanzi della XII si trovavano – si troveranno tutt’ora, immagino – con facilità anche alle Feltrinelli di piazza Duomo a Milano, ma nonostante questo, di rado, molto di rado, ho sentito parlare del “nuovo romanzo di” pubblicato da Edizioni XII. Anzi, solo in un caso, ossia con I vermi conquistatori di Brian Keene, che non è proprio un signor nessuno della bassa Brianza, siamo onesti.
Oh, certo, possiamo fare i radical-chic e dire che Edizioni XII ha fatto bene a non svendere la propria anima al lato commerciale dell’editoria, preferendo morire da eroe fedele ai propri principi che sopravvivere diventando un clone di tante mediocri case editrici che vivacchiano proponendo paranormal romance per bimbeminkia decerebrate. In sostanza, la colpa è del mercato che premia la mediocrità, mica dell’editore coraggioso.
Mica tanto.
Perché Edizioni XII è in buona compagnia, quest’anno. So di per certo che un’altra realtà editoriale medio-grandicella italiana se non è morta, per lo meno ha cominciato a emettere uno strano odore. Mi asterrò dal fare nomi, vi basti sapere che pubblicava, a differenza dei nostri compianti amici, trashate fantasy di caratura non indifferente. E, sempre a differenza loro, era in grado di fare dell’ottimo marketing sui titoli scadentissimi che aveva in catalogo.
A questo punto è impossibile non pensare che la vera ragione non sia in realtà un circolo vizioso. Se le case editrici falliscono, da una parte la colpa è della casa editrice stessa che non ha saputo agire da impresa, che non è riuscita a capire il mercato e le esigenze dei lettori, ma dall’altra parte la colpa è dei lettori, che sono privi di spirito critico e si accontentano del minimo comune denominatore, come obesi in coda al McDonald’s.
Si tratta di un circolo vizioso difficile, se non impossibile da spezzare, perché richiederebbe un cambiamento di mentalità nel contempo di editori e di lettori.
L’editoria italiana ormai è un corpo incancrenito in fase di putrefazione. E voi lettori potete anche illudervi che il nuovo paranormal romance che la Fazi ha tradotto direttamente dagli States e che tutta la blogsfera – la blogsfera composta da quei blog letterari che hanno lo sfondo rosa glitterato e che quando ci navighi il cursore del mouse diventa a forma di farfalla – già ama alla follia sia una lettura dignitosa, ma sappiate che, salvo casi più unici che rari non lo è affatto. È soltanto un altro trancio di carne putrefatta che vi mangiate senza neanche accorgervi delle larve. Ovvio, la colpa non è del tutto vostra, non siete voi – noi, mi ci metto dentro anch’io – i colpevoli del declino. Siamo complici di editori senza palle, senza grandi capacità imprenditoriali e, più spesso di quanto non sembri, pure senza cervello.
Così i piccoli editori, sia i (pochissimi) meritevoli che il resto, muoiono. Lord Mondador e i suoi pari sono liberi di pubblicare tutta la merda che vogliono e i loro vassalli (aka le minuscole case editrici che fanno tanto quelle che ma-noi-c’abbiamo-i-talenti-di-qualità – salvo poi non averne affatto) piegano il capo e si uniscono al coro, in un disperato tentativo di non essere fagocitate.
E scusate se suono oltremodo negativo, ma così è la situazione.
Spero con tutto me stesso che l’autopubblicazione in formato digitale possa essere una speranza di rinascita. Questo sempre che si riesca a inculcare nella testa di quegli idioti degli scrittori – sempre includendo il sottoscritto – che non tutto quello che viene scritto abbia poi il diritto di essere letto. Ma questo è un altro circolo vizioso, per un altro giorno.