Ho tenuto Tinder installato sul cellulare per ben 6 ore della mia vita.
Ho capito che lo small talk del cazzo che è l’inizio di quasi ogni corteggiamento, “Come ti chiami, cosa fai, di dove sei”, dal vivo, vicino a un bel ragazzo, che odora di buono, che magari ogni tanto ti sfiora il braccio mandandoti scariche elettriche fino al ventre, è anche gradevole; ma via messaggio è veramente una palla.
Poi c’è sempre il discorso della potenziale fregatura: magari ha messo la foto del cugino, del vicino di casa, insomma di qualche figo, e invece in realtà è un nerd, o è sfigurato, o è un cane.
A questo proposito, lo Spirito Guida mi ha confidato che in gioventù bazzicava le chat fingendosi donna per burlarsi di poveri virgulti, finché uno si è innamorato del suo personaggio.
Io non sono affatto stupita di questa conclusione: conferma la mia teoria secondo la quale per gli uomini la donna ideale è in realtà un uomo con le tette, mentre per le donne l’uomo ideale è una donna col paruolo.