Di fronte alla scienza, Itsuo Tsuda

Creato il 20 maggio 2013 da Serenagobbo @SerenaGobbo

In confronto a “Anche se non penso, sono”, questo mi è piaciuto davvero poco, soprattutto nelle lunghe pagine dedicate alle lettere scritte da genitori e riportanti le esperienze coi propri bambini piccoli. Capisco la connessione tra arti marziali e bambini piccoli, ma avrei preferito che quelle pagine fossero state scritte da Tsuda, non da perfetti sconosciuti che praticano da pochi anni.

La cura del bambino è uno dei rari campi che rimane ancora, ed esige l’abbandono totale dell’”io intellettuale”.

La parte più specifica sulla scienza, poi, non dice quasi nulla di nuovo. E’ un riassunto sulla sua relatività, sui cambi di prospettiva che si sono avuti nei secoli, sui problemi e sugli estremismi che si possono raggiungere seguendo solo le indicazioni dei medici e tappandosi le orecchie davanti alle proprie intuizioni.
Certo, io, da buona occidentale, cercavo spiegazioni. Tsuda mette in guardia da questo, ma per tutto il libro sento parlare di yuki e non so cosa sia. Di movimento rigeneratore e non so cosa sia, se un massaggio, una mossa marziale, una tecnica di respirazione… boh.
Ho solo capito che bisogna affidarsi all’intuito (che è diverso dall’immaginazione):

La maggiore difficoltà è svuotare la testa, che è diventata una specie di pattumiera in cui fermentano un mucchio di idee mal digerite.

Insomma, una delusione:

Non cerco mai di convincere le persone… perché è perfettamente inutile. In materia di argomentazioni gli Europei sono molto più forti degli Asiatici, perché ciò fa parte della loro vita. Se io dico tre parole, loro possono tirarne fuori trecento senza che l’essenziale venga comunicato.

Capisco. Non cercare di convincermi, ma… di cosa stiamo parlando? No, non sono illuminata.



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