Diaframma

Da Alfonsigianni

All’interno della maggior parte degli obiettiva, tra il gruppo di lenti anteriori e quello posteriori, è posto il diaframma regolabile, simile all’iride dell’occhio. Il movimento allarga e stringe le lamelle per permettere il passaggio della luce. L’apertura si regola ruotando una ghiera, anch’essa posta all’estremità inferiore dell’obbiettivo, ghiera dei diaframmi (immediatamente sopra c’è la scala delle distanze). Nelle reflex monoculari il diaframma non si chiude completamente ruotando la ghiera, ma rimane tutto aperto e si chiude sul valore preselezionato solo allo scatto.

Le varie aperture del diaframma si trovano in corrispondenza di una serie di tacche . Tale serie costituisce una scala di valori, indicati da numeri f (vedi articolo profondità lunghezza focale), da notare, come in figura, che più piccola è l’apertura maggiore è il numero f (comunemente detto stop).

Il diaframma funziona come un “rubinetto” della luce: ogni volta che, chiudendolo, si passa da un numero a quello immediatamente superiore, si dimezza la quantità della luce che passa attraverso l’obiettivo.

Come funziona il Diaframma?

I numeri f indicano un rapporto, cioè la lunghezza focale divisa per l’effettivo diametro dell’apertura. Così f/2 significa che l’apertura del diaframma misura metà della lunghezza focale, f/4 significa che è un quarto, e così via.

Sempre per spiegare tutto  con parole molto povere questo significa che: se usate uno zoom dovete avere un’apertura dei diaframmi maggiore per mantenere luminoso lo stesso soggetto che inquadrate con un grandangolo che deve avere un’apertura dei diaframmi minore.

Il movimento delle lamelle da luogo a quel “fenomeno” detto apertura

via HowStuffWorks.com

All’interno di ogni obiettivo ci sono delle lamelle che sembrano delle “pale”. Queste lamelle aprendosi e chiudendosi danno luogo a quella che comunemente viene chiamata l’apertura, ovviamente anch’essa contribuisce all’esposizione controllando la quantità di luce che passa attraverso la lente e che arriva al sensore/pellicola.

Queste lamelle del diaframma possono essere chiuse un po per consentire a meno luce di entrare  o aperte un po di più per consentire ad una maggiore quantità di luce di passare. Ogni obiettivo, però, ha dei limiti di apertura, e vedrete che quelli con maggiore apertura (f 1.4 o f 2.8 ad esempio) sono molto più costosi di quelli con aperture più alte.

L’apertura è anche responsabile della profondità di campo ovvero la zona o porzione di immagine che risulta correttamente a fuoco.

via HowStuffWorks.com

Immaginate una persona in piedi di fronte a una libreria. Se si utilizza un diaframma aperto come f/2, il volto della persona sarà messo a fuoco mentre la libreria risulterà sfuocata. Questo “fenomeno” si chiama profondità di campo (depth of field). Al contrario, se si utilizza un diaframma chiuso, come f/16, sia la libreria che il viso della persona saranno a fuoco.

Un’altra cosa influenzata dell’apertura o meno del diaframma e la nitidezza delle immagini ottenute. Ogni obiettivo lavora al massimo dei dettagli ad una determinata apertura di diaframma. Solitamente le migliori performance si ottengono 1 o 2 stop in meno rispetto alla maggior apertura concessa dalla lente. Ad esempio se con un obiettivo 18-55mm f/3.5-5.6 scatti alla lunghezza di 55mm, l’apertura migliore per catturare più dettagli va da f/8 a f/11.

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