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Diari di Venezia70 PARTE 1: "Adoro Venezia quando sogna pecore blu e porci rossi"

Creato il 19 settembre 2013 da Valentinaariete @valentinaariete
Diari di Venezia70 PARTE 1:
Dieci giorni fa si concludeva la mia prima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. A qualche giorno di distanza mi sono finalmente decisa a raccontare la mia esperienza per la gioia (?!) dei lettori di questo blog da qualche tempo un po' trascurato. C'è tanto da dire e spero di ricordarmi tutto. Andiamo con ordine. Se sognate di andare alla Biennale di Venezia da quando eravate piccoli ma la cosa vi spaventa perché è il più antico e, insieme a Cannes, prestigioso (in teoria) festival di cinema del mondo, non abbiate paura: chiedete un accredito. Ottenere l'accredito non è così difficile: certo vi sbatteranno nell'elenco giallo (se vi dice bene) o, più probabile, in quello verde (malissimo), ma comunque potrete andarci.  Ah l'accredito! Questa tesserina maledetta il cui colore deciderà il vostro destino in quei 10 fatidici giorni. Per mia fortuna avevo alle spalle una testata nota che mi ha consentito di avere un accredito blu alla prima botta (non mi odiate) il che ha parecchio facilitato le cose.  Diari di Venezia70 PARTE 1: Per chi non è mai stato a Venezia la cosa sembrerà bislacca, ma, è incredibile, in quei giorni il festival si trasforma in una vera e propria società a se stante, in cui ci sono caste ben precise, e il colore che porti in petto può fare la differenza tra vedere un film o fare file lunghissime per poi magari rimanere fuori dalla sala.  Bisognerebbe fare uno studio sui meccanismi psicologici che scattano durante il festival: la camminata di chi entra con il rosso e le espressioni fameliche di chi ha il giallo sono indescrivibili. C'è tutta la storia dell'umanità negli sguardi ai due lati delle transenne che separano le file.  La gerarchia è così: - VERDE (cultural): chi sei tei? C'hai dato i soldi ma mo' sta bono e non rompe - GIALLO (media): ah, voi fa er giornalista te?! Aahahahahhah! - BLU (periodicals): sei ok, ma non ci crede troppo - ROSSO (daily): prego mi passi pure addosso con le scarpe quando entra in sala - ROSSO (professional): quando entra vuole pure una fetta di culo? Non sono battute. E' effettivamente così (magari dette con accento veneto che mi è a tratti incomprensibile). Ho visto scene apocalittiche, cose che voi umani non potreste immaginare. All'entrata del film Night Moves stavo pure per essere linciata dalla fila dei gialli che mi hanno urlato contro frasi del tipo "De chi sei amica tu?!", "Noi scriviamo esattamente come te!", "A morte!" perché sono riuscita a entrare e loro no: questo festival crea odio e caste come nemmeno nell'India coloniale.  Detto questo, il Lido (almeno per me) è stato una mezza delusione. Dalla cartina sembrava Manhattan e invece è un rettangolino maleodorante di terra pieno di casette che vivono solo in funzione del festival del cinema. Seriamente: ma questi cosa fanno i restanti 350 giorni dell'anno?! Penso che ci sia un tasso di follia altissimo al Lido di Venezia e la prova è che alcuni residenti hanno decorato così case e giardini:

Diari di Venezia70 PARTE 1:

Non si legge ma sul portone c'è un cartello con la scritta "Pig House"

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Tra un po' spunta fuori Jack Torrance

Creepy. Se vogliamo parlare poi del sostentamento anche lì sono dolori: mediamente il cibo è di scarsa qualità e si paga carissimo. Il miglior piatto che ho mangiato sono stati gli spaghetti al nero di seppia, che pare qui siano tipici, e la pasta con le vongole veraci (che però i veneti chiamano in un altro modo che inizia per "C" che ora non mi ricordo). Assolutamente da provare invece lo Spritz: costa poco, in media 2,50 - 3 euro, e lo sanno fare da dio: in più qui si usa servirlo con una grossa e succosa oliva verde. Una goduria.

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Spaghetti al nero di seppia

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Spritz con l'oliva!

Un grande mistero del Lido di Venezia è che non ci sono cestini per l'immondizia Provate a liberarvi di una bottiglietta di plastica vuota: potreste portarvela dietro per ore! Altra incognita: questi fiori. Qualcuno sa a che pianta appartengono?

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Chiamate il Chi l'ha visto botanico. O la dottoressa Ellie Sattler

Un vantaggio al Lido però c'è: si arriva facilmente al palazzo del cinema e ci si può arrivare a piedi. Al massimo in bici. Punto fondamentale: per stare al festival bisogna prendere assolutamente casa al Lido. I traghetti fanno troppi scherzi, tipo saltare arbitrariamente alcune fermate: la follia pura. Arriviamo dunque al palazzo del casinò: altra delusione. Da piccola quando vedevo le immagini in tv mi sembrava enorme, bellissimo, maestoso: invece è un palazzetto abbastanza piccolo che se non avesse le decorazioni con su il logo "Venezia 70" sembrerebbe uno stabilimento balneare. Per non parlare del red carpet! Un rettangolino con qualche piccolo gradino: una miseria. E' vero che sono abituata male perché l'Auditorium Parco della Musica di Roma dove si tiene il festival del cinema ha un red carpet lunghissimo e imponente, però cavolo, mi aspettavo qualcosa di meglio. (Questo non mi ha impedito però di fare foto farlocche in giro per il festival). La Sala Grande invece dentro recupera esteticamente, ma, rispetto sempre alla sala Santa Cecilia dell'Auditorium di Roma, non sembra affatto così "grande".

