Non è stata una grande estate, se non a livello climatico (amo la pioggia e le temperature sotto i 25 gradi, che volete farci?).
Il periodo che sta vivendo il Paese – sfiducia, aggressività, ignavia, egoismo – pare riflettersi sempre di più sui singoli individui, anche su quelli che “una volta erano persone meglio” (cit.)
Se avessi voglia di scrivere nuove storie apocalittiche, penso che studierei un romanzo in cui le emozioni negative generate dalla crisi di un’interà società (non parlo necessariamente di crisi economica) si riflettono a livello pandemico sui singoli soggetti. Solo che forse ne uscirebbe una trama troppo vicina alla realtà, per me che sono scrittore del fantastico.
A ogni modo, vivere certe cose aiuta a comprendere alcune scomode verità sul prossimo, ma anche su noi stessi.
Così, a un anno e tre mesi dal compiere i quarant’anni, sono arrivato a certe illuminazioni che ritengo oramai dogmatiche.
- La felicità – anche passeggera – dà fastidio al prossimo. Vale anche per un singolo status su Facebook, o per un tweet. Essere felici genera l’invidia e le maledizioni della gente. Maledizioni che nove volte su dieci colpiscono il bersaglio.
- Nella vita spesso conta più spararsi delle pose e millantare credito che non applicarsi, imparare e migliorare. Ciò nonostante preferisco ancora la seconda opzione.
- I soldi non danno la felicità ma costituiscono un ottimo surrogato della medesima, quantomeno per non accumulare debiti con persone oggettivamente disgustose.
- Chi si vanta di “dire tutto in faccia” è di solito un individuo che ha smarrito il senso del tatto, del dialogo civile e maturo.
- Usare il cervello al posto del cuore – o quantomeno usare i due organi simultaneamente – è una pratica che andrebbe recuperata, a dispetto degli sciocchi romanticismi.
- (Postulato del punto 1) Qualunque risultato otterrete, sia anche esso piccolo e secondario, genererà invidia anche nelle persone che ritenete insospettabili.
- (Postulato del punto 6) La mediocrità è un status quo che rassicura il prossimo e mette a tacere le coscienze.
- Non si può programmare tutto, occorre lasciare spazio all’improvvisazione, ma non si può nemmeno aspettare che “il Dio del giorno dopo” aggiusti tutto ciò che non funziona.
- Chi dice che la tecnologia ha rovinato le relazioni tra esseri umani ha dimenticato di quanto può essere crudele e meschino il cosiddetto “mondo reale”.
- Chi sostiene che il mondo reale fa schifo, e che la sociopatia è l’unica scelta di vita possibile, probabilmente sta soltanto frequentando le persone sbagliate.
In questo post ho pubblicato le foto di due interpretazioni dell’Eremita, uno degli arcani maggiori dei tarocchi.
Questa può sembra una scelta pessimista, ma in realtà non lo è.
Esso può avere connotati negativi (misantropia e misoginia), ma può anche esprimere significati positivi. Può infatti indicare l’esperienza, la filosofia analitica, colui che ricerca la conoscenza.
Si appoggia ad un bastone, a rappresentare il passato e ha in mano una piccola luce che lo guida (una lanterna) e gli permette di individuare i pericoli sul suo cammino.
Un arcano che, preso in questo senso, mi rappresenta parecchio, almeno in questo momento.
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