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Difficile situazione in Centrafrica per gli sfollati interni e per chi chiede asilo nei Paesi confinanti/ Non si può stare a guardare

Creato il 18 luglio 2014 da Marianna06

 

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Se la situazione umanitaria degli sfollati interni è difficile, non se la passano meglio quelle decine di migliaia di centrafricani scappati nei paesi confinanti.

Una fuga lunga e pericolosa per i civili, in maggioranza musulmani ma anche cristiani, che hanno cercato di raggiungere Ciad, Camerun ma anche Congo e Repubblica democratica del Congo.

A rivelarlo è l’ong Medici senza frontiere (Msf) in un rapporto intitolato “Rifugiati Centrafricani: la valigia e la sepoltura”, nel quale fotografa le sorti dei civili nei campi rifugiati dei paesi vicini, quando riescono a raggiungerli.

Un viaggio fatale per numerosi migranti in cerca di sicurezza: lungo le strade i convogli vengono regolarmente attaccati dai gruppi armati, sia Anti-Balaka che Seleka, prima di riuscire a superare i confini.

Poi ci sono tutti quei rifugiati costretti ad attraversare le frontiere a piedi, che raggiungono la destinazione finale esausti dopo settimane di cammino.

In tutto 101.000 centrafricani si sono riparati in Ciad, prima che N’Djamena decidesse di chiudere i confini qualche settimana fa.

Nel campo rifugiati di Sido (sud), su 3449 famiglie ospitate (circa 25.000 persone) si sono registrati 2599 morti, tra novembre 2013 e lo scorso aprile. In tutto il 33% delle famiglie ha perso una componente e il 28% ne ha persone almeno due a causa di ferite subite prima o durante il viaggio, con armi da fuoco, da taglio o schegge di granate.

In Camerun invece la mortalità dei rifugiati è attribuita alla stanchezza fisica provocata dal viaggio, ai traumi psicologici subiti e soprattutto all’insufficienza di cibo. I più colpiti sono i piccoli: il 50% dei bambini soffre di malnutrizione acuta, che complica il loro quadro sanitario, esponendoli più facilmente a diverse malattie.

Insomma c’è bisogno di tutto. Dall’aiuto economico, per risolvere problemi nell’immediato e garantire dignità di esistenza alle persone, ad un volontariato competente che incida sul pratico.

E mi riferisco al settore sanità (incluso il sostegno psicologico per tutte le età senza eccezioni) all’istruzione specie per i bambini e per  i giovani, alla ripresa di attività manifatturiere in più ambiti.

Donare un po’ del proprio tempo e delle proprie competenze a chi ne ha stretto bisogno mi pare essere molto importante per il ricevente ma io ritengo ,soprattutto, per il donatore.

E' un modo, forse l'unico, per aprire gli occhi sulla storia dell'uomo , quella vera e , quindi, cominciare a crescere in "umanità".

 

        a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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