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Il red carpet

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Proiezione di Sacro GRA in Sala Grande

Altro shock: il celeberrimo hotel Excelsior è una pacchianata micidiale. Da fuori sembra un'attrazione kitsch di Disneyland! Non ci potevo credere!  Il molo di arrivo all'hotel, quello che in anni di riprese ci hanno fatto sognare mentre dive come Brigitte Bardot ci posavano sopra i loro divini piedi, è minuscolo. Per fortuna poi l'Excelsior all'interno si riprende: la vista sul mare è bella e suggestiva.

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Interni dell'Hotel Excelsior

Passiamo ora alle cose positive: i drink gratis dello spazio Disaronno e i meravigliosi cornetti al cioccolato dello spazio Maserati. Non sto facendo pubblicità, ma, dopo 3 ore di film tedesco che mi ha fatto passare la voglia di vivere, i drink gratis dello spazio Disaronno mi hanno tirato un po' su.

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L'unica reazione possibile a The Police Officer's Wife

Purtroppo però anche qui c'è la fregatura: i drink gratis sono durati solo i primi 2 giorni, poi ogni sera c'erano feste a inviti, che, se hai ottomila film da vedere e recensire, devi per forza saltare o lasciare a metà. Inoltre gli ospiti medi erano del calibro di Mal e cantanti di simil vigore: ma anche no. E poi: ma a voi piace il Disaronno? A me insomma. Il drink migliore era il Sour, con il limone che copriva il dolce del Disaronno. Di quelli ne ho bevuti davvero tanti.

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spazio Disaronno a Venezia70

E veniamo alla mitologica terrazza Maserati. Situata all'interno dell'Excelsior, entrarci è una sfida. Bisogna chiedere il pass i primi giorni ma trovare la mail giusta a cui chiederla è una caccia al tesoro. Tutti negheranno che tu abbia fatto le cose per bene e i due altissimi bodyguard posti a guardia dell'ingresso come Scilla e Cariddi cercheranno sempre di rimandare il tuo ingresso pronunciando la frase di rito "provi domani verso mezzogiorno". Conquistato il pass le cose non cambiano molto: ottenere accrediti per le interviste è una lotta, ma alla fine ci si riesce. Una volta che si entra però, sembra il Valhalla: cornetti buonissimi (soprattutto quelli con le gocce di cioccolato), biscotti, succhi di frutta, caffé e cappuccini gratis serviti a bordo piscina. A completare il quadro delle bellissime auto posizionate ad arte nel giardino intorno all'acqua. 

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Terrazza Maserati a Venezia 70

E veniamo invece alla vera sorpresa di Venezia 70: la sala stampa. Per chi ha passato diversi anni a scrivere in quello sgabuzzino senza finestre che era la press room del festival di Roma (e che per fortuna ora è stato abbandonato) la sala stampa di Venezia sembra un sogno: spaziosa, luminosa, con caffé e cappuccini offerti gratis a ogni ora da belle ragazze sempre sorridenti. Meraviglioso.

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area wi-fi sala stampa Venezia 70

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Un sentito grazie alle ragazze che hanno preparato caffé e cappuccini ogni giorno

Tra le belle cose poi non si può non citare i meravigliosi cuscini-giganti dell'area ristoro (roba che se avessi un loft da arredare me ne comprerei subito uno) e il "muro del pianto", dove gli spettatori hanno espresso i loro commenti sui film.  Qui di seguito i miei preferiti:
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Piccole delusioni personali a parte, forse perché le aspettative erano troppo alte, il festival di Venezia ha comunque il suo perché ed è sicuramente un'esperienza da fare almeno una volta nella vita se si è appassionati di cinema.  Se uno vuole incontrare attori e registi può farlo facilmente perché gli spazi sono piccoli e di hotel ce n'è uno solo. Quindi se siete cacciatori di autografi e foto questo è il vostro regno. Poi si incontra tanta gente, si fa amicizia, ci si diverte, soprattutto si vede e parla di cinema per dieci giorni come se non ci fosse altro al mondo.  Di contro sarebbe bello se fosse un festival dal respiro più ampio, in sostanza il mio disappunto principale sta nella constatazione che sembra tutto un po' "provinciale".  Per i film e il concorso dovrete attendere la seconda parte dei miei personali "diari di Venezia", e lì sì che saranno dolori. Comunque, e in questo veramente la Biennale è unica, la cosa più bella del festival è proprio Venezia (e adesso chi è la campanilista?!): anche se i film possono deludere la città resta sempre uno spettacolo. Come diceva un dottore molto più figo di me "Adoro Venezia!".
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