Con le sue dichiarazioni aveva consentito anche l’arresto del suocero,il boss Giuseppe Lo Bocchiaro. Di Maio scontati i domiciliari dopo una condanna a 4 anni per mafia ed estorsione. La procura ha sollecitato l’autopsia sul cadavere.
Giuseppe di Maio, dall’aprile dell’anno scorso, collaborava con la giustizia.E’ noto alla stampa per aver ripetuto spesso in aula di essere “schifiato” dai metodi di Cosa nostra. Uno di questi motivi, ovvero il suo “schifo” è stato quello che lo ha spinto ad accusare i suoi ex complici, fra cui il suocero e molti amici del quartiere.
Le ultime dichiarazioni dell’ex picciotto erano state utilissime anche di recente, per l’arresto di alcuni boss di Pagliarelli. Una scelta pesante quella del collaboratore Di Maio che lo ha isolato totalmente anche perchè appena si è dichiarato pentito la moglie, figlia del boss Giuseppe Lo Bocchiaro, ha “rotto il matrimonio. Il giovane collaboratore era stato avvicinato a Cosa Nostra proprio dal suocero: ”Ma poi, aveva iniziato a considerarmi un debole la verità è che io non volevo fare più quella vita”, Di Maio era entrato a far parte di una delle più potenti cosche mondiali. I Genitori di Di Maio si erano sempre opposti al matrimonio del figlio e, profetica è stata la frase di Lo Bocchiaro che, quando il giovane non riusciva più a reggere i ritmi della cosca aveva urlato: “Potrai uscire da Cosa nostra solo da morto”.
Di Maio è anche quello che durante le sue deposizioni ha raccontato come fosse diventata “camurria” l’estorsione di soldi a chi aderisce alle associazioni antiracket: «Se un commerciante aderisce un’associazione antiracket non ci andiamo, non chiediamo il pizzo». Il gioco sembra non valesse più il rischio.
Di Maio era stato arrestato nel marzo 2010 nell’ambito dell’operazione «Paesan Blues» assieme anche al suocero, una notizia del GDS, di quei giorni, si leggeva che Di Maio riceveva 700 euro al mese ed aveva il compito di riscuotere il pizzo nelle vie Oreto, Perez e Amendola. Inoltre, Paesan Blues, eseguita in trade union tra polizia di Stato ed Fbi ha dimostrato che esistono ancora forti legami tra Sicilia ed Usa, e, secondo quanto era emerso grande importanza aveva Roberto Settineri, palermitano sbarcato a Miami “ufficialmente per gestire un’attività di import-export di vini”, di fatto interlocutore siciliano delle storiche famiglie dei Gambino e dei Colombo. Settineri aveva aperto anche il “Sopranos Café”.
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