Gli animali si nutrono, l’uomo mangia, solo l’uomo di spirito sa mangiare
(Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825)
Le affinità elettive esistono anche per il cibo. Alchimie ed attrazioni, elementi che si combinano perfettamente tra loro. Altri che si respingono, che non potranno mai riuscire a creare alcun equilibrio stabile.
Esistono formule chimiche che ne danno una spiegazione razionale. Esiste la variabilità del destino per spiegare il resto.
Anche per quello che mangiamo, ci sono alimenti che ci sono affini, altri che possono essere così contrari da risultare dannosi per il nostro organismo. Ma non solo: un cibo che di per sé possiede determinate proprietà, combinato con altri cibi potrebbe amplificare, piuttosto che ridurre, queste sue naturali caratteristiche.
Di tutto questo si è parlato qualche sabato fa in una cornice c’eccezione, al The Westin Excelsior di Firenze, in occasione della presentazione dei primi risultati della ricerca “Di che Cibo 6?” L’indagine scientifica, ideata da Nicoletta Arbusti per Consonanze Formazione, ha coinvolto un team di noti esperti in varie discipline, dalla psicologia, alla medicina integrata, all’educazione e la società, sul tema uomo, cibo e alimentazione. Obiettivo del progetto, quello di indagare e valutare il potenziale nutrizionale del cibo (Kcal), misurandone anche la vitalità o capacità antiossidante (rH) e le sue potenzialità benefiche specialmente in relazione a determinate patologie.
Ma siccome il cibo non è solo nutrizione, ma soprattutto gusto, non poteva mancare nel gruppo di lavoro uno chef di alto livello: in questo caso LA Chef del Sesto on Arno Entiana Osmenzeza. Giovane, donna, innovativa ed eclettica, si è in poco tempo imposta nella scena cittadina per la sua originalità e inventiva fuori dagli schemi. In cucina, insieme alla neurologa Prof. Roberta Chiaramonti ha testato molti piatti, analizzando i risultati in termini scientifici, ma soprattutto in termini di gusto e piacere. E così, sono venuti fuori alcune proposte che abbiamo avuto il piacere di assaggiare, buone non solo al palato, belle non solo agli occhi, ma anche “buone” per la salute.
Abbiamo iniziato con un maialino al rosmarino e birra artigianale con insalata di daikon, carote, zenzero e spuma di bloody mary…molto magico, da vero alchimista in cucina!
Poi un’ombrina alla ghiotta con melanzana in agrodolce, veramente gustosa e bilanciata nel gusto.
Per finire, un dessert servito in un modo molto originale, in un cestino di ghiaccio…che conteneva un mango caramellato con crumble…semplicemente delizioso!
Se Entiana Osmenzeza ha prestato la sua cucina a questa sperimentazione ecologica sul cibo, chi sa se un giorno ciascuno di noi potrà essere in grado di valutare il potenziale nutrizionale del cibo e le sue capacità antiossidanti in modo semplice e veloce. Non solo ne sarebbe appagato il nostro gusto ma sicuramente ne guadagnerebbe in salute il nostro corpo.
Ci siamo lasciati con un quesito: in cucina siamo più artisti, alchimisti o artigiani?
E voi, di che gusto siete?