Osho avrà sicuramente ragione, come accade spesso di trovare risposte a domande nelle sue parole. Ma è così bello in questi giorni di sacrosanto ozio fermarsi a guardare le nuvole, quelle poche e benevole che sovrastano una fine dell’estate infuocata. “Cloudspotting” come terapia dell’anima, modo per ritrovarsi bambini. Eccone una a forma di elefante, l’altra sembra una teiera, questa assomiglia alla gattina Aisha. Da quanto tempo non facevo così? Forse da quando la mia bambina era piccina, ed insieme facevamo mille giochi, che mi riportavano all’infanzia. Poi quel tempo si è trasformato in qualcos’altro, e lei è diventata grande, domani parte per la Scozia con i suoi amici e io resto a pensare…
Guardare le nuvole significa astrarsi, curare le ferite dell’anima, i piccoli dolori che minano il quotidiano. E inevitabilmente finisci per guardare il cielo, questa smisurata immensità che ci sovrasta, “ove per poco
Il cor non si spaura”, come diceva il mio adorato Leopardi. Vanno, vengono, come i pensieri. Per questo le nuvole ci piacciono tanto…