Diario di bordo – 13 – di N. Losito

Creato il 18 marzo 2015 da Nictrecinque42 @LositoNicola

Shanghai 19 Ottobre 2014, tardo pomeriggio di lunedì.

Ad attenderci alla stazione dei treni ad alta velocità, troviamo la nuova guida che sarà il nostro angelo custode per tutto il tempo che sosteremo a Shanghai, ultima tappa del nostro tour in Cina. Si tratta di un distinto signore sulla quarantina che parla molto bene l’italiano e con il suo sorriso accattivante riesce subito a entrare in sintonia con il nostro gruppo. Ci chiede se abbiamo voglia, prima di andare a cenare in albergo, di dare un primo e veloce sguardo panoramico alla città che si prepara ad accendere le luci che la illumineranno fino a tarda notte. Ovvio che il gruppo dei mai stanchi accetta l’invito! Dopo un breve tragitto in pullman arriviamo sulla sopraelevata pedonabile che si affaccia sul fiume Huangpu. Nella foto aerea potete subito farvi un’idea della città:

L’Huangpu, affluente di destra del fiume Yangtze in cui sfocia nella parte terminale dell’estuario, è il principale dei fiumi che attraversano Shanghai e costituisce una via di comunicazione per le merci dirette ai vari cantieri della città e anche a quelli in prossimità del mare cinese orientale.
Nonostante si tratti di un corso d’acqua di modesta lunghezza, ha una buona portata, costante tutto l’anno. Di media ampio 400 metri, larghezza considerevole che ne rende difficile l’attraversamento con ponti; profondo 9 metri,  fornisce gran parte delle risorse idriche alla metropoli; divide Shanghai in due zone: Pudong (est) e Puxi (ovest).
Dicono che sia molto piacevole percorrerlo in battello in quanto permette di ammirare il Bund (il distretto finanziario della città) e le ardite costruzioni di Pudong, ma noi non avremo tempo di affrontare questa gita.
L’Huangpu si dirige verso est e passa sotto il Ponte Yangpu: questa colossale infrastruttura, ideata per collegare Pudong al resto di Shanghai, è il ponte sospeso più lungo della Cina.

Più avanti, la sponda pullula di gru, di macchinari per il sollevamento, di magazzini e di tutte le strutture tipiche di un porto fluviale sempre attivo. Il fiume, infatti, è costantemente solcato da mercantili, giunche, chiatte, navi cisterna, lance e rimorchiatori. Le imbarcazioni cariche di sabbia, legname e di cemento lo risalgono dirette in città ai cantieri di Pudong, seguite da altre cariche di carbone. A causa dell’intenso traffico che lo caratterizza l’Huangpu è molto inquinato. Nelle foto seguenti, il fiume e lo skyline della città, visti percorrendo un’ampia pedonabile sopraelevata. Sulla sinistra, l’avveniristica torre della TV.

Come potete capire dalle foto, il primo impatto con la città è impressionante. Benché sia sera, il fiume è ancora in piena attività, mentre sulla pedonabile terrazzata i turisti si attardano a fotografare il panorama immerso nella foschia del tramonto.

A questo punto riprendiamo il pullman e ci spostiamo nell’albergo Central dove ceneremo alla grande, scegliendo personalmente tutto ciò che desideriamo e nelle quantità che più ci aggradano in un self-service davvero attrezzato con specialità sia cinesi che internazionali.

Ma la sera non finisce qui, la guida ci propone (e noi accettiamo) di avventurarci nell’ex Concessione Francese dove potremo ammirare un pezzetto di Parigi trapiantato in Cina (vedere filmato). Non per niente la città è anche chiamata la Parigi d’oriente

In effetti sembra proprio di essere immersi in un tipico quartiere francese con tavolini sulla strada e chiassosi avventori che mangiano mousse de saumon, rissoles ai funghi, soufflé al formaggio, bouillabaisse marseillaise sorseggiando un Chablis d’annata, un Chardonnay o un Domaine de Vaudon… Qui potrebbe trovarsi a proprio agio anche l’esimio commissario Maigret mentre gironzola fra i vari bistrot con la sua eterna pipa in bocca e l’occhio vigile a cercare l’assassino di turno con gli occhi a mandorla…

Un’altra curiosità della serata nel quartiere francese è il palazzo che ospitò la prima riunione del nascente partito comunista cinese: qui, a seconda delle proprie convinzioni politiche, è d’obbligo una preghiera di ringraziamento o una maledizione…

Risaliti sul pullman, torniamo sulla sopraelevata pedonabile che avevamo visto al tramonto per dare uno sguardo di notte agli enormi fasci di luce multicolore che si alzano dall’acqua sorvolando i grattacieli e i monumenti di Pudong.

 

Dopo questa scorpacciata di luci colorate e di grattacieli illuminati a giorno, arriva – finalmente –  l’ora di tornare in albergo per fare riposare le stanche membra.

Shanghai 20 Ottobre 2014, martedì mattina. 

