Diario notturno – Ennio Flaiano

Creato il 07 febbraio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

7 febbraio 2013 Lascia un commento

Se Flaiano sia qui al suo meglio non saprei, certo e’ che dal dopoguerra sino ai primi anni ’60 ha dato tanto al cinema e ancora piu’ alla lettere.
Possiamo trovarlo in molti scritti disseminati in ogni dove, talvolta decontestualizzato e sparso tra editoriali ed aforismi, materiale spesso postumo unito in svariate raccolte.
In "Diario notturno" parliamo di testi che in oltre un decennio Flaiano ha estratto dal cilindro delle sue esperienze quotidiane, quindi lavoro, tempo libero ma ancor piu’ dal muoversi casuale tra persone e luoghi, ammesso che tutto questo non casualmente faccia parte di un unico grande sistema chiamato esistenza ed in quanto tale degno di ogni osservazione, critica e narrazione.
Del corposo elenco di scritti e brevi novelle, alcuni di questi divenuti incipit di altri racconti o sceneggiature per cinema e teatro, mi piace ricordare "Supplemento ai viaggi di Marco Polo", laddove l’"Italia" non e’ una nazione ma una branca dell’antropologia, "Diario notturno", con aforismi e riflessioni composte nel corso degli anni per salvare tutti noi elevandoci oltre l’altezza terreno e non ultimo "Un marziano a Roma nella sua stesura non teatrale, dove Flaiano raccontando il marziano, gira attorno al suo mondo facendosi arte egli stesso.
Cio’ che invero colpisce e non mi stanchero’ di scriverlo, e’ l’attualita’ delle sue considerazioni che ripeto non fanno di Flaiano un veggente, semmai evidenzia come la perenne "democrazia in pericolo", la cultura trattata a peso, la triste ambizione ad una infinita lotteria e la ricchezza del povero gettata al vento per inseguire le miserie del ricco, non appartengono all’oggi, non hanno origine da un presunto degrado introdotto da chissa’ chi o cosa ma iniziano col fallimento della costruzione del popolo italico, trovano nella Roma superba ed imperiale, quei vizi sui quali faremmo bene a non ridere o al contrario, non indignarci troppo.
Farebbe comodo dimenticare Flaiano, seppellito proprio dai quei colleghi tanto celebri eppure con invettive e denunce di terza o quarta mano ma la grandezza dello scrittore impedisce l’oblio, malgrado il tentativo di relegarlo al solo teatrino cinematografico e gia’ non sarebbe poco, perche’ la sua ombra tanto giocosa quanto amara, oscura ancora oggi gran parte di coloro che si definiscono intellettuali.
Strepitoso, fenomenale e malgrado cio’, non un pezzo unico e raro nella sua produzione, da leggere con passione ed avidita’ non secondo a nulla di quanto ha saputo offrirci.

"In un impeto di distensione, B., comunista, mi ha detto che sono dimagrito"


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