Poi arrivò il Tarta. Con lui iniziò il lento processo di disgregazione delle scempiaggini che fino a poco tempo prima proferivo con tanta convinzione (uno su tutti: cosleeping? orrore!). Ma La Scuola continuava ad avere per me quell'aspetto idealistico-vocazionale che fino ad allora mi aveva sempre contraddistinta. Poi la decisione di lasciare le supplenze al nido per stare a casa col tarta: nella mia esperienza avevo visto troppe cose che non quadravano nei nidi, e no, non potevo lasciarlo nel primo nido. E manco nel secondo. E qui iniziò la nostra esperienza di home-schooler, quando manco sapevo che esistesse questa parola. Mi ha sempre fatto divertire il fatto che il figlio di un'educatrice non andasse al nido, e questo contrasto l'ho sempre sentito foriero di un "qualcosa", che non sapevo ancora bene individuare.
Intanto mi sono messa a studiare: Kohn mi ha aperto la testa, Montessori mi ha entusiasmata e riempita di ammirazione, Juul mi ha dato suggerimenti e conferme. L'hanno scorso mi sono resa conto che di lì a poco avremmo dovuto pre-iscrivere il tarta alla materna: il maritozzo entusiasta all'idea, io per niente. Abbiamo chiesto un colloquio prima, ci sono sembrate maestre disponibili a collaborare in un certo senso, pareva che il bimbo e il suo benessere fosse il centro del lavoro. Vabbè, ci proviamo, speriamo. Facciamo le riunioni, cerco di fare buon viso a cattivo gioco, alla fine mi entusiasmo quasi: in fondo era il tarta a dire di voler andare, e avevo l'impressione che a casa si stufasse, avesse bisogno di altro. Lo accompagno, lui vive i primi tre giorni in maniera entusiasta: quasi manco mi fila, nonostante la sua naturale ritrosia nei consfronti degli sconosciuti ha voglia di andare ed è contento. Il quarto giorno è già un po' meno propenso, poi si ammala. Sta qualche giorno a casa e, quando rtorniamo a scuola, non mi molla più. Proviamo ancora per una settimana, ma lui non ne vuole sapere di lasciarmi tornare a casa: lì vuole stare con me. Intanto io sento frasi, vedo atteggiamenti, che proprio non condivido: "non piangere, fai l'ometto", "prima piangevi, ora hai smesso e sei di nuovo bravo", "stamattina siete stati più o meno, eh, ora siete stati bravi"... la sensazione del ricatto morale e del plagio è molto forte e mi sento a disagio. Inizio a sentire la fretta delle maestre affinchè il tarta si stacchi, mi mette ansia. Cerco comunque di essere positiva, di parlarne, di agevolare il più possibile. Ne parliamo, lui dice che è stufo. E ci penso. In fondo a casa ha più omeno gli stessi giochi, tutte le volte che lo porto o lo vado a prendere sono nel caos fracassosissimo del salone oppure seduti sulle sedie. Ettecredo che si stufa. A quel punto, però, un po' forzati dalle costrizioni delle regole della scuola dobbiamo prendere una decisione: le maestre mi dicono che "se lo voglio inserire" dobbiamo fare "come con tutti gli altri" (= farlo piangere), io rispondo loro che io non voglio proprio inserire nessuno, che se il tarta ha piacere di andarci ed è per lui una bella esperienza ci andrà, altrimenti no (maestra sconvolta: "ah."). Però capiamo: so come funziona la scuola e so che non posso pretendere cambi le regole per noi, quindi parliamo col tarta e gli spieghiamo quali sono le regole della scuola, che se ci vuole andare però non può farlo con noi, deve farlo da solo, altrimenti non ci andrà e farà altro. E lui decide: non ci vuole andare. Da quel momento è irremovibile e per un paio di mesi non ne vuole più neanche sentir parlare.
E io penso. Penso, penso a quanti alambiccamenti mi sono fatta sulla scuola, sull'opportunità di mandarlo o meno, quando bastava solo dargli fiducia e la possibilità di scegliere.
E siamo ripartiti, recuperando un po' della relazione che è stata un po' più traballante in quest'ultimo anno e mezzo (per la mia stanchezza, il mio nervosismo). Abbiamo ripreso Home-Trippin', in chiave più seria, più dedicata e poi gli incontri con Mamma VoliPindarici, sempre così strabordante di ricchezza interiore e mentale, che mi riempie di spunti e stimoli e mi apre nuove porte e punti di vista.
Vediamo dove ci porterà questo percorso, alla ricerca del giusto equilibrio tra impronta genitoriale e libera corsa filiale..
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Convergenze parallele (osservazioni generali in margine agli Esami di Stato)
Ci sono cose che non si possono pubblicare in forma narrativa, o per lo meno non in tutti i tempi. Così, mentre l’attesa degli esiti ufficiali degli orali... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Povna
DIARIO PERSONALE, PER LEI, SCUOLA -
Tempi di cottura
Ore 4.30. Una mattina come tante di un lunedì come tanti. Mentre la maggior parte delle persone sta ancora dormendo, suona la sveglia di Anna Maria: una... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Andrea Venturotti
RACCONTI, TALENTI -
Che lavoro fai???? vivo!!
Rifletto spesso , forse troppo sulla mia vita attuale , non amo i paragoni con il prima , preferisco concentrarmi sul QUI E ORA , per questo ancora di più mi... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Riccardomichela
CONSIGLI UTILI, PER LEI -
“Chiedimi quello che vuoi. La trilogia” di Megan Maxwell
La trilogia: Chiedimi quello che vuoi-Ora e per sempre-Lasciami andare via Dopo la morte del padre, Eric Zimmerman, proprietario della compagnia tedesca... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Vivianap
CULTURA, LIBRI, RACCONTI, TALENTI -
Quel che resta del viaggio – guida rapida su Melbourne e Victoria
In preda a un jet-lag che mi fa addormentare alle dieci della sera e svegliare alle sei del mattino, ho ripreso la mia vita a Barcellona. Sono scesa dall'aereo... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Giulia Calli
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
Famiglia atipica is better than no famiglia
C’era bisogno di un’altra opinione, un altro sproloquio, un altro post sulle famiglie atipiche? Sicuramente no. Avevate bisogno che io mettessi nero su bianco... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Gynepraio
OPINIONI, TALENTI