Una dieta quantitativamente sufficiente in rapporto al dispendio energetico e qualitativamente equilibrata tra i suoi componenti è condizione indispensabile per una buona salute e per esplicare una qualsiasi attività lavorativa. Per ciascun tipo di attività è possibile calcolare con una certa approssimazione il fabbisogno calorico che viene fornito dalla qualità e quantità degli alimenti introdotti nel corso delle ventiquattro ore; tale fabbisogno varia per ogni individuo a seconda del peso, dell'altezza, della costituzione, dell'età, del sesso, e soprattutto in rapporto al tipo di lavoro che il soggetto svolge. L'attività cerebrale è quella che richiede
meno calorie, mentre l'attività fisica intensa è la responsabile del maggior consumo energetico. Anche dormendo si consumano calorie, in quanto gli organi, sia pure in misura ridotta, continuano il loro lavoro: il sangue circola, il cuore batte, il fegato lavora; durante il sonno si brucia circa una caloria al minuto per kg di peso corporeo. Il consumo calorico decresce con l'età: a 75 anni è pari a un terzo di quello raggiunto da un giovane di 25 anni. Se un uomo a 25 anni consuma circa 2700 calorie al giorno a 75 anni ne consumerà appena 900. Determinare il consumo calorico medio, è quindi una impresa ardua; il risultato si può trovare per approssimazione: calcolando che la superficie corporea di un uomo medio è di circa 1,70 metri quadrati e che il consumo calorico basale è stato stabilito in 37 calorie per ora e per metro quadro, si arriva ad un metabolismo energetico basale di circa 1500 calorie. Aggiungendo a questa cifra 500 calorie circa per l'attività ordinaria (alzarsi, lavarsi, scendere le scale, guidare l'auto, ecc.), più 600 calorie circa per un modesto lavoro manuale, si ottiene un totale di 2600 calorie. Ma il bisogno energetico è ancora superiore, perché non tutti gli alimenti vengono perfettamente utilizzati; nelle urine, nelle feci e nel sudore vi sono ancora elementi che conservano un certo potere calorico, per cui, arrotondando, si arriva a circa 3000 calorie al giorno per un individuo che esplica un'attività lavorativa media.
Non è provato che arricchire una dieta equilibrata con una ulteriore quantità di vitamine e sali minerali determini un maggior rendimento del lavoro e diminuisca la sensazione di fatica. E' vero, invece, che differenti dispendi energetici devono essere compensati da un corrispondente apporto calorico. Se il lavoro non è compensato da un corrispettivo quoziente calorico, risulta gravoso e meno produttivo; per questo motivo, una dieta che sia inferiore al minimo compatibile, anche se equilibrata, deve essere integrata nella quantità. Anche nelle diete potenziate, cosiddette dinamogene, è assai importante mantenere un equilibrio fra i componenti. Le proteine della carne sono indispensabili e così pure gli zuccheri, mentre i grassi, seppure necessari, non aiutano l'organismo a raggiungere il giusto quantitativo calorico. L'apporto di sali minerali e vitamine è sufficientemente garantito da una giusta quantità di verdure e frutta fresca.
Dieta e lavoro manuale
Nel vasto campo dei lavori manuali, si possono presentare esigenze dietetiche molto diverse in relazione al maggiore o minore impegno energetico, al clima e al grado di umidità dell'ambiente di lavoro.
Una dieta quantitativamente inadeguata provoca, nell'organismo di chi lavora, una serie di adattamenti, ma può essere sopportata soltanto per brevi periodi, in situazioni di emergenza. Successivamente il lavoratore rende meno, dimagrisce ed è meno resistente alla fatica. Un altro punto da tener presente è la distribuzione nel tempo dell'assunzione di alimenti. In taluni soggetti il rendimento produttivo risulta notevolmente diminuito a digiuno, fattore questo che per altri sembra non avere influenza alcuna. Si è constatato che brevi periodi di riposo durante il lavoro, specie se associati a uno spuntino, aumentano la dinamicità e diminuiscono la fatica; il fattore psicologico è, in questo caso, più importante ai fini di un maggiore rendimento e può spiegare, almeno in parte, i vantaggi osservati.
Per gli individui addetti a lavori molto pesanti che, a lungo andare, provocano un ingrossamento delle masse muscolari, la razione di proteine deve essere opportunamente aumentata. Se l'attività si svolge a basse temperature, occorre incrementare la dieta dal punto di vista quantitativo, allo scopo di avere una buona termoregolazione. In situazioni, invece, di temperature elevate, deve aumentare in modo notevole il consumo di acqua e di sali minerali. Attraverso la pelle normalmente vengono perduti circa 500 cc al giorno di liquido; in particolari condizioni di lavoro prolungato si può smaltire, attraverso la sudorazione, una quantità di liquido equivalente anche a 3 o 4 litri l'ora, con conseguente perdita di 20-30 g di sale (cloruro di sodio), il che porta a una minore resistenza fisica e a uno stato generale di malessere, con nausea, vomito, vertigini e crampi muscolari.
Appare quindi evidente come chi lavora esposto a temperature elevate debba integrare la propria alimentazione con un adatto volume di acqua e di sale per reintegrare adeguatamente la quantità di liquido perduto attraverso la sudorazione.
Dieta e lavoro intellettuale
Il lavoro mentale non richiede un particolare apporto di energia e quindi un'integrazione alimentare, né dal punto di vista quantitativo, né qualitativo. Per un individuo che svolga un'attività intellettuale con abitudini prevalentemente sedentarie, si possono considerare sufficienti 2500-2800 calorie al giorno. Dal punto di vista della quantità una dieta equilibrata, a base di proteine prevalentemente animali e integrata da vitamine e sali minerali, è da ritenersi sufficientemente valida. Inoltre, deve contenere le calorie sufficienti in un volume minimo, in modo da ridurre la dimensione gastrica: se il cibo è facilmente digeribile, il suo periodo di transito attraverso lo stomaco è breve e non sottopone i vari organi a una laboriosa eliminazione delle sostanze tossiche. Altro componente dietetico essenziale, infine, è la verdura, ricca di cellulosa, che favorisce l'attività intestinale molto spesso rallentata dalla vita sedentaria e dall'assunzione di cibi poveri di scorie.