Chi frequenta questo blog fin dagli inizi, magari si ricorderà di un post in cui raccontavo la prima volta in cui sono entrato in Rai a Milano. Bene, oggi è stata la seconda e, senza che diventi un'abitudine, quella di rendervi partecipi di ogni mia visita in Corso Sempione, non posso esimermi dal fare un breve resoconto dell'ora trascorsa nei meandri di mamma Rai. L'occasione arriva inaspettata e consiste nel parlare brevemente del rapporto tra le scarpe della Dr. Martens e le sottoculture giovanili, quindi skinheads, mods, punk e via dicendo. Insomma, la mia partecipazione a tre minuti di un programma intitolato "Glam" - in onda martedì prossimo a mezzanotte sul secondo canale - è indolore e me la cavo in poco tempo e senza rifare troppe volte. Il motivo reale di questo post, quindi, sta nell'ambientazione usata per le mie riprese, ovvero il magazzino in cui sono custoditi tutti i vinili - 33 e 45 giri - spediti alla Rai nel corso degli anni, a occhio e croce dai Cinquanta in avanti. Per i primi dieci minuti soffro di sindrome di Stendhal e non posso credere alla quantità di dischi che mi circonda, poi cerco di mostrarmi professionale e di dare retta a quello che l'autrice del programma e i cameramen cercano di dirmi. Impossibile, il collo e la testa si girano naturalmente verso le pareti di vinile e occhi e dita scorrono senza sosta alla ricerca di qualche chicca. Dopo aver scoperto che gli album e i singoli sono semplicemente divisi per etichetta discografica (e in nessun ordine alfabetico, per cui capita di trovare due cofanetti di Luciano Berio accanto a Califano e Cocciante) - un metodo demenziale che fa il paio con quello di un mio caro amico che sistema(va) i 33 giri a seconda del colore della costina - cerco di districarmi in mezzo a quel casino assurdo: per caso incoccio nella discografia completa dei Chrisma e trovo persino un 12" promozionale di "C-Rock" che mi fotterei all'istante, ma il momento clou arriva quando intravedo un cartello che mi segnala la sezione dei dischi della Stiff Records, label di cui ho appena parlato nel mio programma radio. In preda a una controllata esaltazione tiro fuori nell'ordine le raccolte "Stiff Live" e "Heroes & Cowards" e i dischi di Ian Dury, Wreckless Eric, Damned, Nick Lowe e "My aim is true" di Elvis Costello. Sulla copertina, in pennarello, è evidenziata "Alison" come canzone consigliata. Sul retro, invece, per chi avesse dubbi, è specificato il genere musicale: vocal rock! Me la rido da solo, interrotto dal regista che mi spiega le inquadrature e, con assoluto candore, mi dice: "dai, ci torniamo un'altra volta qui, tanto di questo posto non frega niente a nessuno, è praticamente abbandonato...".
Chi frequenta questo blog fin dagli inizi, magari si ricorderà di un post in cui raccontavo la prima volta in cui sono entrato in Rai a Milano. Bene, oggi è stata la seconda e, senza che diventi un'abitudine, quella di rendervi partecipi di ogni mia visita in Corso Sempione, non posso esimermi dal fare un breve resoconto dell'ora trascorsa nei meandri di mamma Rai. L'occasione arriva inaspettata e consiste nel parlare brevemente del rapporto tra le scarpe della Dr. Martens e le sottoculture giovanili, quindi skinheads, mods, punk e via dicendo. Insomma, la mia partecipazione a tre minuti di un programma intitolato "Glam" - in onda martedì prossimo a mezzanotte sul secondo canale - è indolore e me la cavo in poco tempo e senza rifare troppe volte. Il motivo reale di questo post, quindi, sta nell'ambientazione usata per le mie riprese, ovvero il magazzino in cui sono custoditi tutti i vinili - 33 e 45 giri - spediti alla Rai nel corso degli anni, a occhio e croce dai Cinquanta in avanti. Per i primi dieci minuti soffro di sindrome di Stendhal e non posso credere alla quantità di dischi che mi circonda, poi cerco di mostrarmi professionale e di dare retta a quello che l'autrice del programma e i cameramen cercano di dirmi. Impossibile, il collo e la testa si girano naturalmente verso le pareti di vinile e occhi e dita scorrono senza sosta alla ricerca di qualche chicca. Dopo aver scoperto che gli album e i singoli sono semplicemente divisi per etichetta discografica (e in nessun ordine alfabetico, per cui capita di trovare due cofanetti di Luciano Berio accanto a Califano e Cocciante) - un metodo demenziale che fa il paio con quello di un mio caro amico che sistema(va) i 33 giri a seconda del colore della costina - cerco di districarmi in mezzo a quel casino assurdo: per caso incoccio nella discografia completa dei Chrisma e trovo persino un 12" promozionale di "C-Rock" che mi fotterei all'istante, ma il momento clou arriva quando intravedo un cartello che mi segnala la sezione dei dischi della Stiff Records, label di cui ho appena parlato nel mio programma radio. In preda a una controllata esaltazione tiro fuori nell'ordine le raccolte "Stiff Live" e "Heroes & Cowards" e i dischi di Ian Dury, Wreckless Eric, Damned, Nick Lowe e "My aim is true" di Elvis Costello. Sulla copertina, in pennarello, è evidenziata "Alison" come canzone consigliata. Sul retro, invece, per chi avesse dubbi, è specificato il genere musicale: vocal rock! Me la rido da solo, interrotto dal regista che mi spiega le inquadrature e, con assoluto candore, mi dice: "dai, ci torniamo un'altra volta qui, tanto di questo posto non frega niente a nessuno, è praticamente abbandonato...".
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