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Diario di Classe - Emanuele Marfisi - Giudizio: 3 Stelle aNobiiane

Creato il 28 febbraio 2011 da La Stamberga Dei Lettori
Diario di Classe - Emanuele Marfisi - Giudizio: 3 Stelle aNobiiane
I Contenuti
Michele ha dieci anni e tanti sogni, tra i quali quello di conoscere il Presidente Pertini.
Il suo apprendistato alla vita si consuma tra i banchi scoloriti di una classe elementare sotto la guida di un maestro la cui vita è illuminata da un profeta, Bettino Craxi, che ispira il suo insegnamento.
Venticinque anni dopo, Michele si ritrova di nuovo tra quegli stessi banchi scoloriti, ma dall’altra parte della cattedra: è un maestro precario. Assediato dai genitori, schiacciato dalla burocrazia e consolato dal vecchio bidello, proverà ad arrivare fino all’ultimo giorno di scuola. Perché in gioco non c’è la promozione, ma la sua sopravvivenza.

La Recensione
Sull'onda della nostalgia per un decennio ormai piuttosto lontano, gli anni '80, questo 'amarcord' di un giovane maestro di scuola elementare precario parte dall'Italia del presidente partigiano e approda alla deriva attuale, come testimonianza del fallimento di più di una generazione, quella che ha contribuito prima e quella che assiste tra impotenza e indifferenza adesso, all'inabissarsi di un sistema scolastico e delle speranze di progresso sociale ad esso ancorate.
La scuola diventa l'asse paradigmatico di una vita, quella dell'insegnante, che coincide con il ritorno alle radici della provincia emiliana rossa, fatta di personaggi strambi e situazioni borghesi, intrisa di atmosfere anni '80, rispetto alle quali il presente ha uno strano sapore di irrealtà, quasi il passato della memoria, reso più dolce dalla nostalgia, fosse più reale di un presente dello smarrimento.
Smarrito infatti è il precario agli esordi nella complessa procedura di assegnazione delle cattere per le supplenze annuali; smarrito è di nuovo di fronte alla platea di piccoli mostri in grembiule pronti ad assalirlo come bestie feroci, nutrite dai genitori a forza di qualunquismo; smarrito resta infine davanti al muro respingente della burocrazia scolastica (le inutili 'circolari' di Porcamadoska), alle divisioni dei colleghi e alle prevaricazioni di genitori incredibilmente ottusi ma tristemente reali.
Per ovviare a tanto smarrimento diventa quasi inevitabile il ritorno alle certezze: dagli affetti, come il nonno Palmiro, fascista indefesso nella culla del comunismo padano, esempio di coerenza; alle convenzioni sociali, come le rigide divisioni legate al censo tra inquilini dei vari palazzi del condominio da cui vengono gli alunni della scuola; alla scuola stessa, la cui continuità è legata alla presenza del bidello d'antan e dei figli dei compagni di classe, alla sopravvivenza precaria di un mobilio ormai ridotto ad 'arte povera', in cui però il cambiamento generazionale si avverte guardando la foto del Presidente, che non è più da tempo Pertini.
I piani narrativi si alternano tra presente e passato nello svolgersi dell'anno scolastico, seguendo il percorso educativo con uno scanzonato sconforto: se non si può cavare sangue dalle rape, se è inutile lottare contro i mulini a vento di una società, che al buon funzionamento di una Scuola degna della sua missione sociale non pare affatto interessata, tanto vale abbozzare.
Anche se il numero di caffè ingurgitati dal giovane maestro e le sue tensioni notturne, il suo bisogno di rifugiarsi in un passato, che pure non appare eroico, mostrano tutta la sofferenza per il sentirsi impotenti nel realizzare una vocazione: aiutare gli alunni a diventare individui, a emanciparsi dai propri condizionamenti e dal proprio contesto per sviluppare un senso critico, che, tutto sommato, sarà poi causa di dolori, perchè '
chi accresce la sapienza, accresce anche la sofferenza'.
Così appare il maestro Michele - la qualifica evoca figure d'altri tempi, alla De Amicis - al termine dell'anno scolastico: sospeso tra la spinta all'impegno e il senso di inutilità che attanaglia l'istituziona Scuola, tra i sogni del bambino che guarda il cielo dal terrazzo di un caseggiato popolare e l'insonnia di un uomo che si sforza di non logorare i suoi ideali nel tirare a campare.
La prosa di Marfisi è leggera e scorrevole, fatta di piccoli particolari del quotidiano, dalle sigarette al mentolo alle vendite Avon, dal chiodo invecchiato di Porcamadoska al Juke-box della bocciofìla, di personaggi che sembrano sfilare davanti agli occhi come una galleria di fotografie sbiadite, un punto di riferimento che mostra insieme quello che eravamo e quello che saremo, senza scandagliare troppo in profondità.
Così anche il maestro non viene cesellato nella sua interezza, non se ne mostrano le vicende interiori: il percorso che lo ha portato da una carriera diversa alla cattedra a quasi tentacinque anni potrebbe essere una scelta o un caso, non ha la rabbia di altri insegnanti che si ribellano, almeno nei libri, allo sprofondare del ruolo educativo della Scuola, sembra quasi rassegnato al suo destino circoscritto al panorama che si vede dal condominio rosso, all'eterno ritorno nella terra e nella famiglia, croce e delizia della società italiana.

Articolo di Polyfilo
Dettagli del libro
  • Titolo:Diario di classe
  • Titolo originale:-
  • Autore:Emanuele Marfisi
  • Traduttore:-
  • Editore:Discanti
  • Data di Pubblicazione:2010
  • Collana:Ita(g)liani
  • Formato:Paperback
  • ISBN:8895432088
  • ISBN-13:9788895432083
  • Pagine:208
  • Prezzo:Euro 14,00
  • Link aNobii:Diario di classe
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