Diario di bordo – 8 – di N. Losito

Creato il 04 febbraio 2015 da Nictrecinque42 @LositoNicola
 

Mercoledì 15 Ottobre – Chengdu, primo giorno.

Lasciata Guilin, siamo arrivati a Chengdu ieri sera verso le dieci, dopo un volo di circa due ore. Una volta registrati nell’Hotel Tianfu Sunshine, abbiamo cenato in albergo e poi subito a nanna: domani si deve raggiungere Leshan in pullman (160 km. di autostrada) per una visita al Budda Gigante.

Informazione di servizio: Chengdu è la quarta città della Cina quanto a numero di abitanti: più di 15 milioni di belle anime con occhi a mandorla. La città più popolosa della Cina è Chongqing (oltre 30 milioni), seconda è Shanghai (più di 25 milioni), terza è Pechino (Beijing, più di 20 milioni).

Curiosità: riuscite a immaginarvi una città con un numero di abitanti pari a metà della popolazione italiana? Io no. Così ho cercato su Internet una foto di Chongqing:

Non vi sembra un’immagine presa da un film di fantascienza di Steven Spielberg? Ok, torniamo a Chendu…

Chengdu (=città imperiale) è la capitale della provincia di Sichuan:

Città prevalentemente industriale, a detta della guida, è famosa per cinque caratteristiche: il fiore ibisco, il broccato, il thè, il cibo (sarà vero?) e le maschere che indossano gli attori del teatro popolare. Non faremo in tempo a visitarla perché resteremo qui solo due notti. Durante il primo giorno andremo a visitare il Budda gigante a Leshan a 160 km. da Chengdu e, nel secondo, andremo presso il Centro di Ricerca e Riproduzione del panda gigante e del panda rosso, alla periferia della città. A scopo di documentazione per chi vuole fermarsi qualche giorno in più a Chengdu: assolutamente da non perdere è una visita alla Piazza Tianfu. Qui si trova una delle più grandi statue di Mao Zedong presenti in Cina e il Museo della Scienza e della Tecnologia. La piazza è circondata da grattacieli e viene illuminata di notte da luci di mille colori. Attorno alle fontane si radunano i giovani nel tardo pomeriggio e questo rende la piazza un gradevole luogo di ritrovo. Dalla piazza, inoltre, partono le principali vie dello shopping di Chengdu (la più rinomata è la Chun Xi Lu, seconda foto a destra, sotto) e poco lontano si trovano buone opzioni per mangiare lungo la strada.

Partendo dal nostro hotel con il pullman, in un paio d’ore di autostrada, raggiungiamo Leshan, saliamo su un battello e ci avviamo verso la congiunzione di tre fiumi (Minjiang, Dadu e Qingyi) dove si trova la più grande statua di pietra di Budda del mondo:

Il Budda gigante, scolpito nella roccia del monte Lingyun nel 713 d.C., è alto 71 metri e largo 28, e si trova proprio di fronte al Monte Emei, con i tre fiumi che scorrono ai suoi piedi. La leggenda narra che in quel punto le correnti fossero così impetuose e pericolose da impedire il passaggio delle barche da pesca e questo era un problema per l’economia degli abitanti della zona. Un monaco pensò di rabbonire le divinità predisponendo dei templi sul monte Emei e progettando una statua di Budda così grande da essere vista in lontananza e omaggiata per l’eternità con doni e preghiere dalla popolazione dei dintorni. Budda gradì molto l’opera e, da quel momento, il punto d’incontro dei tre fiumi fu facile da oltrepassare: pare infatti che i detriti di roccia caduti in acqua durante la sagomatura della statua, abbiano modificato in senso positivo il corso delle correnti.

Un altro gioiellino architettonico è il sistema di drenaggio della scultura realizzato tramite grondaie nascoste, canali sparsi sulla testa, sulle braccia e dietro le orecchie e nei vestiti. Questo sistema, aiutando a eliminare l’acqua piovana e  mantenendo la parte interna asciutta, svolge un ruolo importante nella protezione del Budda. La due orecchie, ognuna lunga sette metri, sono in legno e decorate da fango sulla superficie. Nel 1996 la scenica area del monte Emei comprendente, oltre al Budda gigante, una trentina di templi costruiti dalla popolazione locale nei secoli passati, è stata proclamata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco.

In ragione della moltitudine di turisti che gravitano giornalmente nella zona, l’attesa per prendere i pittoreschi camminamenti esterni che si vedono nelle due foto sopra è così grande che decidiamo di affrontare la salita alla testa del Budda seguendo un percorso di 500 metri con gradinate sul retro del monte.

Durante il tragitto, all’ombra di bamboo, alberi secolari e fiori, incontriamo il Tempio Lingyun frequentatissimo da fedeli e curiosi:

E finalmente arriviamo alla testa del Budda Gigante:

Lo spettacolo davanti ai nostri occhi è impressionante: mancano le parole per descriverlo. Per fortuna c’è la macchina fotografica e la videocamera per memorizzare il tutto.

