Sua Soavità la Pizia mi ha
La Divina è presa da non so che affare, ma dev'essere veramente importante perché è completamente schizzata, come quella volta che ho sventuratamente messo le foglie di Erythroxylum al posto del consueto alloro per i suoi suffumigi. Come facevo a saperlo che erano un regalo da parte del suo collega di Cuzco, e che quei strani disegni sul pacchetto non erano decorazioni ma un avviso del contenuto? Questa volta però io non ho nulla a che vedere con i suoi nervi a fior di pelle, la logorrea, le improvvise crisi di panico (sentiste come urla), e, cosa che mi spaventa ancora di più, certi momenti di assoluta pace, che io, pur ignorante, so essere disperazione nera.
La Signora se ne sta tutto il giorno nella stanza più profonda dell'antro, sommersa da tomi e pergamene, scagliando di tanto in tanto maledizioni a un Re di un paese che mi è ignoto, tale Latore.
Io le preparo i pasti, che lei non degna di uno sguardo: lo so che non sono brava nemmeno un decimo di Sua Perfezione e che purtroppo riesco ad ammannire solo cibi precotti, ma oggi ho fatto la bruschetta, come ho imparato dal signor Apollo, spiandolo nelle sue visite quaggiù.
Sono preoccupata anche perché le visioni, consuetamente provocate dai fumi dello Χασμα, ora le appaiono anche nel sonno: vane sono state le mie preghiere a Morfeo affinché alleviasse i sogni della mia Signora.
Ma sono al suo servizio da tanto tempo che mi pare di conoscerla come me stessa, e so che anche questa volta sarà vittoriosa. Mi auguro che il prossimo week-end, che trascorrerà con le menadi a danzare sulle note orientali, le sia di giovamento.
Spero di non aver osato troppo nel confidarmi con voi: la Signora è molto esigente in fatto di educazione, e mi ha già minacciata che mi avrebbe mandata a lezione dalle sue amiche Megera, Tisifone e Aletto, che sembra amino la vecchia disciplina greca.
Vi porgo i miei più sinceri saluti e auguro alla Divina di tornare presto ai suoi Oracoli.