Quello della notte scorsa è stato il primo terremoto che ho sentito in vita mia. Lo ammetto: soffro di una certa insensibilità alle scosse sismiche, le percepisco con difficoltà. Non nascondo il timore, per non parlare della difficoltà di prendere coscienza dell'avvenimento appena svegliato: anche l'eccesso di sonno che mi attanaglia da anni è una peculiarità che mi appartiene. Questa mattina avevo una serie di commissioni da assolvere: meccanico, comune, posta. Inizia così la mia giornata surreale, quasi fossi in un racconto di Buzzati. Le persone si riversano sulla strada e uno strano tam-tam tra i passanti si diffonde. Mio figlio, dalla città, mi fa sapere che la sua scuola è stata evacuata perché c'è stata un'altra scossa. Ma come, ero sveglio e non l'ho sentita? E pensare che mi sentivo così figo per aver percepito la prima della mia vita durante la notte...
Mia moglie è preoccupata: all'esterno dalla scuola di nostro figlio minore non c'è nessuno. Ma come, sono ancora all'interno nonostante tutta Verona sia stata allarmata? Via, più veloci della luce, per controllare che succede. Rilevo che è vero, ma scopro che i ragazzi sono assiepati nel campo sportivo. Incontro altri genitori, spesso presi dal panico. Guardo il sole. Cadranno i palazzi, ma la natura oggi ci ha regalato una giornata di sole. Non è un vantaggio da trascurare. Serve godere anche di questo nelle nostre giornate. Provo una volta ancora a guardare alla faccia migliore della vita. E faccio una riflessione. Poco importa se l'allarme è stato inutile o meno. L'atmosfera surreale ha creato emozioni inusuali, paura, ma anche voglia di condividere. Ma ciò che più ha contato è stato considerare le cose importanti. Cosa prendo con me in previsione di una catastrofe imminente? Nulla, proprio nulla. Se la vita ci è risparmiata, tutto il resto si può recuperare.