Finita la visita, la guida ci porta in un tipico ristorante della zona, pronti a gustare le specialità della cucina cinese della provincia di Sichuan. Purtroppo non abbiamo trovato grandi differenze sulla qualità del cibo locale rispetto a quello riscontrato altrove. Sempre la stessa modesta solfa. In più nel bagno degli uomini abbiamo fatto un pericoloso incontro: un ragno gigante con sul dorso un teschio nero…

Finito il pranzo, abbiamo la possibilità di fare qualche altra foto panoramica e poi, ripreso il bus, torniamo a Chendu. Durante il viaggio quasi tutti ci regaliamo un riposante sonnellino. Arrivati in albergo c’è solo il tempo di fare una doccia ed è già ora di cena. Il gruppo dei mai-stanchi, per smaltire noodles cinesi, riso scotto, verdure al vapore  e altre squisitezze, propone di fare una passeggiata a piedi per raggiungere la piazza Tianfu dove si può godere uno spettacolo di son & lumière. Chicca e io acconsentiamo, portandoci dietro l’ombrello perché il cielo non promette nulla di buono. Un quarto d’ora dopo ci troviamo nella famosa piazza, ma comincia a piovere. Niente spettacolo, dunque. Facciamo velocemente qualche foto dattorno prima che si spengano tutte le luci:

Per tornare a casa, ahimè, prendiamo la direzione indicataci dal braccio destro del grande Mao e, ovvio, sbagliamo strada: aveva ragione la buon’anima di mio padre a dirmi di non fidarmi mai dei comunisti!

Dopo mezz’ora di cammino alla cieca (le targhette delle strade sono scritte solo in cinese), per fortuna incontriamo due giovani universitari con cellulare dotato della mappa della città che ci fanno capire che il nostro hotel è situato proprio nella direzione opposta a quella che abbiamo preso. Metà gruppo è stravolto dalla stanchezza e perciò decide di fermare un taxi per tornare in albergo. Più facile a dirsi che a farsi. L’ora è tarda e piove. Nessuna auto si ferma: la strada su cui ci troviamo è a scorrimento veloce e, forse, i taxisti non ci vedono. Ci disponiamo in una via laterale nelle vicinanze e ci mettiamo pazientemente ad aspettare che qualche auto pubblica passi di lì. Non la faccio lunga: il buon Dio aiuta sempre gli avventurosi e così metà del gruppo rientra sana e salva in albergo. L’altra metà, la più coraggiosa, ritorna sui propri passi (torna cioè in piazza Tianfu), manda qualche indicibile parolaccia a Mao e sceglie la direzione giusta (quella più democratica, ça va sans dire), arrivando in albergo quasi in contemporanea con quelli di noi che hanno preso il taxi.  L’unica nota positiva della serata è che a Chendu i taxi costano pochissimo e gli autisti si offendono se gli dai la mancia.

Giovedì 16 Ottobre – Chengdu, ultimo giorno.

Dopo una lauta colazione al buffet, prepariamo le valige e lasciamo l’albergo Tianfu Sunshine definitivamente. Oggi è in programma la visita al Centro di Ricerca e Riproduzione del panda gigante e del panda rosso nelle vicinanze di Chengdu, poi ci condurranno all’aeroporto per volare verso la nuova tappa del nostro viaggio.  Dopo mezz’ora siamo all’ingresso del Centro:

A Chendu risiedono la maggior parte dei panda giganti presenti in Cina e, assieme a loro, vivono i panda rossi, altra specie protetta, esemplari, questi, molto più minuti dei classici panda presenti nel Centro. Entrambe le specie passano la vita mangiando bamboo e dormendo: una gran bella vita! Forse se non avessero sempre attorno migliaia di turisti con macchine fotografiche pronte a immortalare ogni loro cambio di posizione, starebbero ancora meglio.

Un ultimo saluto ai simpaticissimi panda giganti:

e poi, di corsa all’aeroporto di Chengdu dove ci aspetta il volo interno per Xian.

Le mie impressioni su Chengdu? Non saprei cosa dire. Praticamente non siamo mai stati in città, non abbiamo incontrato che due ragazzi universitari e un taxista: entrambi gentili. Troppo poco per dare un giudizio critico su alcunché. La popolazione sembra tranquilla, in giro non abbiamo visto mendicanti e nemmeno scritte deturpanti sui muri. Ci sono tantissimi grattacieli e le strade sono adeguatamente larghe. Molte le auto e le motorette come a Guilin, ma qui c’è ancora gente che va al lavoro in bicicletta. Il traffico è ben regolamentato e rispetta i semafori. Sul cibo ho già detto la mia.

Arrivederci a Xian.

Nicola

Crediti: le foto sono di Mirella & Giorgio II°, Barbara & Sergio, Giorgio I° e Chicca. Qualche immagine l’ho scaricata da Internet. Il filmato è mio.


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