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Dialogo fra il Papa e Scalfari: una prima considerazione – autore Sara.

Da Michele Orefice @morefice73

Ho letto di recente con calma il dialogo che si è tenuto fra il Papa e Scalfari. Fra le tante considerazioni che si potrebbero fare e che magari farò nei prossimi giorni, una in particolare vorrei oggi provare ad articolare. E’ del resto un pensiero che da tempo ricorre in me frequente. Scalfari dice: 

“la società moderna in tutto il pianeta attraversa un momento di crisi profonda e non soltanto economica ma sociale e spirituale. Lei all’inizio di questo nostro incontro ha descritto una generazione schiacciata sul presente. Anche noi non credenti sentiamo questa sofferenza quasi antropologica. Per questo noi vogliamo dialogare con i credenti e con chi meglio li rappresenta”.

Perché un non credente sente l’esigenza di dialogare con un credente? Perché nel 2013 la Chiesa ha ancora una sua centralità? Perché quello che dice il Papa viene pubblicato nei telegiornali, nei quotidiani, ecc, insomma fà notizia? Insomma perché la società laica, sempre più invischiata nelle cose terrene, sempre più dominata dal relativismo e dall’egemonia dell’Uomo, Super-uomo rivolge il suo interesse verso la Chiesa?

Io a queste domande mi sono data una risposta che non pretende di essere né l’unica né quella giusta. E’ semplicemente quella che mi piace. Ieri sera sentivo per Radio le quattordici cose che bisogna fare, secondo l’insegnamento cristiano, per praticare la carità. Sette soddisfano bisogni corporali (dare da mangiare, da bere, visitare gli ammalati ecc)  e sette i bisogni spirituali (consolare, consigliare i dubbiosi ecc). La Chiesa, accantonando per un momento tutti gli sbagli che ha fatto e che forse fà e farà in futuro (perché è fatta di uomini così come le istituzioni laiche, che allo stesso modo sbagliano e sbaglieranno sempre), ha sempre predicato buoni insegnamenti. Insegnamenti universalmente validi e quindi intramontabili. Sopratutto al giorno d’oggi, quando ci si sente un po’ tutti in balia del vento, quando ogni giorno ci si alza e se ne sente una nuova, quando si tenta di negare l’evidenza, di snaturare le cose più semplici, di forzare la realtà (un esempio a caso: chiamare i genitori non più mamma e papà ma genitore 1 e 2), nasce chiara l’esigenza non solo per i credenti ma anche per i non credenti di rivolgersi alla Chiesa, che sembra l’unica ancora in grado di dire “pane al pane e vino al vino”, di gridare a tutti che ci riempiono la testa di balle e di “monate”, che ci confondono quelle poche idee chiare che abbiamo. L’unica che continua a dire che al centro di tutto dobbiamo mettere l’amore, la carità, i bisogni naturali dell’uomo. Tutti quei valori universali che da sempre , quando li rispettiamo, ci fanno sentire bene. E’ inutile che ci giri tanto attorno. Seguire l’insegnamento di  Cristo fa sentire bene, felici e gioiosi. Sentimenti che in questi periodi di incertezza economica, morale, e di crisi sociale e spirituale, fatichiamo a provare.

Credo che sia questo il motivo che spinge Scalfari a dire quelle parole che ho riportato e forse, aggiungo io, forse questa esigenza nasce anche dal fatto che anche se si nega l’esistenza di Dio, ciò non toglie che Dio esiste lo stesso e con Lui, anche la tensione insita in ogni uomo verso l’infinito e il trascendente. Infine i non credenti possono porsi che obiettivi terreni che con l’avanzare poi degli anni capiscono e sentono che sono tutti passeggeri. Il senso di infinito nelle loro vite è stato tacitato con risposte immanenti e così nelle loro vite manca quell’impalcatura al vivere, quel sostegno che invece il credente ha. Ma se non si riempie quel buco che abbiamo dentro con l’apertura verso una dimensione ultraterrena, rimane forte il senso che qualcosa manca. Rimane una tristezza che è tutta dei nostri tempi, un senso di futilità della vita, di non senso: che il credente non ha e non avrà mai. Si sente ancora forte la voglia di relazionarsi con la Chiesa perchè è l’unica che porta avanti le parole intramontabili di Gesù. Passeranno i regni, passeranno i secoli, ma le sue parole non tramonteranno mai.


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