Il programma della giornata inizia con un’accurata visita alla Città Vecchia:

Intermezzo

Nella città vecchia ci sono una pletora di negozi e bancarelle che vendono un po’ di tutto e perciò la guida, prima di proseguire, ci lascia mezz’ora di tempo per fare acquisti. Proprio qui è avvenuto un episodio che poteva portare alla rottura delle relazioni commerciali tra l’Italia e la Cina: protagonisti i Losito (io e la mia metà)  e una simpatica quanto furbetta commessa di una bancarella che vende chincaglieria per la casa. Mia moglie, da tempo, desiderava acquistare dei poggia-posate in ceramica da mettere in tavola durante pranzi o cene fra amici, giusto per preservare le preziose tovaglie che lei sfoggia in alcune importanti ricorrenze, ebbene, la città vecchia di Shanghai è il posto giusto per trovare quest’articolo. Infatti lo vediamo esposto in negozi di un certo livello ma il prezzo unitario di 10 yuan (circa un euro e mezzo) ci sembra eccessivo per quei minuscoli oggetti in ceramica cinese. A noi ne occorrono 12 e avremmo speso 120 yuan (poco più di 17 euro).

Decidiamo di comprarli su una bancarella, pensando di spendere meno. Ce li offrono due commesse (una magrolina e l’altra, il capo in testa, più cicciottella) al prezzo di complessivo di 200 yuan (circa 29 euro). Naturalmente dico subito di no e faccio la mossa di andarmene. La commessa più in carne mi trattiene per il braccio, mi passa la calcolatrice e mi fa segno di indicare io stesso quanto voglio spendere. Digito 100 ma lei controbatte con 140. Dico ancora no e lei scende a 130, ultimo prezzo. Vorrei continuare la trattativa ma mia moglie mi da un calcio negli stinchi per farmi capire di piantarla e di accettare il prezzo proposto, in fondo è praticamente lo stesso visto prima nei negozi. Di malavoglia dico di sì e la commessa magrolina comincia a contare i 12 pezzi richiesti ma, ahimè, a disposizione ne ha solo 10. Mi cascano le braccia, abbiamo perso un sacco di tempo per niente, a noi 10 non bastano. Per la seconda volta decidiamo di andarcene,  ma la commessa capo in testa ci assicura che in pochi minuti può procurarci i due pezzi mancanti. Acconsentiamo di aspettare e la commessa in seconda corre via diretta non so dove…

Passa il tempo e la commessa magrolina non compare. Vedo che la guida fa segno che è quasi terminato il tempo dedicato agli acquisti e perciò, dispiaciuti, salutiamo e ci allontaniamo dalla bancarella. Non facciamo che pochi passi in direzione di un negozio dove avevamo visto lo stesso articolo (e dove, oltretutto, costava qualche centesimo in meno) che, tutta trafelata, ci raggiunge la commessa magra con i due pezzi mancanti e ci invita a tornare sui nostri passi. Ormai ho perso la pazienza e le dico di no e lei, per farmi cambiare idea, mi assicura un ulteriore piccolo sconto sulla cifra pattuita con la sua collega. Ritornati alla bancarella vedo e sento le due ragazze che discutono animatamente: in tutta evidenza la commessa grassoccia sta dando una girata alla collega che ha preso una decisione commercialmente scorretta: quando il cliente ha accettato un prezzo non si può e non si deve fare un ulteriore ribasso.

Questione di un attimo e la commessa capo in testa, inaspettatamente, scoppia in lacrime. A rigor di logica a piangere doveva essere l’altra…

A quel punto interviene mia moglie. Questa volta non mi dà un calcio negli stinchi ma mi ordina di farla finita, di pagare il pattuito e di rientrare nel gruppo che è lì in attesa di proseguire la visita della città vecchia. Tiro fuori il portafoglio, pago e, prima di andarmene, abbraccio la commessa in lacrime che, subito, smette di piangere e accetta il mio gesto conciliatore.

A tutt’oggi sono convinto che il pianto della ragazzotta sia stata una messinscena a mio uso e consumo. Una furbata commerciale. Comunque mia moglie aveva ragione. Non valeva la pena di rischiare un incidente diplomatico per così pochi centesimi.  

°°°°

Proseguendo all’interno della città vecchia, incontriamo un delizioso laghetto che percorriamo su un classico ponte cinese a zig zag (anche a Shanghai esistevano i draghi…) e dove ci scateniamo a fare foto e filmati.

Ma questa meraviglia non è che l’anteprima di quello che, fra qualche minuto, vedremo nel Giardino del Mandarino Yu (Yu Yuan):

Con queste belle immagini negli occhi e nella mente, usciamo dal giardino e andiamo a pranzo.

Il seguito della prima giornata a Shanghai lo rimando alla prossima puntata.

Nicola

Crediti: Foto di Mirella & Giorgio II°, Giorgio I° e Chicca. Il filmato è mio. Notizie e approfondimenti li ho tratti da articoli scovati in Rete.


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