Di editor, d’autori e di case editrici: alla scoperta di Blonk

Creato il 07 gennaio 2014 da Camphora @StarbooksIt

La pausa natalizia è stata lunga e riposante, ma il bar si sta ripopolando di gente. È da stamattina che faccio caffè di continuo.
Soprattutto ai tre seduti all’ultimo tavolo in fondo.
Hanno delle facce poco raccomandabili. Uno ha chiesto uno spritz.
Dicono che li manda Blonk.

Son stata lì a scervellarmi, per capire cosa fosse, Blonk. Poi San Google mi ha dato una mano. Una casa editrice.

E loro sono l’editor Lele Rozza  (a sua volta autore di Destini hacker con Alessio L.R. Pennasilico) e due autori, Fabrizio Casu (Fine della corsa, Di sesso, di amore e di altre sconcezze) ed Emanuele Vannini (Il tensore di Torperterra).

Allora, siccome le facce all’improvviso son diventate un po’ più raccomandabili, insieme allo spritz ho portato qualche domanda.
Questo è il risultato:

- (Risponde l’editor) Blonk è un piccolo (o giovane, come dici tu) editore che ha scelto come modalità il digitale. Perché questa scelta? Spiegaci la filosofia di Blonk.

Lele Rozza: – Io peso un quintale abbondante e supero il metro e ottantacinque, non ci sto dentro un piccolo editore!

Noi si fan libri digitali perché è meglio da tutti i punti di vista. Quando cominciammo a pensare di inventarci Blonk andammo a sentire editori tradizionali che ci confermarono nella nostra idea. La filiera della distribuzione dei libri di carta fa acqua da tutte le parti, vince, e si vede, il digitale che consente flessibilità ed efficacia impensabili se devi spostare dei mattoni di carta. Noi avevamo le nostre cose da raccontare e abbiamo deciso di metterci nel mercato che avesse il minor attrito possibile.

Una cosa però era e rimane il nostro obiettivo: fare dei bei libri. Bei libri che utilizzassero una tecnologia diversa rispetto alla stampa su carta. Il risultato è lavorare per produrre libri che assomigliassero in tutto e per tutto a quelli di carta, salvo per il fatto di essere più comodi e più facilmente fruibili.

Per questo il nostro presidente (sempresialodato) ha lavorato a lungo per produrre il nostro strumento di stampa degli ebook, in modo da poter decidere e padroneggiare completamente gli stili e la resa. La stampa degli ebook è tutt’altro che banale data la varietà di strumento con cui si possono leggere. Volevamo ridurre al minimo il trauma del passaggio dalla carta a i bit.

Abbiamo scommesso e, per ora direi proprio che abbiamo ottenuto tutto quello che volevamo.

-  (Rispondono gli autori) Per te come autore il fatto che Blonk sia un editore che pubblica esclusivamente in digitale ha avuto qualche significato? Hai cercato molti altri editori prima che la scelta cadesse proprio su di loro? Pensi che la pubblicazione esclusivamente in digitale possa aver tagliato fuori una fetta di lettori? Se sì, perché? E se no, perché?

Fabrizio Casu: la scelta di Blonk di pubblicare in digitale è stata, per me, una certa sorpresa e l’ho seguita in silenzio, cercando di capire da cosa partiva e a cosa avrebbe portato. Arrivato al secondo libro mi sento di dire che è una scelta coraggiosa, ma che, in qualche modo, ripaga il rischio. La pubblicazione in digitale, inevitabilmente, taglia fuori una parte di potenziali acquirenti. Penso soprattutto alle persone più avanti con gli anni che non hanno un vero rapporto con la tecnologia, ma anche quelle più giovani che, a loro volta, non possiedono un lettore di ebook e che sono refrattarie all’idea (di norma sono quelle che esordiscono con “eh ma vuoi mettere l’odore della carta” e a quel punto io gli do degli inutili imbecilli e si litiga e poi arriva la Polizia, ma sto divagando…). Ancora oggi, spesso, mi sento chiedere “ma poi lo pubblicate anche in cartaceo, vero?”, come se l’ebook non fosse una forma di produzione altrettanto degna e funzionale. È questione di tempi, di maturazione, pian piano anche il formato elettronico entrerà a fare parte della vita di tutti i giorni e gli ebook, a loro volta, ne saranno colonna portante. Sull’avere cercato molte case editrici, prima di Blonk, ti dirò non saprei come rispondere: ho sicuramente mandato i miei manoscritti in giro, a diverse case editrici, ottenendo silenziosi dinieghi o offerte di pubblicazione a pagamento.

 Emanuele Vannini: – Sì, il fatto di pubblicare in digitale ha significato, per quanto mi riguarda, perché io ho iniziato a scrivere su internet. E’ attraverso la rete che ho potuto sperimentare, condividere e leggere più agevolmente ciò che più mi premeva e interessava negli ultimi anni, quindi son nato lì. Pubblicare in digitale, quindi, mi è sembrato quasi consequenziale, oltre che più attuale. Avrei aggiunto anche “funzionale”, però poi temo che con tutti questi “-ale”, l’editor mi guardi mAle.

Non ho cercato editori, mi ha cercato Blonk, e mi è piaciuto. Quando sono andato a vedere di chi si trattava, ho trovato – tra gli autori – persone i cui blog o interventi su internet, già leggevo. Inoltre, mi è piaciuto un sacco che Lele, tramite il quale è avvenuto il contatto, non mi abbia mai promesso nulla. Non c’è stato uno “scrivi, che noi pubblichiamo”, bensì “scrivi, che poi lo valutiamo, forse si può fare qualcosa assieme. O forse, no”. Mi è sembrato un approccio molto onesto: non mi è stato promesso chissà cosa, neanche di pubblicarmi, quindi me la dovevo guadagnare – dopo una prima impressione favorevole che Lele aveva avuto – per cui ho provato molta fiducia nei loro confronti.

Sì, penso che qualche lettore sia stato tagliato fuori. Però, pochi. Perché secondo me un libro – che, alla fine, è uno vestiti di una storia – non viaggia solo sul suo supporto, ma soprattutto sulla sua reputazione, che è figlia di ciò che lascia ai lettori, di ciò che si guadagnano leggendolo, che li porta a pensare di un libro “peccato, che è finito”. Quindi, l’ostacolo “mancanza di carta” può essere, anche da chi è abituato ai soli libri “fisici”, superato. Conosco lettori che hanno prestato ad altri lettori il reader, per esempio, o che hanno stampato il libro. Una volta, le storie le imparavamo a memoria e ce le raccontavamo, addirittura: se c’è una storia gradevole da raccontare e persone che hanno voglia di farla propria, noi umani non siamo tipo da fermarci davanti alla mancanza di carta, insomma.

(Ehi, si è fatta una certa. Ma le domande non sono ancora finite. Ho proposto ai nostri avventori dalle facce ormai simpatiche di tornare a farci compagnia, nei prossimi giorni. Quindi restate sintonizzati, perché ci faremo raccontare qualcos’altro della casa editrice Blonk e di Lele Rozza, Fabrizio Casu ed Emanuele Vannini.

Vedete di esserci, altrimenti vi scaglio contro il Tarlo)


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