Dieci sogni che avevo da ragazzino

Creato il 01 ottobre 2012 da Mcnab75

Rubo l’idea di quest posto al sempre prolifico Dottor Manhattan, che qualche giorno fa ha pubblicato il seguente articolo.
Spunto troppo bello per lasciarmelo sfuggire, anche perché io di sogni ne ho avuti sempre parecchi. Qualcuno l’ho realizzato, altri li ho traditi, altri ancora rimangono in stand-by.
Per stilare questa mia Top 10 ho voluto focalizzarmi su quell’età di passaggio in cui si abbandonano i sogni più assurdi (diventare Superman, per dire) per cullarne altri un pochino più concreti. Insomma, la lista che segue comprende dieci mie ambizioni risalenti a quell’età magica che è l’adolescenza.
Stilare questo elenco è stato molto meno leggero e divertente del previsto. Insomma, è un articolo che ha scavato nel mio passato… cosa che non è mai facile per nessuno. Almeno credo.
Se qualcuno vorrà proporre la sua Top 10 dei sogni realizzati/traditi, faccia pure. Non tocca solo a me espormi

  • Campare inventando giochi di ruolo

Eh sì. Da ragazzino già ero uno scribacchino. Ho iniziato a giocare di ruolo attorno agli undici anni e già a tredici/quattordici io e miei amici scrivevamo i nostri moduli d’avventura, perché quelli ufficiali ci annoiavano alla svelta. Li scrivevamo a penna sui quadernoni che ho ancora qui nel mio armadio. Pensate un po’ che tempi!
Fu proprio il passaggio al primo computer che fecere nascere questo sogno lavorativo: inviare i nostri moduli alla TSR (allora proprietaria del marchio Advanced Dungeons & Dragons) e diventare ricchi!
Ovviamente non ci abbiamo mai provato, né abbiamo mai scoperto se qualcuno davvero riesce a campare vendendo avventure per i giochi di ruolo. In Italia no, ma altrove, chissà…

  • Visitare New York

La passione di New York è comune a un sacco di persone che negli anni ’80 guardavano la TV italiana con gli occhi dei ragazzini. Andiamo, il 90% dei film americani erano ambientati nella Grande Mela. Anche quelli che erano ambientati altrove, beh, sembravano comunque scenari newyorchesi, purché ci fossero grattacieli, taxy e poliziotti.
Non avrei mai pensato di riuscire a visitare davvero questa città. Ok, so che c’è gente che ci vada tre volte all’anno solo per fare shopping, ma io vengo da un ceto sociale leggermente diverso. New York è sempre stata una meta più o meno impossibile, finché si è presentata l’occasione di varcare l’oceano e di andarci davvero. Due volte.
Volete sapere una cosa? E’ stato bello come mi aspettavo. O forse di più. Ma di questo vi ho già parlato moltissime volte, giusto?

  • Vedere degli astronauti sbarcare su Marte

Mi sembrava il sogno più realizzabile. “Chissà nel 2000 dove saremo… colonie sulla Luna, l’esplorazione di Marte, i primi motori a curvatura…” Eh già, come no. Siamo rimasti più o meno allo stesso punto. Il sistema solare ci è più conosciuto rispetto ad allora, ma di missioni spaziali con equipaggio umano non se ne sono più viste. L’esplorazione del cosmo è costosa, scienziati e investimenti si sono concentrati più che altro sulla tecnologia delle comunicazioni, dando vita a Internet, ai social network etc etc. Tutto bellissimo, tutto fantascientifico. Ma il cosmo è ancora là che aspetta qualche coraggioso pioniere e pare che per il momento che dovrà attendere ancora a lungo.
Fortunati i miei genitori che assistettero allo sbarco sulla Luna!

  • Comprare un personal computer

… Cosa che a 13/14 anni mi sembrava impossibile. I miei amichetti più benestanti se la spassavano coi Commodore 64, poi con gli Amiga e coi primi .286, mentre io dovevo guardarli e accontentarmi del Vic 20 che i miei mi regalarono quando già era diventato uno scatolone da rottamare. Quindi l’acquisto di un computer “vero” per anni è stato il mio sogno impossibile e apparentemente irrealizzabile.
Finché i PC sono diventati oggetti di uso comune, diffondendosi in tutte le case degli italiani. Quindi, attorno alla prima metà degli anni ’90, ho ottenuto il mio primo .386, con tanto di videogiochi annessi e stampante ad aghi (rumorosissima e lentissima). Per diverse settimane fui il ragazzo più felice del mondo.
Se penso quanti computer ho cambiato da allora a oggi ho una chiara proporzione di quanto il mondo si sia evoluto. In meglio, almeno credo.

