Naturalmente i titoli forzano la mano, come sempre, mentre il contenuto è più dubbioso e complesso. Resta l'impressione che, sempre di più, gli articoli scientifici si strutturino attraverso regole si una spassosa novellistica. L'era della tecnologia non ha ancora trovato il modo di affinare il linguaggio. E così di quello che accade nei laboratori si parla prevalentemente nei bar con credulità religiosa o con scetticismo beffardo; tutti e due atteggiamenti di un'era pre-scientifica, fino ad arrivare alla superstizione allo stato brado.
In questo contesto è molto difficile stabilire una differenza tra il culto della Madonna di Civitavecchia e quello della cancerosità del culatello. L'attesa fiduciosa di un segno, di un miracolo, di un altro rapporto scientifico ci restituisce alla nostra povera condizione di folla in passiva attesa.
Per la religione può bastare. Ma per la scienza?...