Il tema centrale di quest’incontro è quello spinoso e attualissimo dell’uso della violenza per ragioni politiche, partendo dal caso concreto e dal legame documentato fra la “teorizzazione” della violenza anti-coloniale di Franz Fanon (1925-61) e i movimenti di afroamericani (anni ’60 e ’70) negli Stati Uniti. Il dibattito sarà portato avanti da Lorenzo Ravano (laureato con una tesi sul pensiero politico di Fanon) ed Elisa Cecchinato (studiosa di letteratura e movimenti afroamericani).
Dove: Aula Seminari, complesso di S. Giovanni in Monte, (P.zza S. Giovanni in Monte 2, Bologna >mappa)
Quando: lunedì 21 gennaio 2012, ore 16.00
Il “Black Power Fist”
Frantz Fanon (Wikipedia), psichiatra martinicano e militante del Fronte di Liberazione Nazionale algerino, è una figura intellettuale centrale negli studi sulle lotte di liberazione anti-coloniale. Dall’analisi sulla condizione psicologica del colonizzato alla “teorizzazione” dell’uso della violenza, il suo contributo intellettuale è stato da subito attivo e non cattedratico. Basti ricordare la pubblicazione de I dannati della terra (1961), manifesto politico letto e riletto nel decennio successivo in contesti e situazioni politiche estremamente differenti fra loro, dall’Europa dei movimenti fino alle lotte “terzomondiste” e ai movimenti black negli Stati Uniti.
Pur distanti dall’orizzonte storico-politico in cui s’inscrivevano tali movimenti, oggi possiamo ancora apprezzare il suo contributo intellettuale che non è mai del tutto tramontato, soprattutto all’interno degli studi culturali e post-coloniali, che vedono in lui un riferimento teorico fondamentale. Nel 2011, a cinquant’anni dalla morte e dalla pubblicazione dell’opera più nota, abbiamo però assistito ad una “riscoperta” che ha ri-portato Fanon sulle pagine dei giornali, nelle aule universitarie e all’interno di numerose iniziative scientifiche ed editoriali (leggi la categoria “Cinquantenaire” sul sito della Fondazione a lui dedicata).
A partire dagli interventi di Lorenzo Ravano (qui i suoi articoli su casoesse.org), che ha da poco discusso una tesi sul pensiero politico di Fanon, e Elisa Cecchinato, che sta conducendo una ricerca di dottorato sui movimenti afroamericani con attenzione particolare al loro dibattito intellettuale, proveremo a porci alcune domande.
- Cos’è la violenza per Fanon e su che basi (in che contesti) ne legittima l’uso? Qual è la condizione del colonizzato/a e chi sono i “dannati della terra”?
- Come e perché il suo pensiero diventa parte della strumentazione teorico-politica del movimento Black Power e del Black Panther Party negli anni Sessanta e Settanta?
- Perché il nodo della violenza anti-coloniale è stato a lungo messo in ombra, pur in un contesto culturale e accademico (quello degli studi post-coloniali) dove il suo pensiero è sempre stato molto presente?
- Quali sono i percorsi e i processi di radicalizzazione politica attraversati dal movimento nero negli Stati Uniti e quali interrogativi solleva, anche in relazione all’attualità?
Clicca per vedere la locandina ingrandita.
Fanon aveva chiaramente compreso che la violenza, in taluni casi, costituisce un motore della storia, nonché un mezzo di emancipazione. Allo stesso tempo, egli aveva però delineato le possibili conseguenze politiche, sociali e psicologiche disastrose che la sola violenza può generare.
L’idea del dibattito di lunedì 21 gennaio è individuare le esigenze pratiche e teoriche in cui è maturata l’appropriazione (o il fraintendimento?) di Fanon da parte del movimento del Black power e del Black Panther Party. Di certo, un momento per ragionare criticamente sulla violenza politica al netto di un certo moralismo che è tanto di moda nelle prime pagine dei giornali nostrani e cercando di superare la sterile dicotomia violenza/non-violenza.
Verrà distribuita una breve bibliografia (scaricala in pdf) orientativa ai/alle partecipanti, per costruire insieme un possibile percorso di letture e/o iniziative future.
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