Le mie considerazioni oggi sono al contrario e cioè ciò che si prova a stare dall’altra parte.
Ieri sera al Teatro Lirico di Cagliari, c’è stato un concerto dedicato esclusivamente al coro. Un concerto di lieder corali dei più famosi musicisti del periodo romantico.
La nostra posizione sul palcoscenico era diversa dal solito. Non più situati sul fondo ma bensì molto avanti considerando che ad accompagnare il complesso non era l’orchestra ma il pianoforte a coda.
Ebbene, in questa posizione potevamo vedere bene il pubblico. Nei momenti di pausa fra un brano e l’altro era inevitabile non incrociare sguardi e vedere le espressioni di ogni singolo spettatore. Complessivamente si vedeva nei volti una certa soddisfazione ed apprezzamento. Queste piccole cose, che forse possono essere insignificanti per chi non fa questo mestiere, sono invece importantissime per noi.
Quegli applausi spontanei accompagnati da sorrisi, ma anche l’attenzione nei singoli brani e, alla fine delle esecuzioni, da apprezzamenti a voce alta , sono le cose che gratificano e che incoraggiano il proseguo del concerto stimolando a tenere alto il livello esecutivo.
Ieri è stata una bella serata. C’era feeling col pubblico.
Il coro, dal canto suo, ha dato il meglio dietro una conduzione sicura del maestro Faelli e l’accompagnamento del pianista Andrea Mudu.
I colleghi solisti poi, sono stati veramente all’altezza del loro compito: il canto legato e melodioso del contralto Caterina d’Angelo, le sfumature espressive del tenore Oscar Piras (un regalo per i nostalgici di Schipa o Gigli), la brillantezza del soprano Graziella Ortu e il grande temperamento del mezzosoprano Luana Spinola, hanno completato, a mio avviso , la bella riuscita del concerto .