Magazine Cultura

Diego Matheuz e Alessandro Carbonare all'Auditorium Parco della Musica di Roma, con alcune considerazioni su "El sistema" venezuelano

Creato il 19 gennaio 2010 da Rebiolca
Diego Matheuz e Alessandro Carbonare all'Auditorium Parco della Musica di Roma, con alcune considerazioni su
Alessandro Carbonare
Diego Matheuz e Alessandro Carbonare all'Auditorium Parco della Musica di Roma, con alcune considerazioni su
Diego Matheuz
Sabato scroso ho assistito a un fantastico concerto all'Auditorium Parco della Musica di Roma, il programma era il seguente:
Beethoven: Sinfonia N. 7
Mozart: Concerto per Clarinetto in La K 622
Beethoven: Overture Leonore III

L'Orchestra era ovviamente quella di Santa Cecilia, le musiche suonate sono arcinote quindi piuttosto che descrivervi il concerto che comunque è stato magnifico, vorrei parlarvi dei due protagonisti assoluti della serata: il giovanissimo direttore Diego Matheuz e il grande clarinettista Alessandro Carbonare, che hanno ricevuto applausi a scena aperta. Ciò che mi interessa analizzare è il contesto da cui sono usciti questi due grandi musicisti :Diego Matheuz dal "sistema" venezuelano creato da Abreu e Alessandro Carbonare dalla tradizione bandistica italiana, e magari cercare di capire perché un paese come il Venezuela da un po' di tempo sforna grandi direttori d'orchestra e musicisti, facendo sì che la musica sia "il più bel prodotto di esportazione" di questo paese, come ho letto da qualche parte. (Si pensi ad esempio a Gustavo Dudamel, anche lui giovanissimo e già direttore stabile della Los Angeles Philarmonic), mentre in Italia ancora non si vede un ricambio ai grandi direttori quali Abbado e Muti.
In Venezuela c'era poco e niente per quanto concerne l'educazione musicale, oggi questo paese è diventato un faro, un punto di riferimento che tutti vorrebbero imitare, fu José Antonio Abreu nel 1975 a creare un sistema di scuole di musica il cui scopo era quello di tenere i bambini lontano dai pericoli della strada. Il progetto ha sempre ricevuto grandi finanziamenti dallo stato con qualsiasi tipo di governo: dai presidenti conservatori degli anni '80 fino a Hugo Chavez che li ha ulteriormente incrementati. Si tratta del resto di investimenti nel sociale con un ritorno economico. E' stato infatti calcolato che per ogni dollaro investito nel "sistema" con migliaia di ragazzi tolti dalla strada, ne ritorni 1,68 per assenza di spese derivanti dalla diminuzione di reati di delinquenza giovanile. La rete è formata da 150 orchestre giovanili e 140 infantili per un totale di 250.000 ragazzi. I migliori elementi confluiscono nell'Orchestra Sinfonica Simon Bolivar (di livello paragonabile a quelle europee) e ottengono borse di studio per la frequentazione di corsi di eccellenza in Europa. Da questa "macchina" è uscito Diego Matheuz, che a soli 25 anni è stato in grado di dirigere con grande piglio l'orchestra dell'istituzione musicale più antica del mondo (Quella di Santa Cecilia appunto), considerata dalla rivista inglese Classic FM una delle migliori dieci al mondo.
E in Italia che succede?
Veniamo al caso dell'altro protagoinista della serata, il clarinettista Alessandro Carbonare, proveniente dalla grande tradizione bandistica italiana (di cui mi pregio di far parte). Carbonare ha cominciato all'età di cinque anni con il clarinetto piccolo in Mi bemolle nella banda del suo paese. A tredici anni andò al consevatorio di Brescia, qui incappò in un professore che gli disse che il clarinetto non era lo strumento adatto a lui perché aveva le labbra troppo grosse e gli consigliò di passare al fagotto... ma questo, poi scoprì Carbonare, solo perché il professore voleva convincerlo a prendere lezioni private da lui. I suoi genitori non avevano i soldi così lasciò il conservatorio e continuò nelle bande. Un giorno un maestro di banda si accorse del suo talento e gli diede lezioni gratis per due anni. Se oggi Alessandro Carbonare è uno dei migliori clarinettisti del mondo lo dobbiamoa questo maestro di banda, altrimenti magari starebbe ancora a suonare "Cuore Abruzzese" per le strade del suo paese...
Questo per dire che mentre in Venezuela c'è un sistema che funziona e sforna grandi musicisti, in Italia, la patria culla della civiltà musicale occidenatale, ci dobbiamo affidare un po' alla fortuna. Le bande poi sono sempre più allo sbando (scusate il gioco di parole), finanziamenti se ne vedono pochi, i conservatori sono in mano ai soliti "Baroni". Insomma che fine faremo? Claudio Abbado, grande estimatore e collaboratore di Abreu e del sistema venezuelano vorrebbe portare "El sistema" in Italia, staremo a vedere... altrimenti andrà sempre peggio.
Su Alessandro Carbonare vorrei inoltre aggiungere una cosa: Non ha eseguito soltanto il concerto di Mozart, ma si è fatto tutta la 7a di Beethoven, e dopo Mozart (e un bis con un pezzo di Stravinsky solo) si è rimesso a sedere al suo posto in orchestra eseguendo anche l'Overture Leonore III. Un grande esempio di attaccamento all'orchestra e di amore per la musica e il suo strumento, molte "prime donne" anche inferiori tecnicamente a Carbonare non lo avrebbero fatto. Del resto lui ha sempre dichiarato che gli piace suonare in orchestra e non vuole passare la sua carriera a eseguire solo il K 622.

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog