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Diario di bordo – Nuoto e dog trekking in Friuli Venezia Giulia

Da Mercuriomalamute @mercuriomalamut
Mercurio (Alaskan Malamute) e Sunrise (Golden Retriever) giocano sulle sponde del Lago di Cavazzo (Ud), Friuli Venezia Giulia, Italia

Mercurio (Alaskan Malamute) e Sunrise (Golden Retriever) giocano sulle sponde del Lago di Cavazzo (Ud), Friuli Venezia Giulia, Italia

Le nostre vacanze continuano all’insegna degli sport all’aria aperta, delle piccole escursioni in montagna e  delle sguazzate al Lago di Cavazzo, insieme ai nostri cuccioli.

In questi giorni abbiamo lasciato le dolci colline del Medio Friuli e siamo saliti verso le Alpi Giulie, che iniziano a Tarvisio e si allungano verso la Slovenia.

Oltre alle giornate passate a prendere il sole sulle sponde del Lago di Cavazzo Carnico (Ud), esplorando ogni sentiero accessibile all’uomo (e non bloccato da proprietà private o cancelli) e alternando lunghe sessioni di gioco in acqua con i nostri pelosi, abbiamo realizzato dei sogni che solo un anno fa ci sembravano come toccare il suolo di Marte con un dito. Questi sogni, banalissimi per alcuni, si possono condensare nello stare insieme ai nostri cani, divertendoci con loro, in un posto che amiamo e che è un pensiero-ossigeno ogni qual volta la vita di Roma si fa soffocante. Non vi so spiegare la sensazione di libertà nata dall’entrare tutti nel lago, rincorrerci, tuffarci e giocare al riporto oppure esplorare i canneti, vedendo anche Sunrise prendere confidenza con l’acqua più alta e accennare i primi esperimenti di nuoto e di corse fra le onde, insieme a Mercurio! Per farvi capire vi chiedo di immaginare di aprire una finestra e di essere inondati, soverchiati, da un fascio di luce cristallino e da una brezza fresca e pulita, che vi penetra nei polmoni, dissolvendo ogni contrazione negli occhi e nel cuore. E’ stato così.

Ci siamo sperimentati anche in un’attività a cui stavamo pensando da tempo: il dog trekking. In località Fusine Valromana, infatti, abbiamo trovato la Scuola Internazionale di Sleddog e Mushing, il cui fondatore, Ararad, di origini armene, vanta trent’anni di esperienze dirette sulle più impegnative rotte e gare del Nord America (Yukon Passage, Yukon Quest) e d’Europa  (Islanda) a bordo di una slitta e ha ripercorso le orme di Balto, in Canada, scrivendo anche un libro sull’avventura e aiutando la Rai a creare un documentario sulla traversata. La moglie, Monica, è l’unica donna in italia ad aver percorso 1000 km in slitta sulle Alpi. Vi garantisco che, se la incontrerete, avrete immediatamente voglia di togliervi il cappello davanti a lei.

Ararad possiede più di cinquanta alaskan husky, di diverse età, tutti addestrati per essere leader, all’occorrenza. Ha dei lupi cecoslovacchi e dei cani da caccia perché, come ho appreso ieri, nello sleddog realizzato su brevi distanze (fino a 16 km), sono estremamente utili. Chi l’avrebbe mai detto? Ararad ci ha mostrato un “mondo da slitta” diverso da quello a cui eravamo abituati a conoscere dai racconti mitologici di appassionati “a distanza”. Ma, d’altronde, lui è un musher d’esperienza e le sue competenze sono significativamente più ampie di qualsiasi articolo “tradizionale”, che potrete mai trovare in rete. Per capirci meglio: c’è chi parla e chi fa. Ararad fa.

In Friuli ho trovato un approccio diverso a chi si avvicina a questo sport per la prima volta: rispettoso delle persone e degli animali.Tutti abbiamo ricevuto spiegazioni, supporto, attrezzature, acqua per i nostri animali, monitoraggio della loro salute durante il percorso, aiuto nella gestione delle situazioni più complicate e nei passaggi più “impegnativi”. Tutti i nostri animali hanno vissuto l’esperienza del dog trekking contemporaneamente e non ci sono stati problemi fra i maschi, nonostante ce ne fossero cinque e altrettante femmine, di varie razze. Ararad ci ha mostrato, al termine dell’escursione, la sua slitta, come imposta la sua muta e alcuni attrezzi da viaggio. Il momento più emozionate, per me, è stato vedere i contenitori di latta che ha utilizzato per accendere il fuoco e per sciogliere la neve, per cucinare. Lui raccontava dei momenti in cui si è trovato nel bel mezzo delle tormente di neve in Nord America e io “vedevo” quel fuoco, quel contenitore di latta iridescente dal fuoco acceso con l’alcool, e provavo brividi di emozione. Monica, la moglie, ci ha dato delle informazioni utilissime sull’alimentazione del cane, sulle crocchette e sui condroprotettori… ma se le riportassi, finirei linciata in un secondo. Vi basti questo per capire e trarre le dovute conclusioni.

Mercurio ha vissuto un’esperienza di socializzazione davvero importante: era il terzo in colonna, fra due femmine e ha imparato immediatamente a stare al suo posto, a stare insieme ad altri cani anche così, senza giocare o correre, ma facendo una cosa bella insieme, conoscendosi attraverso l’olfatto, ma a distanza di cinque-sei metri l’uno dall’altro. Sunrise, per quanto più piccina, ha fatto e dato il suo meglio e massimo, tenendo il passo e “tirando”. Entrambi hanno appreso i comandi alla velocità della luce e, per la prima volta in vita mia, ho visto i miei cani reagire a un comando tranquillizzandosi e rilassandosi, come è successo per “easy” (rallenta, vai piano) oppure “stay” (resta). Il momento dello “stay” è stato come un’altra finestra che si spalanca: quando facevamo delle fermate, lo “stay” era l’occasione per coccolare il cane, non solo per imporgli di stare al nostro fianco, calmo, fermo e seduto. Anzi, a dire il vero, non c’era un approccio “costrittivo” o di “imposizione”: c’era, piuttosto, uno “stammi vicino, stai tranquillo, ti coccolo e ti ringrazio per quello che hai fatto fino ad ora, insieme a me e per me”. Bello. Bellissimo.

Come molti di voi sapranno, le mie esperienze con questo mondo “nordico” vissute nel Lazio sono state negative. Non voglio tornare sull’argomento, perché sto vivendo dei momenti felici e ripensare al passato mi danneggia: non ne vale la pena. Però una cosa la voglio trasmettere. Vorrei che fosse chiaro a tutti i neo proprietari di qualsiasi tipo di cane – e di Malamute in particolare, perché nell’universo dei “cani nordici” si incontrano tali e tante “avventure umane”, che è bene non dimenticarsene –  una “cosa” fondamentale: non esiste una sola opzione per fare le cose, vivere esperienze, trattare il proprio cane. Cercate, andate, esplorate, informatevi e non abbiate il timore che, se non andate per forza in un certo posto, non avrete più la possibilità di fare una data cosa. Non è mai così. Da qualche parte nel mondo, ci sarà sempre qualcuno più vicino ai vostri sentimenti, che sarà in grado di accompagnarvi dentro le esperienze con un approccio che vi farà sentire bene e che vi trasmetterà un senso positivo di voi. Non abbiate timore di sentirvi o di essere incoerenti con le vostre esperienze, credenze e opinioni: solo gli sciocchi non cambiano mai idea e non mettono mai in discussione il loro sistema di valori. Questo movimento è tutta vita e vi sarà utilissimo nella gestione del vostro cane. Sapere che esistono più modi di fare le cose, vi tranquillizzerà perché saprete di poter contare su un bagaglio di esperienze più ampie, che potrete scegliere e selezionare o implementare il vostro comportamento in base alle vostre esigenze, mano a mano che si presenteranno le occasioni.

