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Di Natale:"Mi voleva la Juve ma sono restato a Udine".

Creato il 23 dicembre 2010 da Juveincampo

di natale.jpgTotò Di Natale non finisce di stupire. Dopo aver trionfato nella classifica cannonieri nella stagione scorsa, con ventinove gol, intende proseguire e confermarsi anche nella stagione 2010-2011. Nella storia del calcio italiano, da quando i Campionati sono a girone unico, hanno conquistato un bottino personale più pingue solo pochi specialisti del gol: Nordhal con 35 e 34 reti, Angelillo con 33, Borel con 32, Meazza, Toni e Nyers con 31, John Hansen e ancora Nyers con 30. Insomma Di Natale si trova in buona compagnia.



Punta al bis anche se non vuole sbilanciarsi. Sempre la storia però dice che sono in pochi coloro che hanno vinto per due anni consecutivi il titolo di miglior bomber o chi ci è riuscito addirittura tre volte (Nielsen, Riva, Boninsegna, Platini, Pruzzo e Signori). La lista potrebbe si potrebbe prò allungare con il nome del bomber napoletano dell'Udinese, che è a quota 10 gol in questa stagione. «Un attaccante è sempre chiamato a segnare - dice Di Natale che si sta godendo un meritato periodo di riposo con la famiglia - ma più che per soddisfazione personale, per il bene della squadra a cui sono molto legato, come a tutto l'ambiente friulano. Anzi spero di segnare in quantità per portare sempre più in alto l'Udinese». In ogni caso il traguardo più immediato per l'attaccante napoletano è raggiungere quota cento gol con la maglia bianconera e all'appuntamento mancano solo sei. «In effetti ci tengo a conseguire questo fatidico traguardo - spiega - con l' aiuto della squadra, che mi è sempre stata vicino, potrei farcela. Se chiuderò la carriera a Udine? Certamente - sorride -. L'ho detto più volte, la scorsa estate ho rifiutato il trasferimento alla Juve, voglio onorare il contratto che mi lega al club friulano sino al 2013. Sono grato alla gente friulana, naturalmente alla società per come mi ha accolto, per come mi sta sostenendo. Il mio traguardo? A parte i cento gol, spero di conquistare i fatidici 40 punti poi, una volta raggiunto il primario obiettivo, potremo ancora fare un pensierino a qualcosa di più. Ma stiamo con i piedi in terra - dice - ci mancano ancora diciassette punti per essere salvi».
Rimane sempre aperto il discorso con la Nazionale. Dopo il mondiale, Cesare Prandelli non lo ha mai chiamato. «Credo sia un capitolo chiuso perchè Prandelli ha iniziato un nuovo ciclo e credo sia giusto se non modifica i suoi programmi». Ma in cuor suo un pensierino lo fa. E se i gol arriveranno anche nella seconda parte del campionato come sono arrivati in questi mesi il Ct non potrà non riprenderlo in considerazione.


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