Digital Economy & Society Index

Creato il 26 febbraio 2015 da Pedroelrey

Dopo la recente pub­bli­ca­zione da parte dell’Istat della set­tima edi­zione di “Noi Ita­lia. 100 sta­ti­sti­che per capire il Paese in cui viviamo”, che trac­cia un qua­dro impie­toso dello stato del “bel­paese” rela­ti­va­mente a media, inno­va­zione e for­ma­zione, la Com­mis­sione euro­pea ha rila­sciato un nuovo indice: DESI — Digi­tal Eco­nomy and Society Index — che clas­si­fica tutti i 28 Stati mem­bri dell’UE in base al loro ren­di­mento digitale.

DESI com­bina più di 30 indi­ca­tori e uti­lizza un sistema di pon­de­ra­zione per clas­si­fi­care cia­scun paese in base al suo ren­di­mento digi­tale. Per cal­co­lare il pun­teg­gio com­ples­sivo di uno Stato mem­bro ad ogni insieme e sot­toin­sieme di indi­ca­tori è stato dato un coef­fi­ciente di cor­re­zione spe­ci­fico da parte degli esperti della Com­mis­sione euro­pea. Con­net­ti­vità e com­pe­tenze digi­tali con­tri­bui­scono al 25% per il pun­teg­gio totale. L’integrazione della tec­no­lo­gia digi­tale rap­pre­senta il 20%, men­tre le atti­vità online [l’uso di Inter­net] e dei ser­vizi pub­blici digi­tali con­tri­bui­scono rispet­ti­va­mente per il 15%.

I dati sono per lo più a par­tire dal 2013 e il 2014, dun­que asso­lu­ta­mente attuali. Il gra­fico di sin­tesi sotto ripor­tato mostra la situa­zione per cia­scuna nazione. La posi­zione dell’Italia rispetto alla media della UE28 e rela­ti­va­mente agli altri Paesi.

L’analfabetismo digi­tale del nostro Paese è, ahimè, evi­dente su tutti i fronti. Se, come scrive Luca De Biase, l’analfabetismo digi­tale va affron­tato più in nome della cul­tura che della tec­no­lo­gia, i dati [di]mostrano come l’ampiezza del pro­blema sia su tutti i fronti, dalla con­net­ti­vità, in ter­mini di dispo­ni­bi­lità e qua­lità della tec­no­lo­gia neces­sa­ria, al capi­tale umano, a livello di skill basici e avan­zati, pas­sando per i ser­vizi pub­blici digi­ta­liz­zati a livello di  eGo­vern­ment  ed  eHealth.

Su que­sto fronte anche l’utilizzo di Inter­net non può essere con­fi­nato alla sola frui­zione ma è neces­sa­rio affron­tarne tutti gli aspetti di comu­ni­ca­zione, intesa come uso di video chia­mate e social network/media, di tran­sa­zioni, dall’ eban­king all’ ecom­merce, senza dimen­ti­care il valore dei con­te­nuti sia di intrat­te­ni­mento, quali musica, video e gio­chi, che di news e con­te­nuti on demand. Area sulla quale la posi­zione del nostro Paese peg­giora ulte­rior­mente con sola­mente la Roma­nia ad essere in una con­di­zione peg­giore rispetto a quella dell’Italia.

I tre gra­fici sot­to­stanti evi­den­ziano il det­ta­glio per quanto riguarda le news, l’utilizzo dei social net­work da parte delle per­sone e l’uso dei social media da parte delle imprese. L’intero data­set è libe­ra­mente sca­ri­ca­bile per ulte­riori ela­bo­ra­zioni ed approfondimenti.

Indi­vi­duals who used the Inter­net to read online news sites, new­spa­pers or news magazines

Indi­vi­duals used the Inter­net to par­ti­ci­pate in social net­works [create user pro­file, post mes­sa­ges or other con­tri­bu­tions to face­book, twit­ter, etc.]

Enter­pri­ses that use two or more types of social media


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