E’ tempo di parlare un po’ degli Anatri che – già dall’anno scorso – complice la loro indole fondamentalmente poco narrativa e assai tranquilla, hanno trovato esiguo spazio qua su Slumberland. Del resto, “è una classe carina, silenziosa, in cui si trotta bene, ma succedono poche cose, in fondo” – ha spiegato la ‘povna a Patty Albione di fronte a esplicita domanda. E, si sa, con lei è così: se non c’è trama, non si esiste. Ma questo rischia – la ‘povna, da prof. ne è più che consapevole – di fare al loro immaginario molto male.
Certo, a sua difesa c’è da dire che tra loro si è verificato, nel passaggio dalla prima alla seconda, un vero e proprio cambiamento di personalità di classe. Un evento che (almeno in tali proporzioni) è di per sé rarissimo, anche e a maggior ragione se si parla di biennio. Eppure, i dati di fatto restano tali, e tanti, e parlano di un gruppo che, nel crescere, ha cambiato decisamente pelle. Le motivazioni si possono trovare, volendo: l’ingente numero di fughe, per esempio (e di persone assai in gamba, volate verso altri lidi in margine a due scrutini finali, di giugno e di settembre, che sono stati tutto, tranne che giusti); e anche il fatto che i mesi finali dell’anno scorso fossero stati, volenti o nolenti, colonizzati dalle imprese di Franti; e anche un’iniezione di nuovi arrivi assai notevoli: alunni dalla personalità spiccata, che si impone senza fallo, costringendo tutti quanti a una ridefinizione delle funzioni narrative.
La ‘povna tutto questo ci ha messo un po’ a capirlo. E così la prima parte dell’anno – complice anche una questione non risolta tra Sandokan e Marianna (una di quelle storie tutte adolescenza, amore e odio come solo a quindici anni – che ricorda un po’, se pure in meglio, perché gli Anatri sono di animo gentile, i tempi di Steerforth e Giovanna d’Arco, tra i Bufali dell’Orda) – l’ha passata un po’ in affanno. Perché – se dal punto di vista didattico la classe tirava con grande lena, senza un problema al mondo – la ‘povna continuava a sperimentare una forte difficoltà da quello, come ha già ricordato, narrativo. Per fortuna, però, esistono le ricorrenze. E così a novembre scorso, in piena autogestione, la ‘povna è stata coinvolta in un progetto legato alla giornata mondiale contro la violenza di genere della professoressa Wishes. Si trattava di mettere su uno spettacolo situazionista, nel quale un gruppo scelto di alunne sarebbe entrato nelle classi ex abrupto, recitando passi scelti che inchiodassero gli sguardi sulla condizione femminile.
“Te ne puoi occupare tu, per il tuo plesso?” – aveva domandato Wishes. E la ‘povna aveva risposto di sì, anche perché non c’era alternativa, effettivamente. Ma poi – da cosa nasce cosa – una idea era nata nella sua testa, e aveva pian piano preso forma. Tra gli Anatri, insensibilmente, le ragazze – volitive, intelligenti, belle – sono un numero assai alto: perché non superare, per una volta, il suo connaturato maschilismo e fare mostra di notarne la presenza, rendendo il gruppo delle bimbe il perno dell’intera iniziativa? Detto, e fatto. Le ragazze avevano reagito alla proposta con passione ed entusiasmo. Insieme si erano dunque trovate, carbonare, nel pomeriggio; insieme avevano provato i testi, scelto i costumi, pensato la scaletta; insieme avevano, in cortile, preparato e dipinto uno striscione.
L’esperimento si era rivelato, innegabile, un successo. Per la scuola tutta, che le aveva applaudite nella loro performance – ma anche per le ragazze. Che, da quel momento, hanno preso coscienza della loro forza, acquisendo, gentile, una consapevolezza leaderistica. E donando infine ai redivivi Anatri ciò di cui mancavano da tempo: vale a dire una trama, chiara e forte, sulla quale svolgere, in maniera condivisa, ma finalmente consapevole, il filo lungo della loro storia.
La ‘povna a questo gruppo di ragazze si appoggia, da quel giorno, sempre di più, in modo volutamente esplicito. E, poiché da cosa nasce cosa, come il miele con le mosche, sembra che una attiri l’altra.
“Prof., arriva una nuova compagna!” – le ha notificato Marianna l’altro giorno.
“Benissimo, l’accoglieremo nel gruppo!” – la ‘povna replica placida.
E loro non fanno in tempo a salutarla che “Prof., adesso il turno di una mia amica!” – le spiega con il suo sorriso Bella.
“In che senso, mia cara?” – la ‘povna, stupita, sulle prime non capisce.
“Arriva anche Jane Andrews, dal Linguistico”.
“Un’altra bimba? Ottimo!” – a parlare è stato l’Ornitorinco, gli occhi lucidi del maschio a caccia.
“Ornitorinco, ti ricordo che parliamo di compagne, e non di bisonti che corrono nella prateria davanti a te, con l’ascia in resta”.
Tutti ridono. Ma la ‘povna, dentro di sé, gongola. Perché adesso che c’è una storia che li lega tutti quanti, il suo compito con gli Anatri potrà infine arrivare a compimento, e poi, nel giusto tempo, terminare.
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