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Di Vittorio: 42 milioni di euro di debiti.

Creato il 19 ottobre 2015 da Bernardrieux @pierrebarilli1

Di Vittorio: 42 milioni di euro di debiti.Sono esattamente 653 le persone o imprese che hanno chiesto di riavere soldi dalla fallita coop Di Vittorio. Per la gran parte si tratta di soci della cooperativa della Bassa parmense che avevano trasformato i loro risparmi in credito sociale, alcuni poche centinaia di euro, altri alcune decine di migliaia, fidandosi di chi gestiva soldi e immobili. Ma ci sono anche imprese, professionisti e pure persone che nella Di Vittorio hanno avuto ruoli di responsabilità e perfino di controllo. Ma non tutti loro sono stati ammessi nel lunghissimo elenco dei creditori prodotto dai curatori fallimentari Luciano Ragone e Paolo Capretti dopo un lungo, faticoso lavoro di studio di carte ingarbugliate.La Di Vittorio è fallita dopo aver nascosto a lungo il reale stato di dissesto, coperto anche con l’aiuto di enti finanziari. Prima ha cercato la via del concordato, al quale si è sovrapposto un tentato accordo di negoziazione del debito con le banche. Alla fine è arrivato il fallimento. Come noto, la Di Vittorio ha costruito e assegnato centinaia di case in molti Comuni del parmense, ma poi ha iniziato a investire in altri campi attraverso una catena di controllate e i soldi non bastavano più. Finanziamenti arrivati per fare case, sono stati spostati su altre attività. I soldi prestati dai soci pure. Quando l’anno scorso la pentola è saltata, gli scottati sono stati tantissimi: oltre ai 653 creditori, anche chi abita nelle case della cooperativa, che resta la proprietaria.42 milioni di euro di debitiI debiti riconosciuti della cooperativa Di Vittorio ammontano a 42.050.652 euro. I curatori nominati dal Tribunale hanno escluso pretesi crediti per oltre 4 milioni di euro e declassato altri 18,5 milioni da crediti in prededuzione o privilegiati a crediti chirografi, gli ultimi considerati, che in questo procedimento rischiano di non essere pagati neppure per una minima percentuale.Moltissime persone che avevano trasformato i loro risparmi in credito sociale della coop e che sono anche affittuari di alloggi della Di Vittorio, hanno proposto di convertire il denaro versato in mensilità di affitto, ma questa compensazione perché non previsto dalle norme che regolano i fallimenti. Gli affitti si devono ancora pagare, mentre per riavere i risparmi bisogna sperare in un improbabile miracolo. Tutto il credito sociale è infatti parte del conto dei crediti chirografari, un buco da 31,4 milioni di euro, che difficilmente verrà mai riempito.Sono state cancellate le quote sociali di tutti i soci, versate per iscriversi alla Di Vittorio, perché “quota di capitale di rischio”I sindaci che si sono comportati con “scarsa diligenza”Fra i tantissimi che hanno chiesto di avere indietro soldi dalla Di Vittorio, ci sono diversi suoi ex amministratori, o amministratori di cooperative collegate, come l’ex presidente Franco Savi, Giorgio Savi, Ivan Savi, Gianni Ambanelli, Yuri Tosini, Stefano Rampini, Paola Faroldi, ecc.. I loro crediti sono nell’elenco dei chirografari, ma in alcuni casi ridotti.Sono state respinte tutte le fatture dei sindaci contabili della cooperativa. Ad alcuni perché pur riconoscendo che ognuno di loro “abbia complessivamente svolto con correttezza l’incarico”, comunque si rileva “non ha assunto le opportune iniziative volte alla tutela della società del ceto creditorio”. Altri perché “i comportamenti osservati non appaiono compiuti con la diligenza” dovuta.Cancellati anche parte dei compensi di alcuni professionisti che avevano lavorato per la Di Vittorio dopo che la crisi era diventata finalmente nota, in alcuni casi perché il “lavoro svolto non ha apportato alcun contributo alla società fallita”, ma anche perché i loro incarichi erano stati “atto eccedente l’ordinaria amministrazione”. Di altri professionisti e imprese non sono stati riconosciuti i crediti perché non provati, non portati a termine o per la pretesa di compensi esagerati, fuori mercato.Le banche e i mutui irregolariFra i maggiori creditori della coop fidentina ci sono le banche Carige e Caribo, che nel fallimento rischiano di perdere rispettivamente circa 5,8 e 8,4 milioni di euro. I due istituto di credito avevano chiesto di considerare come privilegiati questi crediti, perché legati ad ipoteche, ma i curatori hanno negato il valore di queste ipoteche e hanno declassato i crediti a chirografi perché nei prestiti dalla Carige e in parte di quelli della Caribo sono state riscontrate irregolarità: il denaro è stato usato per scopi diversi da quelli per era stato concesso, cioè fare case, e l’ipoteca grava su immobili che la Di Vittorio possedeva in solo diritto di superficie, per di più stimati molto più del loro vero valore.La Caribo, oltre agli 8,4 milioni di crediti chirografi, vantano altri 7,1 milioni di crediti privilegiati – legati ad ipoteche regolari – e ulteriori 775mila euro chiesti come penale per l’estinzione anticipata di mutui, soldi esclusi del tutto per vari motivi, compreso il mancato “rispetto del limite massimo di finanziabilità” e perché la banca ha già avuto “somme indebitamente incassate” con negoziazioni di derivati.Anche gli enti pubblici perdono soldiFra i creditori ci sono anche il Banco Popolare (2,3 milioni), il Comune di Fidenza (1,3 milioni, ma aveva chiesto 186mila euro in più per mancate promesse sponsorizzazioni, non riconosciuti come credito legittimo), il Comune di Salsomaggiore (50mila), la Regione Emilia-Romagna (1,8 milioni), Equitalia (181mila euro), la Domina scrl, che sta costruendo in città in strada Santa Margherita (295mila euro, ma ne chiedeva 471mila), la Lega Cooperative (50mila), Emiliambiente (10mila).http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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