Credo che questo sia un messaggio importante da lanciare in rete: non abbiate paura di cercare altro, solo perché nella vostra provincia esiste una sola realtà. Il mondo è grande, di treni ne passano a bizzeffe e voi siete in grado di costruirvi la vostra personale locomotiva, binario, stazione di cambio e meta. Potrebbe costarvi il dovervi spostare, il dover prendere a morsi la parte di voi che vi terrebbe ancorata là dove state, ma questo movimento, questo viaggio, anche d’anima, vi farà bene a livello psicologico e sarà garanzia di esperienza di vita per i vostri cani, i quali avranno un motivo in più e degli strumenti in aggiunta per cementare la loro sicurezza nel mondo, proprio grazie alla novità. Questo “altro” l’ho trovato in Ararad, un uomo che mi ha insegnato le basi del dog trekking, che ha trattato bene i miei animali.

Il dog trekking è una disciplina che mi fa impazzire: è stupendo poter vivere dei trekking con il proprio cane tenuto così. Non c’è bisogno di niente oltre alla propria presenza e alla voce. Esserci per se stessi, nell’ambiente e per il cane, guidarlo e attraversare boschi, pianure, sentieri, letti dei torrenti in secca insieme è come essere un “tutt’uno”. Gli animali lavorano e si stancano e voi camminerete molto più semplicemente di quando fate 5 km a piedi perché il dietologo vi ha detto che lo dovete fare per dimagrire. Non è una disciplina scontata, perché essere un leader è complicato sempre, così come “guidare” l’andatura, avendo la sufficiente forza di contrasto per rallentare quando necessario o per riportare il cane “in posizione”, se divaga (cosa, tra l’altro, che si supera in maniera abbastanza automatica nel momento in cui l’animale comprende che cosa deve are, seguendo il cane leader).

Lo sleddog, invece, non mi attira come sport da praticare in prima persona, per il momento. Sono ancora troppo scottata da ciò che ho visto e dall’opinione di cui parlavo poc’anzi. Mi conosco abbastanza e so che, se decidessi di avviarmi su questa strada, non lo farei per percorrere un piccolo anello innevato la domenica, quando non ho altro da fare. Vorrei andare. Sperimentare. Non gare, ma imprese. Piccole, per iniziare. Chissà, poi… Il richiamo all’avventura è una costante per me. Ora come ora, però, preferisco il dog trekking.

So che a Mercurio farebbe bene e so che lo amerebbe tantissimo, quindi cercherò di capire come fare e se, magari, in futuro, sarà possibile inserirlo in qualche muta di persone esperte e iper-ultra-super affidabili per fargli vivere l’esperienza di un paio di settimane in un contesto di viaggio con altri cani e uomini. Gli farebbe bene. Ovviamente, prima di darlo in mano a qualcuno, vorrò essere certa che la persona in questione non sia legata, in nessun modo, a certi ambienti, metodi e approcci. Non voglio, se mai dovesse succedere realmente, che qualcuno faccia del male al mio Mercurio. Potrebbe anche essere che, alla fine, cambierò idea e mi metterò anche io a studiare i rudimenti del mushing per stare vicino a Mercurio. Chissà.

Il Friuli Venezia Giulia è una terra ideale per la vita di un Alaskan Malamute e di una Golden Retriever perché offre tutto ciò di cui hanno bisogno per essere dei cani felici: occasioni di esplorazione, spazi ampi per correre liberi, possibilità variegate di fare sport (nuoto, dog trekking, sleddog, riporto, agility) e per sperimentarsi in attività come il soccorso alpino, la ricerca delle persone, il soccorso in acqua, ma anche le attività più divertenti come i bagni al mare, il camping insieme ai propri proprietari e le passeggiate a zonzo nei campi oppure la scoperta delle città e dei monumenti a cielo aperto e i condensati di storia come i territori del terremoto del 1976 oppure le zone limitrofe e la stessa diga del Vajont.

Mercurio e Sunrise stanno benissimo e io con loro. Vorrei non dover tornare a Roma, a volte. Nel mentre, mi godo i momenti a disposizione e cerco di vivere il più possibile con i miei cani a fianco.


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