Di scrittura, scrittori e pseudo tali

Da Elys

L’Italia è un paese strano e pieno di paradossi. Costruito su maschere e apparenze e spesso privo di sostanza. Quello che leggo quando mi arrivano i testi da valutare sono storie costruire sul nulla, senza spessore, analisi psicologica, coerenza, verosimiglianza e ricolme di errori: grammaticali, di sintassi, di significato. Un pianto insomma.
Di solito il “buongiorno si vede dal mattino” e se già la sintassi è fatta con i piedi, difficilmente il resto potrà essere migliore. Ma l’ironia della situazione è vedere in tanti blog, siti, social network o gruppi che l’unica preoccupazione di certi aspiranti scrittori non è imparare l’italiano e le regole base per la costruzione di un plot narrativo, bensì come difendersi dagli editori a pagamento, scegliere la giusta casa editrice, pubblicizzare al meglio il proprio scritto e via dicendo. Ora poi nell’epoca dove spopola Facebook inciampo spesso in richieste d’amicizia avanzate con l’unico scopo di provare a rifilare il loro testo edito e guai a dire che questa è pubblicità. Ognuno inserisce quel che vuole nella propria bacheca. Vero ma se il messaggio è con tutta evidenza propaganda di un prodotto a casa mia lo ritengo uno spam, proprio in virtù della consapevolezza di renderlo visibile a tutti i propri contatti. C’è troppa ipocrisia in giro. Troppa gente piena di sé e convinta d’essere il genio incompreso della letteratura contemporanea. E sono stanca. Ecco perché ho deciso di decurtare dai miei contatti le persone di questa risma (non ci casco più!).
Tutti sono convinti di poter fare gli scrittori. Non c’è nulla di più falso in cui credere. Scrivere, come dipingere o suonare sono doni. Si può essere un discreto esecutore ma l’artista vero è un’altra cosa. Artista vero si nasce e non si diventa.
Foto di Olivanderhttp://www.flickr.com/photos/olivander/Licenza Creative Commons

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