Dieci cose che ho imparato in 12 anni passati a inviare racconti

Da Ayameazuma

Dieci cose che ho imparato in 12 anni passati a inviare racconti

Posted by IceLady on set 9, 2011 in Blog, Consigli scrittevoli | 1 comment

di Josh Rolnick – “The millions”
traduzione a cura di Tanja Sartori 

1. Mark Farrington, il mio primo insegnante di scrittura al MA Program in Writing della Johns Hopkins, nell’autunno del 1998, suggerì che dovremmo iniziare a inviare le nostre storie “quando sono buone quanto riusciamo a renderle.” Questo può sembrare ovvio, ma ho trovato che sia un’ottima regola. Forse avete avuto diversi feedback, avete revisionato, e mentre ancora vedete i problemi, non  sapete come sistemarli. Quando avete portato una storia al livello massimo a cui potete arrivare, inviatela.

2. Inviate più copie possibili – da dieci a venti riviste alla volta. Questo è particolarmente importante se, per tempo, sperate di ricevere utili riscontri. Da quanto ho inviato il mio primo racconto nel gennaio del 1999, ho spedito a 225 riviste, concorsi o simili; ho ricevuto 219 rifiuti e sei racconti pubblicati. Ma ho ricevuto un qualche tipo di incoraggiamento – da lettere formali alla scritta “spedire altro” spuntata su una cartolina – da 71 pubblicazioni, circa un terzo di tutte le mie missive.

3. Mirate in alto. Fate una lista dei primi dieci giornali su cui vorreste vedere la vostra storia pubblicata, poi iniziate dall’alto e scendete verso il basso. Ho sottoposto la mia primissima storia nel 1991 in 12 posti, incluso l’Atlantic Monthly, il New Yorker, Zoetrope, e Virgina Quarterly Review. Anche se le possibilità sono molto basse, ogni feedback che ricevete può spingervi ad andare avanti.

4. Un altro dei suggerimenti di Farrington che ho cercato di seguire religiosamente durante gli anni: invia solo alle riviste che pagano – anche se poco. Certo, gli scrittori dovrebbero essere pagati per il loro lavoro, ma questa non è solo una questione di principio. Il pagamento (contanti – non copie omaggio) significa una serietà aggiunta, un impegno in più per il pezzo che viene pubblicato. Usare il pagamento come guida divide nettamente le riviste in due categorie: quelle che lo fanno e quelle che non lo fanno. Nonostante ci siano certamente serie e rispettabili riviste che non pagano o non possono, il pagamento resta un efficiente surrogato per la qualità.*

5. Inviate in modo intelligente. Leggete le linee guida per l’invio di ogni rivista. Prestate attenzione ai limiti di pagine e alle richieste riguardo ai manoscritti. Non mandate ad AGNI in luglio, Non mandate aFence una copia cartacea (accettano solo in elettronico). La maggior parte degli scrittori che conosco con leggono prima tutti i giornali a cui inviano. Ma alla fine, familiarizzate con le caratteristiche uniche di ogni giornale prima di inviare, o tenetevi i vostri pezzi. Forse il più imbarazzante (e umiliante) rifiuto che ho ricevuto venne dal Chariton Review, poi pubblicato tramite il Dipartimento di Inglese alla Brigham Young University: “Siamo spiacenti – ma non possiamo considerare nulla che contenga la parola con la F (N.d.T. Parola volgare). Lei sicuramente saprà che BYU è sponsorizzato dalla Chiesa.”

6. Scoprite quale rivista risponda personalmente al vostro lavoro e continuate a mandarle storie. Anche se non ne accetteranno mai nessuna, sarete fortunati ad avere una corrente continua di feedback. Tenete un file, suddiviso per riviste, di tutte le risposte che ricevete – che sia una risposta da un editor o un modulo “spedire altro” prestampato; buone, cattive o altro – così che possiate tenerne traccia nel tempo.

7. Quando avete una risposta positiva, fateci sempre riferimento quando mandate la vostra storia successiva. Fatelo anche se tutto quello che avete ricevuto è la scritta “buon lavoro” non firmata o un promettente segno di spunta. Qualche volta qualcuno metterà un’iniziale ai suoi commenti. Prendetevi il tempo di cercare online e inviate a loro la vostra prossima storia. Ho iniziato molte lettere con: “Grazie per la sua nota di incoraggiamento riguardo al mio precedente racconto…” Questo stabilisce immediatamente la vostra relazione con il giornale, e può aiutare a far emergere la vostra storia dal mucchio.

8. Non prendete i rifiuti sul personale. Ogni scrittore lo sa, e tuttavia è una delle cose più dure da metabolizzare. Una volta ho ricevuto una email dal Paris Review che è suonata, beh, molto personale: “Ho appena finito ‘Innkeeping’… l’ho trovato accettabile ma non, ad essere onesti, così brillante, e il tono da young adult – non fa per noi, temo.” Mi considero abbastanza sicuro di me, ma ugualmente, mi ha punto sul vivo. Meno di due mesi dopo, tuttavia, ho ricevuto un’altra email da Field Maloney delNew Yorker: “Vogliamo scusarci per aver impiegato tanto tempo prima di risponderle riguardo a ‘Innkeeping.’… Ho trovato piacevole la lettura – la voce è naturale e brillante – e sarei felice di leggere ancora suoi racconti in futuro.” Conservo entrambe le note nei loro rispettivi file, con un post-it sul commento del Paris Review che mi rimanda a quello del New Yorker.

9. Se siete abbastanza fortunati e una vostra storia viene accettata, scrivete immediatamente agli altri giornali dove il vostro racconto è ancora in valutazione, facendo sapere che il vostro racconto è stato piazzato.

10. Celebrate i rifiuti. Non sto scherzando. Ogni rifiuto è un’opportunità che date alla vostra storia di vivere nella mente dei lettori; ognuno è un’opportunità di rafforzare la vostra corazza di scrittore. Contrassegnate il rifiuto abbonandovi al giornale che non vi ha preso. L’ho fatto quando ho ricevuto il mio duecentesimo rifiuto – e così facendo, ho sopraffatto il rifiuto invece di lasciare che lui sopraffacesse me. Ora, ogni mese quando One Story arriva, mi ricordo del mio trionfo.

* Ho recentemente contattato Farrington, è ancora un insegnante e un consigliere di facoltà alla Hopkins, per fargli avere questo pezzo. Ha detto che mentre raccomanda ancora agli scrittori di inviare a riviste che pagano, offre questo in aggiunta: “A volte ci sarà una storia che tu crederai essere completa – non necessita di essere rivista, o messa nel cassetto per un po’, è quello che è – ma non è una storia che ha successo con le riviste migliori. Quella è una storia che si potrebbe benissimo mandare a un giornale che non paga.”

Ecco la fonte dell’articolo: sull’Internazionale e l’originale sul The Millions.