IL METODO
Le istituzioni scolastiche (ministero, provveditorati, istituti scolastici) si occupano principalmente di spostamenti di personale, di gestione amministrativa e molto poco di didattica. Alla stessa stregua, i corsi di aggiornamento si risolvono, molto spesso, in occasioni di sterile discussione senza che le nozioni acquisite dagli insegnanti possano essere poi applicate all'interno dell'ambiente didattico. Il problema principale risiede, più che altro, nella mancanza di un metodo generale che definisca, a livello di base, degli standard di insegnamento. Mentre i contenuti dell'istruzione vengono, in qualche modo, definiti ed applicati le impostazioni inerenti le linee programmatiche e la didattica applicata vengono, spesso, rese sterili proprio in sede applicativa. Il problema del contenuto dell'istruzione, pur importante, non può essere argomento di questa tesi, in quanto esulerebbe dai suoi scopi. L'unico richiamo degno di nota è quello inerente lo stretto legame che vi deve essere tra contenuto dell'insegnamento e realtà sociale. La questione del metodo didattico, al contrario, riguarda pienamente il contenuto di questa analisi, perciò verrà discusso in modo approfondito. 2. IL METODO NELLA DIDATTICA
- né da situazioni in cui non venga fornito il contenuto stesso dell'istruzione
- né dall'applicazione di metodi inadeguati
- né da fattori di tipo temporale (possibilità di non iscrivere ragazzi dopo che sono stati respinti per due volte)
A livello strettamente didattico la pari opportunità deve essere garantita:
- dalla esposizione completa del contenuto dell'istruzione
- dall'applicazione di un metodo adeguato di istruzione
3. LA QUESTIONE DELLE PARI OPPORTUNITA'Non esiste oggi, all'interno del vasto mondo della scuola, un metodo di insegnamento che possa essere definito come tale. La realtà assai variegata della scuola si presenta ai nostri occhi come un mondo in cui esistono migliaia di situazioni differenti e, spesso, contrastanti tra di loro. Ciò non è da considerare un fattore negativo in sé, in quanto permette agli insegnati di rapportarsi più strettamente alla realtà sociale dei discenti. Questo stesso discorso, però, resta valido solo se la figura di insegnante a cui ci si riferisce corrisponde, con ogni approssimazione possibile, alla figura di docente ideale, sempre pronto a seguire e sostenere i discenti. In effetti, tale figura esiste solo teoricamente; certo esistono molti insegnanti che svolgono il loro ruolo con dignità, correttezza e, perché no, fantasia ed inventiva ma, molto spesso, la figura di docente a cui ci si trova davanti è molto diversa da questo modello. Il problema fondamentale è che il corretto o meno rapporto didattico che un discente dovrà affrontare dipende, oggi, solo ed unicamente dall'atteggiamento e conseguente comportamento del docente (o docenti) con cui dovrà interagire. In sintesi la scuola, come istituzione, non è in grado di garantire ad un soggetto che usufruisce dei suoi servizi, se il rapporto didattico e l'ambiente scolastico che avrà di fronte saranno di tipo adeguato alle aspettative o meno. L'unico modo in cui oggi è possibile intervenire in tale ambito è la selezione a priori dei docenti. L'istituzione, nella realtà oggettiva delle cose, non è in grado di intervenire all'interno del rapporto didattico. Se ciò favorisce, da una parte, il diritto alla libera docenza, dall'altro determina una situazione in cui un soggetto si trova ad operare con un buon insegnante ed un altro con un cattivo insegnante. Ciò determina una situazione generale in cui non a tutti i soggetti discenti viene fornita una pari opportunità di poter acquisire nozioni e maturità adeguate. In questo contesto una soluzione possibile è quella di stabilire le modalità di un metodo generale di base uguale per tutti.
* (Questo fa riferimento è alla situazione esistente all'inizio degli anni '90)