Dietro i candelabri

Creato il 30 aprile 2015 da Eva Gatti @avadesordre


Behind the Candelabra
USA 2013
con Michael Douglas, Matt Damon, Rob Lowe, Dan Aykroyd
regia di Steven Soderbergh

L'ultimo decennio di vita del celebre show man Liberace, dal 1977 quando, ultrasessantenne, conosce il giovanissimo Scott e vive la storia d'amore più importante della sua vita che finisce tristemente per vie legali dopo cinque anni, fino alla morte dell'artista vittima nel 1987 dell'AIDS.

Władziu Valentino Liberace era un pianista americano di origini italo polacche che ebbe un grandissimo successo tra gli anni '50 e '70, celebre per le sue mises stravaganti e costosissime, rifiutò sempre di ammettere la sua omosessualità e la morte per AIDS negli anni più virulenti della malattia ha fatto cadere l'oblio sul suo nome.
Steven Soderbergh riporta alla ribalta il suo personaggio con un film tratto dall'omonimo libro di Scott Thorson che racconta la sua storia d'amore con l'artista. Il film ha fatto molto discutere perché in America è stato giudicato “troppo gay” dalle case di produzione e non è stato distribuito in sala ma direttamente in televisione dalla HBO. In Europa il problema non si è posto e il film è stato anche in concorso al Festival di Cannes.
Il vero peccato della mancata distribuzione nelle sale americane è che questo era il classico film confezionato per gli Oscar dall'eclettico Soderbergh, non mancava nulla: la trasformazione mimetica degli attori, la malattia, la perfetta ricostruzione storica con costumi sfarzosi, ottime musiche, tutto riconosciuto dai diversi premi che il film ha vinto a partire dai Golden Globe.
Resta, in ogni caso una pellicola molto interessante che offre molti livelli di lettura dal biopic di ultimo tipo, quello che si concentra su un singolo periodo o un singolo episodio per spiegare la vita di un'artista come avviene anche in Hitchcok o Rush. Da questo punto di vista la pellicola ha il merito di aver rispolverato dall'oblio uno show man che per certi versi è stato un precursore, fosse solo per gli abiti folli indossati ben prima del glam rock, di Elton John o Lady Gaga. Come uomo ne esce la figura di una persona dall'ego ipertrofico, un vampiro psichico che prosciuga le energie di chi gli sta vicino per poi buttarlo quando non gli serve più.
Il film funziona anche sul piano sentimentale, narrando le varie fasi di una storia d'amore che vivono quasi tutte le coppie al di là delle inclinazioni sessuali.
Sulla bravura del cast credo ci sia poco d'aggiungere: oltre ai due ottimi protagonisti a me è piaciuto molto Rob Lowe nei panni del tiratissimo chirurgo estetico spacciatore di anfetamine che portano alla dipendenza da droghe Scott.
Il tocco autoriale di Soderbergh si vede nel tentativo di smascherare i trucchi che stanno dietro al personaggio e anche allo show biz, tutto fatto con leggerezza ed ironia (la prima apparizione di Liberace senza capelli) e in fondo è divertente che questo perfetto meccanismo studiato a tavolino abbia perso l'occasione di partecipare agli Oscar per cui era costruito: una sorta di contrappasso con il mito che voleva smontare.


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