Di Natale: Totò l’uomo dei miracoli (By Spartaco)

Creato il 13 ottobre 2013 da Simo785

Il 13 è un numero particolare. Per gli appassionati di cabala ha significati diversi, a seconda del Paese d’origine è un numero fortunato, come per esempio per noi Italiani o funesto, chiedere agli anglosassoni che ci prendono in giro per i nostri riti scaramantici, ma il 13° piano degli ascensori lo indicano come 12b. A Napoli il 13 è associato a S. Antonio da Padova, il santo dei miracoli, forse per questo Di Natale (13 ottobre 1977) riesce ad addomesticare con estrema facilità i passaggi imprecisi dei compagni e disegnare traiettorie magiche.

Totò è uno dei “vecchietti” della nostra Serie A che non molla, anzi rilancia. Ha firmato fino al 2015 con la sua Udinese, dopo una stagione passata a decidere se fosse il caso o meno di continuare, fortunatamente ha capito che il fisico e, soprattutto la classe, non lo hanno abbandonato. Il capitano dei bianconeri sta dimostrando che la serietà e la dedizione nello sport possono regalare soddisfazioni anche a uomini maturi come lui: i casi di Toni, Gilardino e Totti stanno lì a dimostrarcelo Any given Sunday. Recentemente Totò ha dichiarato di avere un rammarico legato alla sua attività professionistica: no, non è di aver rifiutato la proposta della Juventus, credo che lo consideri quasi un merito che pochi possono vantare, ma quello di non aver mai giocato con Totti. Forse è lo stesso cruccio che hanno tutti i tifosi del bel calcio, da romanista già immagino un tridente con Totti e Totò a rifinire per un Toni o un Gilardino…chissà se Zeman c’aveva fatto un pensierino…

La fantasia, la potenza del tiro e l’imprevedibilità dovuta alla visione di gioco straordinaria non sono le uniche cose che accomunano i due capitani, ma anche l’amore per la maglia e il rapporto non esaltante con la Nazionale, anche se il re di Udine è stato il solo a segnare su azione alla Spagna negli ultimi Europei.

Antonio ha giocato a lungo nell’Empoli, arrivato in Toscana a 17 anni, sente la nostalgia di casa, dopo qualche ripensamento decide finalmente di impegnarsi con i Toscani e di allenarsi duramente, anche grazie ai consigli dettati dal più maturo Montella, come lui di Pomigliano d’Arco e sotto gli occhi del fortunato D’amato che, nella stessa squadra, oltre all’aeroplanino, ha lanciato anche Caccia e Lodi. Dopo qualche anno passato a maturare in squadre e categorie inferiori riesce a salire in Serie A con l’Empoli, città in cui a 19 anni conosce Ilenia, che diventerà sua moglie nel 2002. Con l’Empoli dura fino alla sua retrocessione in B, avvenuta nella seconda stagione passata nella massima serie.

Stagione 2004/05. Totò va a Udine, con Iaquinta e Di Michele trascina i friulani fino in Champios League. Nel giro di poco tempo conquista la tifoseria, nonostante il suo carattere abbastanza schivo e la sua scarsa dimestichezza con i media e le parole, un po’ meno davanti alla macchina fotografica, per chi ricorda il servizio in intimo insieme ad altri noti calciatori italiani. Totò è uno concreto, fa parlare i fatti, come nel caso di Morosini, dopo il tragico evento si è fatto carico lui delle spese per le cure della sorella o il campo. A suon di gol si guadagna l’amore di gente severa e schietta, come i friulani. Anno dopo anno macina quasi tutti i record: realizza più reti di Bierhoff in una sola stagione, 28 per la precisione (2010), nello stesso anno supera Bettini nella classifica dei marcatori di tutti i tempi, è per due anni di seguito capocannoniere della Serie A, neppure el Matador Cavani riesce a superarlo. Unico record da infrangere quello delle presenze, detenuto da Bertotto, altra ex bandiera friulana, che in 13 anni è arrivato a quota 336.

Pur giocando in una squadra di provincia, Totò è stato l’unico attaccante italiano accostato a Messi e Ronaldo per prolificità, uno dei pochi raggi di sole in un Campionato sotto gli standard qualitativi della Liga e della Premier. Quale augurio fare a una stella come Antonio? Di arrivare al suo obiettivo, quota 200 reti, magari far parte della spedizione in Brasile e, dopo aver onorato il contratto con l’Udinese, di godersi la sua proprietà in Toscana.


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