  • Uscire con Phoebe Cates

Io le Muse le ho sempre avute e le ho sempre sognate. Negli anni ’90 le mie fidanzate immaginarie erano senz’altro le storiche supermodelle: Carol Alt, Claudia Schiffer, Cindy Crawford. Tre donne che trovo bellissime anche oggi, tanto per dire. Ma prima di loro c’era lei, Phoebe Cates. Penso che me ne innamorai dopo averla vista in Gremlins e Gremlins 2. Apparteneva alla categoria di attrici che interpretavano sempre il ruolo della liceale acqua e sapone per cui il protagonista del film perdeva la testa. E io pure. La suddetta categoria c’è ancora oggi, le liceali acqua e sapone un po’ meno.
Ecco, Phoebe non l’ho mai conosciuta, ma in compenso quando sono andato a New York ho cercato il suo negozio (sì, ora vende profumi e oggetti d’arredamento). Lei non c’era, il negozio sì.

  • Tifare per l’Italia che vince un Mondiale

Che poi mi era già capitato con Spagna ’82. Solo che avevo sei anni e mezzo e non me ne rendevo nemmeno conto.
Che volete che vi dica? A me le competizioni calcistiche internazionali danno sempre carica. Fino al giorno prima che iniziano fingo di fregarmene e di tifare altre nazionali. Poi, quando e se l’Italia va avanti nel torneo, entro nel loop del tifo e mi faccio trascinare dall’entusiasmo.
Sì, perché per me certe manifestazioni sono soprattutto allegria, voglia di festeggiare insieme, voglia di sentirsi uniti, fosse anche per una stupidissima partita di calcio.
Sogno realizzato con Germania 2006: indimenticabile. Peccato soltanto non averne potuto gioire con papà.

  • Vedere un UFO, un fantasma, un vampiro, un folletto

Sì, ci ho sempre sperato. Perché l’assoluta razionalità, la realtà fatta, finita e spiegata mi è sempre sembrata noiosa e limitante. Colpa probabilmente della mia fantasia e delle letture che mi hanno da sempre appassionato.
Quindi sì: ho sempre sperato di incontrare qualcosa di assolutamente non classificabile secondo i dogmi della scienza o della religione. In qualche rara occasione ne sono andato anche in cerca, senza ossessione, con molta disillusione, ma anche con un filo di speranza.
I risultati sono sempre stati più che deludenti, perciò questo è da considerarsi un sogno tradito.
Anche se…

  • Vedere un topless di Lorella Cuccarini

Il sogno pruriginoso ci sta nella Top 10, no? E la Cuccarini, la più amata dagli italiani, negli anni ’80 era una delle donne che mi attizzava di più, insieme a Sabrina Salerno. No, non parlo dello stesso sentimento che mi univa (ehm) a Phoebe Cates…
Perché proprio la Cuccarini? E chi si ricorda… forse perché i settimanali Skorpio e Lanciostory la proponevano ogni settimana insieme a star quali appunto la Salerno e Samantha Fox, che obiettivamente non c’entravano nulla con lei. Infatti la più amata dagli italiani i vestiti li teneva sempre addosso, cosa che a tredici anni mi sembrava davvero ingiusta
Se della Sabrinona nazionale abbiamo visto ogni centimetro di pelle, non mi pare che Lorella abbia mai concesso le sue grazie a qualche paparazzo. Dico “non mi pare” perché già dopo i ’90 ho smesso di seguirla…
Semmai qualcuno mi illumini, che son sempre in tempo a recuperare qualche chicca…

  • Scoprire che i miei cari sono immortali

Sapevo che era impossibile ma un po’ di speravo. Perché alla morte non ci credi finché non bussa a casa tua. Fino ad allora sembra finta, come un film dell’orrore in TV o qualcosa del genere. Fin quando tutto fila liscio non riesci nemmeno a comprendere che tutte le persone che hai intorno, ma proprio tutte, hanno una data di scadenza. E ti scopri troppo tardi a rimpiangere di non aver mai detto qualche volta in più a tua nonna che le volevi un mondo di bene, o a tuo nonno che lo stimavi più di ogni altro essere vivente del pianeta.

  • Invecchiare senza perdere la fantasia

A quindici anni io e i miei amici ci chiedevano se a trenta e quarant’anni saremmo stati ancora lì a parlare di mostri, di incantesimi, di Terminator, di John Rambo e dei film di George Romero.
Ci dicevamo di sì, convintissimi, perché certe passioni così radicate in fondo non possono morire. Pensavamo che non saremmo mai diventati come quegli adulti barbosi che parlano solo di lavoro, di mutuo e di conto in banca. In fondo, ci dicevamo, il mondo sarà sempre come ci piace immaginarlo.
Per molti, troppi amici le cose sono andate assai diversamente.
Io invece sono ancora qui.

Beh, Musica, no?
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