Come di consueto di martedi si parla di calcio, e si rende noto un personaggio resosi speciale nella storia. Essendo in periodo di vancanza però, si continua sul filone goliardico, e dopo il sig. Biagio Zoccola, ecco entrare di diritto nella nostra rubrica il sig. Merda, il portiere polacco Lukasz Merda, e andiamoci piano con le battute.
Il nostro Lukasz, eviteremo d'ora in avanti il cognome per ovvi motivi, viene portato alle luci della ribalta grazie ai cori che gli riservano i tifosi ospiti durante tutte le sue gare, ma in realtà è reso speciale da un particolare ben più serio e pregevole.
Durante gli scandali di corruzione che dal 2001 hanno investito tutte le serie del calcio polacco, portando nel 2007 a ben 116 arresti e 29 squadre coinvolte, il nostro Lukasz portiere di riserva del Podbeskidzie (serie A polacca) è rimasto totalmente estraneo alla vicenda, nonostante sarebbe stato facile per un portiere corrotto avere un ruolo determinante nelle gare combinate, rimediando magari un posto da titolare e un contratto milionario, e noi lo ammiriamo per questo.
Lukasz inizia la sua carriera Pogon Swiebodzin nel 1999, mentre nel 2003 fa il grande salto in Ekstraklasa (serie A polacca) approdando al Podbeskidzie dove resta fino al 2009. Succesivamente viene acquistato dal FK Cracovia (club più titolato con 5 scudetti, e che vanta il record di squadra più antica di Polonia), che appena uscita dallo scandalo corruzione, viene infatti penalizzata di 6 punti nella stagione 2007-2008, si affida a lui come volto nuovo, e il nuovo portiere risponde bene dimostrando buone doti tecniche e collezionando 9 presenze.
Attualmente milita ancora nel FK Cracovia e sta strappando un posto da titolare con le sue forze, e anche se per molti in europa resterà sempre materiale da articolo comico (es. "Nel Cracovia in porta c'è Merda" sportmediaset oppure "Un portiere Merda non è poi tanto male" riferito agli scandali su testata locale in Polonia), per noi invece resta un portiere dal brillante futuro e la coscienza pulita, a prescindere dal suo cognome.
di Cristian Amadei