Di processi all'editoria, agli scrittori, e di furbate conseguenti

Creato il 03 gennaio 2011 da Mcnab75

La notte del 31/12/2010 si sono chiuse le iscrizioni al concorso Ucronie Impure. Nell'ultimo giorno, come preventivato, mi sono arrivati ben 18 racconti. Sommati a quelli pervenuti nelle settimane precedenti arriviamo attorno ai 50 racconti in gara, più una decina di altri non ammessi perché del tutto fuori tema.

Non so come lo giudicate voi, ma a me sembra un risultato lusinghiero per un concorso nato da un blog indipendente e autogestito (il mio, si capisce). È stato bello leggere tanto entusiasmo nelle parole di chi mi ha contattato, anche considerando che l'ucronia non è si certo un genere tra i più noti e celebrati in Italia.

Comunque vada a finire, Ucronie Impure si è rivelata un'esperienza interessante, formativa e preziosa. Per voi e per me. Per dimostrare che anche qui, nel nostro paese, c'è la voglia di partecipare, anche quando non ci sono in ballo contratti editoriali, fama e gloria.

Forse la gente sta capendo che la prima cosa a cui è lecito ambire è la qualità, non chissà quale qualifica di "scrittori di serie A". Certo, non mi faccio illusioni: vedo anch'io la costante massa di dilettanti allo sbaraglio, lanciati verso la sospirata (non da me) meta della pubblicazione cartacea. Giovanotti il cui merito è quello di scrivere qualcosa che può potenzialmente vendere (vampiri, fantasy, horror romantici).

A voler ben guardare non è mai stato facile come oggi ambire a piazzare un proprio libro sugli scaffali di Feltrinelli e Mondadori, se si ha la voglia e il fegato di scrivere certa roba. Perfino autori molto più in gamba rispetto alla media si sono lasciati attrarre dall'idea di seguire il flusso, pubblicando romanzi molto al di sotto delle loro capacità, ma vendibili al pubblico di lettori cerebrolesi che detta legge sul mercato.



Tuttavia qui inizia e finisce la mia invettiva contro il malcostume del settore. Delusi? Mi dispiace.

So benissimo che potrei triplicare gli abituali utenti del Blog sull'orlo del mondo lanciandomi in invettive velenose contro specifici scrittori e romanzi. In breve diventerei uno dei blogger più seguiti d'Italia. Altri lo fanno, partendo da basi numeriche (scusate l'immodestia) assai inferiori a quelle di questa mia casa virtuale.

Mai come in questi ultimi mesi ho assistito alla nascita di blog e siti dedicati alla sistematica distruzione di romanzi, messi sotto la lente d'ingrandimento da pagina 1 alla parola “Fine”, e quindi smontati con furia jihadhista. Attenzione: non che certa spazzatura libraria meriti una sola sillaba di difesa da parte mia. Anzi, il mio augurio è che gli editori che propongono tali scempiaggini finiscano in bancarotta entro il 2011.

Detto ciò, trovo molta paraculaggine in molti blogger che si dedicano a questi allegri massacri. Perché essi sanno che è un sistema pratico e semplice per attirare frotte di visitatori con propositi omicidi. Sia che si tratti di poveretti stanchi di leggere romanzi orrendi, sia che amici e parenti dello scrittore crocifisso di turno, pronti a difenderlo contro ogni logica e buon senso.

Per dirla tutta, gli unici polemisti di questo genere che riescono a piacermi sono quelli come Zweilawyer, che ci mette molto sarcasmo e, ma questa è un'impressione mia, assai meno cattiveria di quanto potrebbe sembrare a una prima lettura delle sue recensioni.

Invece non sopporto più i maestrini. Quelli che elencano decine di saggi di scrittura, e che credono che la stesura di un romanzo debba essere sempre e comunque qualcosa di simile al piano d'invasione della Polonia: metodico, spietato, pianificato secondo regole inflessibili e severissime.

Capiamoci: probabilmente sbaglio io. Quasi di sicuro è necessario davvero seguire una serie di comandamenti divini per poter scrivere un romanzo decente. Quasi di sicuro occorre leggere almeno una decina di saggi prima di avere l'ardire di abbozzare un raccontino da proporre agli inflessibili recensori, custodi supremi del sapere.

Io, invece, ringrazio ancora tutti coloro che hanno partecipato a Ucronie Impure. Magari sbagliando, magari scrivendo sciocchezze, ma spesso (non sempre, questo va detto) con molta umiltà ed entusiasmo. Perché da qualche parte bisogna pur iniziare, e credo che intimorire i potenziali scribacchini di domani sia tanto grave quanto pubblicarli anche se sono delle capre.

Ci sarebbero altre polemiche da fare, che non prendersela coi singoli scrittori. Per esempio occorrerebbe parlare del vergognoso calo qualitativo dell'editoria tradizionale italiana, dove ruoli quali editor, traduttori e perfino impaginatori stanno pian piano perdendo la professionalità minima indispensabile (generalizzo, si capisce). Oppure bisognerebbe fare una bella indagine online su presunte associazioni culturali che si improvvisano case editrici, senza però offrire nulla (o quasi) di ciò che tali figure dovrebbero offrire. Senza bisogno di citare gli editori con contributo, che oramai conosco un po' tutti.

Tutto questo discorso per dire che Il blog sull'orlo del mondo continuerà a proporre spazi creativi e sperimentali, anche dopo la conclusione di Ucronie Impure e del Survival Blog (chiusura prevista per febbraio). Lascio i trolleggiamenti vari ad altri. Idem per quel che riguarda le lezioni di alta scrittura. Di tanto in tanto si tornerà a parlare di editoria, ma credo che difficilmente mi occuperò di singoli casi, dedicando a essi post chilometrici scritti col sangue.

Questo post voleva essere a metà tra un vago impegno con voi lettori, e uno sfogo contro una certa tendenza della blogosfera. Tendenza che trovo pretestuosa, più che polemica (le polemiche in sé a me piacciono).

Detto ciò, se avete qualcosa da aggiungere, vi lascio volentieri parola.


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