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Di cosa abbiamo paura? - recensione del libro "Il corpo delle donne"

Creato il 04 maggio 2010 da Giorgia_v
Di cosa abbiamo paura? - recensione del libro Il corpo delle donne” è un libro che parla del dopo. Lo spartiacque temporale di questo dopo è la proiezione dell’omonimo film-documentario: una spietata sequenza di immagini tratte dai più noti programmi televisivi italiani focalizzata sull’uso dell’immagine femminile in tv.
Si può essere stati concordi o discordi, si può aver provato disgusto o aver fatto spallucce, ma una cosa è certa: dopo aver visto il documentario “Il corpo delle donne” non si è più potuti restare indifferenti al problema dell’uso delle donne in televisione. Il corpo delle donne è stata un’opera verità, una di quelle che scoprono il velo e gridano “il re è nudo” con una semplicità disarmante. Un po’ come Gomorra per gli abitanti di Casal di Principe, così è questo film per i telespettatori: dopo non ci si può più esimere dal rispondere alla domanda: “e tu, da che parte stai?”. Dopo non si può più semplicemente dire: “Tanto io la tv non la guardo” sottovalutando il potere educativo e persuasivo di un media ancora potentissimo, fruito dalla maggior parte degli italiani e assunto a balia della maggior parte dei loro figli (e delle loro figlie).
L’autrice Lorella Zanardo ripercorre la storia che l’ha condotta ad intraprendere la rivoluzionaria avventura di creare - insieme a Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi - questo breve ma inteso documentario e il susseguirsi delle vicende di ciò che accaduto dopo la sua diffusione. Nel dopo il suo video ha fatto il giro del mondo ed è stato visto da centinaia di migliaia di persone; media nazionali e internazionali (più spesso i secondi) ne hanno parlato; in Rete, attorno al suo blog si è creato un crescente movimento di opinione sul problema dei modelli femminili proposti dalla televisione e sulle sue conseguenze.
In questo libro, forse anche più del film, la Zanardo ci dipinge una situazione televisiva italiana penosa e degradante attraverso la lente viva delle emozioni e delle domande, formulate da chi la tv italiana non la guardava da anni e non da occhi ormai assuefatti (o allontanati) da un’onnipresente volgarità. Trasmissioni come Striscia la notizia appaiono allora come dei rozzi e furbi tentativi di un intrattenimento poco evoluto. Risposte di autori televisivi che demandano la propria responsabilità nelle scelte dei contenuti ai gusti del pubblico ci lasciano invece alquanto perplessi: ma è davvero questo quello che desiderano i telespettatori italiani? No, evidentemente, come dimostra la storia della nostra stessa televisione, che non si lasciò certo condizionare dal grado di cultura dei primi telespettatori per proporre programmi educativi e di gradimento.
Doverosa, nel libro, la riflessione sul ruolo della tv pubblica che, anziché puntare ad una differenziazione culturale nei confronti della tv commerciale, si è appiattita negli anni sullo stile della seconda contribuendo così ad una degenerazione dei costumi televisivi. L’ossessiva riproposizione di anatomie femminili erotizzate ne è solo l’apice della bassezza: da oggetto sessuale a semplice “grechina” televisiva, il ruolo della donna televisiva italiana appare, in questo contesto, forse come il più degradato.
Per spiegare la non normalità delle scene proposte, il libro dedica ampio spazio al progetto “Nuovi occhi per la tv” e pubblica coraggiosamente, immagine per immagine, le scene di alcuni programmi televisivi. Arrestando e descrivendo ciò che accade in una sequenza televisiva, la fruizione passiva lascia finalmente spazio all’analisi rendendoci consapevoli di ciò che stiamo guardando: il teatro dell’assurdo proposto con inquietante disinvoltura.
La Zanardo non si limita a riportare la propria opinione ma anche quella delle persone con cui è entrata in contatto, soprattutto di chi ha animato le discussioni sul blog de Il Corpo delle donne, aprendo di volta in volta brevi finestre su tematiche qui appena accennate come il femminismo, la differenza di condizione con le altre donne europee, la tutela dei propri diritti. Ampio spazio viene dato, a questo proposito, all’approfondimento normativo che sembra già tutelare dal punto di vista legislativo l’immagine femminile sui media. Allora perché, si chiede e ci chiede Lorella, non reagiamo e anziché batterci per fare nuove leggi non ne chiediamo semplicemente il rispetto? “Di cosa abbiamo paura?”
La domanda, proprio come al termine del documentario, risuona ancora, prepotente, alla fine del libro. Questa volta, però, lascia un’eco maggiore alla riflessione personale su ciò che siamo diventati e su quando abbiamo smesso di occuparci dei nostri diritti. Riprendiamoceli, sembra volerci dire l’autrice, perché se è vero che questa tv è stata resa possibile dal nostro silenzio, è solo con la nostra voce che potremo cambiarla.
>> Leggi l'inizio del libro

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