Diana – La storia segreta di Lady D. (2013): Recensione

Creato il 11 ottobre 2013 da Mcnab75

Diana – La storia segreta di Lady D.
di Oliver Hirschbiegel
Gran Bretagna, Francia, Belgio, Svezia, Mozambico, 2013

Cambiamo per una volta il genere di film recensiti qui su Plutonia.
Oggi parliamo infatti del tanto criticato Diana – La storia segreta di Lady D., di cui non vi riporto nemmeno una sinossi, dal tanto che è nota la storia trattata dal film in questione.
Mi limito a specificare, per chi non lo sapesse, che la pellicola prende in considerazione gli ultimi due anni di vita della principessa del Galles. Periodo in cui la separazione da Carlo era cosa fatta (ma non il divorzio), e in cui Diana cercava al contempo di affermare la sua figura di promotrice di cause benefiche e di ricostruirsi una vita sentimentale.
Il regista è il bravo Oliver Hirschbiegel, tedesco, noto per aver girato il film La Caduta, sugli ultimi giorni di Adolf Hitler nel bunker di Berlino.

La storia segreta di Lady D. ha un filo narrativo piuttosto intimista.
Non vengono rievocati gli intrighi di corte, le antipatie con la Regina, i tradimenti di Carlo. Nel film non c’è nulla di tutto ciò. Anzi, i reali nemmeno si vedono, se non i figli della principessa, in un solo, brevissimo passaggio.
Per il resto Hirschbiegel si limita a mettere in scena Diana e la sua storia d’amore, ma anche il consolidarsi del suo “mito”, del suo ruolo di icona degli anni ’90, come testimonial di cause umanitarie e sociali.

Una scelta, quella del regista, che senz’altro ha deluso chi si aspettava morbose rivelazioni sulla vita e sui dissidi della monarchia britannica. Delusi sono anche tutti coloro che volevano rimandi e accenni alla teoria del complotto, che pure esiste e gode ottima salute. Sì perché ovviamente, come accade per tutti i personaggi famosi, ci sono voci che raccontano di come Lady D. sarebbe stata uccisa dai servizi segreti, simulando poi un incidente.
Ma passiamo oltre. Magari su questa questione torneremo in futuro, su altre rubriche del blog.

Il film è dunque delicato. Sfugge alla morbosità – come già detto – e alla facile cavalcata delle polemiche triviali. In tal modo la pellicola di Hirschbiegel ha goduto di minor battage pubblicitario, ed è stato criticato proprio per il suo essere troppo romantico, intimista e poco corale.
Che poi sono proprio i motivi per cui a me non è dispiaciuto affatto.
Certo, la recitazione della sempre brava Naomi Watts rende tutto più godibile. Più bello, oserei dire. La Watts non è un’imitazione bislacca di Diana, ma riesce a ricordarla, senza scimmiottarla in modo sciocco.
Anche Naveen Andrews, il Sayid di Lost,  fornisce una buona prova, interpretando l’amore segreto della principessa, il cardiochirurgo di origine pakistana Hasnat Khan. Il film è focalizzato proprio sulla storia tra Diana ed Hasnat, ammantando il tutto in un’inaspettata dimensione minimalista. Bizzarro, visto che sicuramente parliamo di quella che negli anni ’90 era la “donna più famosa del mondo”.
Eppure, a parer mio, La storia segreta di Lady D. funziona così, raccontando la storia di una disperata ricerca di normalità e di serenità.
Cose che, a voler ben guardare, a molti di noi sono negate, anche senza appartenere a questa o quella dinastia monarchica.

La storia segreta di Lady D. non è un film trascendentale, né consegna il mito della principessa del Galles a una nuova interpretazione.  Soffre probabilmente di qualche momento di eccessivo buonismo, anche se sfugge alla tentazione dell’agiografia. Tuttavia è un lavoro onesto e, una volta tanto, lontano dal sensazionalismo.
Che poi alcuni noti critici hanno accusato Hirschbiegel proprio di questo: di aver dato troppo spazio all’amore e poco alla tragedia.
Un giorno dovremo poi parlare, di questa diffusa convinzione che tutti i buoni sentimenti siano oramai da bocciare e da deridere. Visto che siamo – per fortuna! – ben lontani dalle melensaggini di certi film romantici pensati per la TV, non vedo perché la pellicola del regista tedesco debba essere bocciata perché parla d’amore.
Chiaramente è lecito che non piaccia, ma giudicarla kitsch per questo motivo è solamente stupido.

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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