Il dibattito è stato introdotto dall’esimio moderatore, dr Mimmo Greco, e dagli interventi di Salvatore Iannizzi, presidente dell’ Associazione Il Sole di Calabria; Martino Morsello e Franco Crupi del Movimento dei Forconi; Roberto Carchia del Movimento agricolo Dauno; Ignazio Ardagna del Movimento agricolo europeo. Le conclusioni sono state affidate a Saverio De Bonis, coordinatore della Fima. Tra i candidati alle europee invitati al confronto era presente in sala Alfredo Ronzino.
I vari relatori hanno evidenziato la situazione di degrado in cui versa il comparto prospettando soluzioni per un’ Europa agricola più umana, in cui siano rispettati i valori dell’ uomo e della vita. Crupi ha lanciato un’ accorato “appello della civiltà contadina per la salvezza dei territori e delle famiglie del mezzogiorno”, stritolate da una politica agricola miope che produce suicidi, mentre mantiene i suoi privilegi. Morsello ha sottolineato l’ importanza di proseguire nella battaglia per il cambiamento al fine di pervenire ad una “redistribuzione della ricchezza in una Europa troppo diversa tra il centro e la sua periferia”, evidenziando altresì “la necessità urgente di pervenire al blocco delle procedure esecutive”.
Iannizzi, nella lettura del documento impietoso dell’ associazione, si è soffermato sugli “effetti devastanti che gli accordi europei con i paesi terzi hanno provocato sulle produzioni calabresi, siciliane e pugliesi”, citando i nomi degli europarlamentari responsabili. Infine ha focalizzato la sua attenzione “sull’ assenza di rappresentanza sindacale nella piana di Rosarno” e sulle “finte organizzazioni di produttori, per le quali occorrerebbe intensificare i controlli da parte della Regione e del Ministero” affinchè uno strumento come le Op, così importante per la tutela dei piccoli produttori, non sia utilizzato impropriamente da commercianti senza scrupoli che si arricchiscono sulla pelle di chi produce.
Carchia si è soffermato sulla necessità di “rivedere le politiche fiscali in agricoltura attesi i redditi negativi rispetto alla media positiva europea” e di “reimpostare gli attuali trattati prendendo spunto dagli obiettivi originari che guardavano ai valori della civiltà contadina, non allo ‘spread’ che oggi ci priva della nostra libertà di far impresa e di produrre”.
De Bonis, dopo aver illustrato le attività sinora svolte dalla federazione a livello nazionale per restituire dignità ai produttori, trasparenza ai mercati ed equo reddito a chi lavora la terra, si è soffermato sul ruolo dell’ Europa agricola, sui divari tra produzioni continentali e mediterranee e sulla mancanza di una vera strategia dell’ Italia. La politica agricola, pur essendo stata pietra miliare dell’ edificio europeo, ha trasformato il nostro paese in un contributore netto verso il bilancio europeo, senza riconoscere un ‘giusto ritorno finanziario’, trascurando così il reddito dei nostri produttori. Ha sottolineato l’ importanza di coinvolgere i consumatori e i medici in questa ‘battaglia per la vita’ che non riguarda solo le campagne ma anche le città. L’ attuale modello di politica agricola stà spopolando le aree marginali e rompendo il rapporto produzione-territorio. La vicenda dell’ etichettatura obbligatoria dell’ origine delle materie prime è solo la punta dell’iceberg. Noi vogliamo un Europa che stia chiaramente dalla parte dei produttori e dei consumatori, non delle industrie nè della finanza, perchè se muore l’ agricoltura italiana saremo tutti trascinati in un inevitabile destino.
Ufficio Stampa Fima