Il rapporto di Lamy, frutto di sei mesi di consultazioni con rappresentati delle reti tv e degli operatori telefonici, sintetizza le istanze di entrambe le parti che non sono d'accordo nè sulla quantità di banda UHF (Ultra High Frequency) da cedere nè sui tempi per la cessione. Lamy raccomanda quindi di rinviare al 2020 (con due anni di margine) l'avvio della cessione di banda che in un primo tempo si pensava dovesse iniziare l'anno prossimo, dopo la riflessione della Commissione prevista dal Radio spectrum policy programme (Rspp). Invece la road map suggerita da Lamy prevede tempi più ampi e un passaggio graduale, più gradito alle emittenti televisive che solo dal 2020 dovranno iniziare a fare nuovi investimenti tecnologici per rimediare alla perdita del 30% di spettro. Inoltre, al digitale terrestre dovrà essere assicurato fino al 2030 l'utilizzo della banda sotto 700MHz.
E nel 2025 la Commissione farà di nuovo il punto della situazione, per valutare le reali necessità di banda, considerando che nel frattempo potrebbero svilupparsi alternative tecnologiche come il 5G che renderebbero inutile liberare la banda UHF 700. Per Gina Nieri, consigliere d'amministrazione Mediaset e unica italiana nel gruppo che ha lavorato con Lamy, l'analisi del rapporto è «molto equilibrata, perchè riconosce la centralità della televisione lineare nei consumi di contenuti audiovisivi e il ruolo insostituibile, almeno fino al 2030, della piattaforma digitale terrestre per mantenere l'eccellenza del sistema televisivo europeo»