Di Natale, un gol da cento e lode

Creato il 07 febbraio 2011 da Antoniogiusto

Mentre l'estate moriva, la Juventus si accordava con i Pozzo: sette milioni di euro nelle casse dell'Udinese, e Di Natale si trasferisce all'ombra della Mole. Totò, però, è ancora agli ordini di Guidolin: saggia scelta, quella dello scugnizzo trapiantato in Friuli, risoluto nel rifiutare le avances della Vecchia Signora pur di chiudere la propria carriera con l'Udinese. Una scelta da cento e lode. Cento, come i gol segnati in campionato con la maglia che fu di Zico. Contro la trasandata Sampdoria (un punto nelle ultime cinque giornate) ha offerto un assist ad Alexis Sánchez, educatissimo nel ricambiare il favore sul finire del primo tempo, regalando a Di Natale un cioccolatino da scartare - con maestria: tocco in controtempo - davanti all'incolpevole Curci. Pallone in rete, e corsa a cento all'ora sotto la curva per l'ideale abbraccio con i tifosi: «100 volte grazie, Totò» è la risposta, sotto forma di striscione prontamente srotolato dopo il tanto atteso evento.
Se il cuore parla ormai friulano, le statistiche dicono 118 in Serie A: il quinquennio empolese pesa. E Di Natale non si pone limiti: «Il mio prossimo obiettivo è superare Montella, il mio idolo, a 141», afferma soddisfatto dopo la partita. Riavvolgendo il nastro dei ricordi, si scopre che proprio a Vincenzo Montella, Tonino - così lo chiamano a casa - deve molto. Nati entrambi (calcisticamente, Di Natale è venuto alla luce nel centro storico di Napoli, in via dei Tribunali) nel San Nicola di Castel Cisterna, florido vivaio campano, e trasferitisi all'Empoli in tenerissima età, i due goleador partenopei ebbero modo di conoscersi nel corso della permanenza in Toscana: tempi duri per Totò, che soffre di nostalgia e pensa di mollare tutto. Gli manca il San Paolo, in cui esultava da raccattapalle per le magie di Maradona, gli manca Pomigliano d'Arco, dove i suoi si trasferirono in seguito al terremoto del 1980, e gli manca la sua famiglia: papà Salvatore, barelliere ed imbianchino, i fratelli Paolo, Carmine e Michele, la sorella Anna e soprattutto mamma Giovanna, scomparsa nel 2007 dopo una lunga malattia. Allora Montella, l'Aeroplanino, lo affronta a muso duro, spiegandogli che per diventare un campione non bastano due piedi educatissimi, ma occorre anche avere la testa sulle spalle.
Di Natale recepisce il messaggio, rimane ad Empoli ed inizia a togliersi le prime soddisfazioni. L'esordio in B, contro la Cremonese il 26 gennaio 1997, è forse la prima: pochi minuti, con la consapevolezza di aver dato il proprio - seppure minimo - contributo alla promozione. La Serie A, però, la guarda in televisione. Si fa le ossa in C, prima all'Iperzola, poi quattro partite con il Varese, quindi 12 gol a Viareggio, che gli valgono il ritorno ad Empoli. Cinque anni di impetuosa ascesa in azzurro, e la chiamata dell'Udinese nell'agosto del 2004. Sono passati cento gol da allora (il primo contro il Parma, 19 settembre 2004) ma Totò Di Natale ha ancora voglia di beffare i portieri di tutta Italia e, magari, d'Europa: la classifica, dopotutto, è dalla sua parte.

Antonio Giusto

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