Sulla strada principale c’era un altro mondo: uomini, donne e bambini che disegnavano con onestà e buona volontà i contorni della quotidianità. E forse furono proprio loro, assieme alla protezione dei miei genitori, a confondermi per non farmi capire il segreto di una porta bucherellata sul ciglio della strada principale: erano i colpi di pistola lasciati dai killer infami, nel nuovo bradisismo camorristico che tentava di abbattare lo strapotere dei vecchi capi.
Sono tornato nella strada in cui ho trascorso parte dell’infanzia, una domenica mattina dopo una lunga convalescenza. L’ho ripercorsa di nuovo. I ricordi sono finiti sotto la polvere; le mura screpolate delle facciate dei palazzi indicavano spudoratamente che il tempo mi era sfuggito dalle mani; le lenzuola stese nascondevano le storie iscenate un tempo sui balconi.
Non c’erano più bambini guerrieri o pistole giocattolo. Sono stati spazzati via. Era rimasta intatta soltanto l’indicazione del “senso unico”, l’insegna che tanti anni dopo mi ha fatto ritrovare il significato della domenica: vale la pena condividerla con una donna speciale, la stessa che ha rinununciato alle spavalderie della sua gioventù per dividere il suo tempo con ragazzi e ragazze che non hanno più una famiglia su cui contare.
La notte è fatta per i vampiri e la luna mente, perchè non vive di luce propria. Non passavo in quella strada dal 1986, lo stesso anno in cui era nata lei. Ci sono tornato di giorno e la luce del sole, folgorante cone quella della sua anima, mi ha fatto tornare sui passi di ciò che sono.